Mio caro Campofreda,
io non sono mai stato in Afganistan e ne so decisamente
poco, ma malgrado questo mi è chiarissimo che l’oppio è sempre stato il
"motore" fondamentale e che se ne è sempre parlato poco, anzi: lo si
è taciuto il più possibile.
Sui libri di storia si legge della "rivolta dei
boxer" in Cina, ma non si legge contro chi si rivoltavano quei patrioti
che non accettavano la distruzione fisica e culturale dei cinesi. Non si
legge chi commerciava l’oppio, da dove veniva, come mai l’esercito inglese era
impegnato sia in Afganistan sia in Cina a proteggere quel commercio. Su
Lawrence d’Arabia si è scritto e girato tanto, ma non si è spiegato perchè mai il
servizio segreto inglese, dopo averlo mandato a far danni in arabia lo abbia
poi mandato in Afganistan. So poco dei rovesciamenti di governo che hanno portato
all’intervento dell’armata rossa, ma non ci credo che questa si sia mossa per
semplice affinità ideologica verso una fazione afgana.
So che la CIA, Bin laden e i talebani sono andati d’amore e
d’accordo per un lungo tempo ma poi si è arrivati alla rottura, di cui l’11
settembre (con tutti i dubbi su ciò che realmente è successo) mi è sembrato un effetto e non una causa. Ho sempre sospettato che la
rottura fosse relativa proprio al controllo del mercato dell’oppio e quindi immagino
che anche oggi le competizioni elettorali siano competizioni non solo sul
governo dell’Afganistan ma soprattutto sul governo di produzione e mercato
dell’oppio.
Io non voglio criticare Campofreda come persona ma,
ribadisco, "la mia critica era, ed è, sul fatto che
in quest’articolo non si tocca minimamente ciò che verosimilmente è il grande motore degli eventi
afgani, cioè l’oppio." In quest’articolo si scrive di contrasti ed
alleanze fra etnie, che saranno certamente reali, ma non si scrive su cosa e
perchè quelle etnie e quei leader si contrastano.
Se, come previsto, arriveranno articoli
di Campofreda che chiariscono e approfondiscono questi aspetti, saranno per me benvenuti.
Ricambio volentieri i saluti, GeriSteve