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Commento di Giuseppe Aragno

su De Magistris, Alfano e la memoria corta


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Giuseppe Aragno Giuseppe Aragno 8 ottobre 2014 16:34

Alfano? Io questo amante della legalità repubblicana me lo ricordo alla testa di una banda di "nominati": erano tutti sulle scale del palazzo di Giustizia di Milano e inveivano contro i magistrati. E mi ricordo anche che lui e tutti i suoi colleghi di governo (se così si può chiamare l’armata Brancaleone guidata illegittimamente da Renzi) sono figli di due imbrogli: una legge elettorale, dichiarata ufficialmente incostituzionale dalla Consulta e una crisi di governo decisa da Napolitano, senza un voto di sfiducia del Parlamento. Napolitano che è per suo conto illegittimamente Presidente della Repubblica, perché la sua rielezione è incostituzionale. E non cominciamo con la storiella della Costituzione che non proibisce la rielezione, perché è una barzelletta. Secondo questa tesi tragicomica, infatti, un Presidente della Repubblica potrebbe essere rieletto di seguito fino alla morte, perché nemmeno questo è proibito dalla Costituzione.
Chi dovrebbe dimettersi? De Magistris? Per la legge Severino? Il fatto è che questa legge ha valore retroattivo e va in rotta di collisione con la Costituzione, che all’art. 27 dice chiaro e tondo: che "l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva". Napolitano non avrebbe dovuto firmarla, conìme non avrebbe dovuto firmare il "Lodo Alfano" e accettare la rielezione. De Magistris non si è dimesso? Ha fatto bene, anche se ora sono furibondi, perché ha mandato a monte il piano criminale: togliersi dai piedi il personaggio scomodo che non fa affari con la camorra e andare alle elezioni PD e FI - finiti avversari, come in Parlamento - con l’avversario che non si può candidare. Un gioco da ragazzi: chiunque vinca gli affari si fanno senza bastoni tra le ruote. Accecati dalla rabbia, hanno chiesto ufficialmente di proibirgli la dimora nella città - una sorta di "confino politco" di marca fascista - e intanto è cominciata la campagna acquisti: si tenta di comprare consiglieri e mandare a casa anche il vice sindaco. Forse ci riusciranno e i Casalesi faranno festa. Io no. E non per De Magistris, ma per la mia città, che rischia di finire in mano ai camorristi. Quelli veri, che ormai sono direttamente ai: posti di comando. 


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