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Commento di Roberto Calabrò

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Roberto Calabrò 23 ottobre 2008 10:06

Due considerazioni a margine del bellissimo articolo di Orioles:

1) fa rabbia sapere che coraggiosi giornalisti impegnati quotidianamente sul territorio nel contrasto alle mafie, "semplicemente" attraverso il loro lavoro, siano costretti a fare i camerieri o vendere elettrodomestici per campare. E non siano invece assunti da testate ben più importanti che ci propinano ogni giorno gossip su politici, veline o reality assortiti.

2) E’ da tempo che il procuratore antimafia Salvatore Boemi (per anni al lavoro alla procura di Reggio Calabria) parla di "Sistema".
Anzi, per quanto riguarda il territorio di Reggio Calabria, dice che bisogna intendere il "Sistema" come il consiglio di amministrazione di un’impresa i cui azionisti sono la politica, l’imprenditoria, la ’ndrangheta e la massoneria.
Boemi aggiunge anche un particolare inquietante che sfata tanti luoghi comuni: e cioè che in questa sorta di "consiglio d’amministrazione" la ’ndrangheta sia "l’azionista di maggioranza".
Non lo è: è un azionista semplice, anche se il più feroce e sanguinario.
Il braccio armato della parte più "rispettabile" del Sistema: quei politici ed imprenditori che godono sul territorio di un diffuso consenso sociale.

Alla luce di questo, è facile comprendere perchè i cronisti impegnati seriamente nel giornalismo d’inchiesta non vengano "accettati" nelle redazioni dei quotidiani locali e perchè, dall’altro lato, non si è mai arrivati sinora - in tutte le inchieste riguardanti le mafie - al "livello politico" del sistema criminale.


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