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Commento di Fabio Della Pergola

su Il flop dei referendum radicali


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Fabio Della Pergola Fabio Della Pergola 10 ottobre 2013 11:52

Non ho mai detto di firmare a casaccio. Personalmente ho firmato su alcune proposte, ma non su tutte, perché anch’io cerco di usare la testa, visto che ne ho una e non saprei che farci se non per pensare. Quello che contesto, in fondo - ed è vero che mi ci sono surriscaldato perché la cosa mi ha fatto imbestialire - è il fatto, molto presente anche nei commenti a questo articolo ma non solo, che non si sono firmati i referendum in quanto “proposti dai radicali”, per l’inaffidabilità dei radicali. Non nel merito delle proposte quindi, ma per una sorta di dispetto, di ripicca antiradicale, che mi sembra una cosa del tutto priva di senso, così stupida e infantile da non riuscire a crederci.

Intanto così si è perduta un’occasione di intervenire sulle scelte politiche, cosa ampiamente preclusa al popolo bue da sempre. In particolare sui quesiti a carattere "civile" che erano i primi sei proposti.

C’è poi un fatto assolutamente rilevante: firmare per i referendum non significa abrogare la legge, ma fare in modo che la questione diventi di pubblico dominio e che i politici si debbano esprimere senza infingimenti portando la questione nel dibattito pubblico. Argomenti difficili ? Sì, certo, ma argomenti su cui avremmo potuto discutere, argomentare, dibattere, approfondire e, al limite, cambiare idea. Ma almeno parlare. Oggi invece non si parla. Non si discute mai se non in quei guazzabugli televisivi che ti fanno venire voglia solo di ricorrere alla ghigliottina. Non si approfondisce mai niente. Ogni partito ritiene di avere il diritto di dire tutto e il contrario di tutto...poi deciderà nelle segrete stanze. E lo stesso fa il M5S che si era presentato come l’alternativa realmente democratica, poi in realtà decidono il gatto e la volpe.

Oggi sull’onda della commozione per il naufragio di Lampedusa, Repubblica raccoglie le firme. Per abrogare la stessa legge Bossi-Fini che faceva parte del pacchetto radicale.

In prima fila i soliti noti, dai big del PD a Dario Fo e via discorrendo. Dibattito ? Zero. Utilità ? Zero. Tutto viene rimandato ancora ai politici che “ci penseranno loro”. Ma come ci sentiremo la coscienza a posto se avremo speso venti secondi a firmare !

“Volete cittadini informati e consapevoli o branchi di pecore che firmano in massa senza capire neanche di cosa si tratti?” mi chiedi, dandomi del voi. Io vorrei che si dibattesse, ma questo non è possibile, proprio perché i referendum non sono passati, non per il contrario! Nessuno si esprimerà mai sulle problematiche del ’divorzio breve’ ad esempio. O sull’ottoxmille. O sulla Fini-Giovanardi che ha equiparato le droghe leggere alle droghe pesanti e grazie alla quale un terzo dei carcerati (poi si parla si sovrappopolamento delle carceri) sta dentro per spaccio di spinelli.

C’è un’obiezione giusta in quello che dici: troppi referendum. Si è volutamente aggregato in un secondo tempo quelli sulla giustizia – su cui peraltro in parte concordo (ma non su tutto) – a quelli di carattere civile. E sicuramente i radicali contavano sull’effetto traino. Non mi è piaciuto, ma così è andata. Tanto per chiarire, io non sono un iscritto radicale né ho alcuna voce in capitolo nelle scelte del partito radicale; a volte approvo e a volte disapprovo. Ma almeno riconosco che propongono di dibattere, non di infilare qualsiasi cosa sotto al tappeto ché poi ci pensa qualcun’altro.



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