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Commento di Marina Serafini

su La chiave del divenire


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Marina Serafini Marina Serafini 2 novembre 2019 22:58

Viene da aggiungere che non ogni incontro é un divenire, laddove non siamo in grado di ascoltare e di osservare ma passiamo sopra - o sorpassiamo - con estrema leggerezza o con gravissima violenza. Come nel giudicare, appunto. Ma questo non accogliere, in realtà, é un non incontrare, e quindi un continuare statico nella medesima corsia. Qualcuno potrebbe eccepire che il vuoto non esiste, ma sta poi alla percezione individuale rendersene conto... Quanto a giudicare, purtroppo, a volte é necessario, e questo proprio perché diveniamo e siamo divenuti, e nel farlo partiamo sempre da un pregresso, da una situazione. Viviamo traditi - direbbe Gadamer - già sempre presenti in un passato in cui siamo già nati. E un po’ scegliamo il nostro divenire, un po’ lo subiamo senza nemmeno avvedercene. La dialettica della vita non ci esime. Quindi mi chiedo: la chiave del divenire o il divenire come chiave? Sembra che l’una definizione transiti nell’altra in una mutua conversione di nascita e mutazione. Un po’ come quegli strani animali che intessono le tele di Escher... Grazie per lo stimolante contributo.


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