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Commento di

su Morire a Napoli a 17 anni


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7 settembre 2014 23:53

Ancora un fatto increscioso. 

Quando muore un giovane è sempre una tragedia, a prescindere.

Ogni onesto cittadino può comprendere quanto sia difficile il compito delle forze dell’ordine, ma ogni giudizio va meditato.
Proprio perchè anche io indosso una divisa, sono convinto che il ns lavoro comporti responsabilità senz’altro maggiori di qualunque altro cittadino.

La scelta di sparare deve essere un’azione consapevole e motivata.
Comprensibile l’emozione e l’adrenalina a mille, ma rimane fondamentale una domanda, la cui risposta non va elusa.
Era davvero il caso di sparare, ben sapendo che non si può aver certezza di dove vada a finire il proiettile?

Meglio così o magari dover ammettere di non aver voluto sparare?
Vi era pericolo per l’incolumità degli agenti operanti o di qualcun altro?
Domande che mi pongo e che attendono risposte dalle indagini.

Dopodichè rimane il fatto che un carabiniere 22enne ha sparato ad un 17enne, uccidendolo.
Quale la preparazione di quel giovane carabiniere mandato ad operare in un quartiere difficile di Napoli?
La reazione dei 3 giovani a bordo dello scooter, che non si fermano ad un alt di polizia o carabinieri, non è poi così strana per chi conosce una realtà complicata come quella di Napoli...

Perchè non ci si pone mai la sacrosanta domanda di chi è responsabile di tali scelte?
Perchè si continua a sottovalutare l’importanza di migliorare la professionalità e la formazione di chi opera in strada?

I casi precedenti come quelli di Aldrovandi, Resman, Uva, Cucchi, Ferrulli, Magherini ed altri ancora, denotano la inadeguatezza dei protocolli di intervento necessari. Le conseguenze si trasformano spesso in tragedie.

In attesa di tutto ciò, piangiamo 2 vittime.
Il giovane napoletano, che forse frequentava amicizie non proprie nobili, ma che certamente non meritava di morire.
Il giovane carabiniere, non escludo con gran senso del dovere, che si è trovato ad affrontare una situazione che forse non si sarebbe mai aspettato di dover affrontare. Colpa sua?

Attendiamo pure l’esito delle indagini, ma con la consapevolezza che non può più bastare trovare il capro espiatorio di turno, che solitamente è l’anello più debole della catena...
Sforziamoci di pensare ed agire oltre... 
                                  DANILO TOSARELLI
 

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