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Commento di Persio Flacco

su Immigrazione: gli ultimi degli ultimi


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Persio Flacco 13 gennaio 2019 21:43

Riguardo al codice di navigazione e, in generale, alle norme codificate nei trattati, non entro nel merito. Voglio invece sviluppare un breve ragionamento sugli usi del mare, su quell’insieme di comportamenti che la gente del mare segue a prescindere da leggi e codici e che ha una storia antica quanto la navigazione. Una di queste antiche norme obbliga il navigante a salvare il naufrago. Non c’è molto da dire su questo, tanto è immediatamente comprensibile a tutti e condivisibile da chiunque il dovere di salvare chi ha fatto, o sta per fare, naufragio.

Questo obbligo però vale quando il naufragio è un evento fortuito, non voluto, non cercato. Ma se a fare o a rischiare il naufragio è chi si è avventurato in mare su un battello sapendo che questo non sarebbe stato in grado di evitare l’affondamento, come sarebbero accolti a bordo dai salvatori i naufraghi? Non bene immagino, perché in mare ogni cosa comporta rischi e fatica, e salvare chi si è consapevolmente messo a repentaglio non può essere ben visto dai marinai.

E quando questi naufragi, effettivi o rischiati, dovuti a imbarcazioni inadeguate si ripetono nel tempo non una ma mille volte, e i naufraghi non sono decine ma centinaia di migliaia?

E quando altri dopo di loro, in una serie di cui non si vede la fine, continuano ad avventurarsi per mare su imbarcazioni che non potrebbero portarli dove sono diretti e quindi si dirigono verso l’inevitabile naufragio, valgono ancora gli usi del mare oppure gli usi del mare vengono strumentalizzati da chi consapevolmente si espone al naufragio per essere salvato?

E’ evidente che nel giudicare un fenomeno che coinvolge centinaia di migliaia di persone e che si estende nel tempo è improprio usare un codice di comportamento pensato per eventi fortuiti e sporadici. Il naufrago va salvato sempre e comunque, su questo personalmente non ho alcun dubbio, ma è evidente che limitarsi a questo imperativo morale, oltre che giuridico, implicherebbe l’accettazione passiva di un fenomeno di vasta portata che comporta notevoli conseguenze a livello nazionale e geopolitico. Eppure si continua a sentire l’appello: "Dobbiamo salvarli", che alla luce di quanto detto sopra appare del tutto riduttivo e strumentale.


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