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Commento di Persio Flacco

su Shady Hamadi racconta la rivoluzione siriana (Iª parte)


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Persio Flacco 2 ottobre 2013 21:33

Indubbiamente molti tra quelli che in Siria si battono contro il regime autoritario di Bashar al-Assad sono convinti di lottare per la democrazia, la libertà, i diritti umani. Come è altrettanto certo che molti dei libici che si sono battuti per rovesciare il regime di Gheddafi avessero le stesse motivazioni. Ma anche gli egiziani che sono scesi in piazza per chiedere la destituzione di Morsi ne erano convinti. E’ facile illudersi che tutto ciò che avviene in Siria nasce in Siria, che non vi siano interessi esterni che influenzano gli eventi, che i movimenti interni abbiano motivazioni limpide e univoche. Ciò che è accaduto in Libia e in Egitto: la prima riportata al feudalesimo tribale, il secondo al regime militare, testimonia purtroppo che l’entusiasmo, le buone intenzioni di alcuni, le speranze di libertà e democrazia di molti, possono facilmente diventare uno strumento di manipolazione delle masse nelle mani di poteri con priorità che prescindono da queste nobili aspirazioni.

Nel febbraio 2012 la Siria ha varato la nuova costituzione. La nuova carta costituzionale sancisce la fine del partito unico, stabilisce il limite di due mandati alla carica presidenziale, ribadisce la laicità dello Stato e la tutela delle minoranze, riconosce le libertà fondamentali del cittadino.

Quelli che fino ad allora si erano battuti per la libertà e la democrazia avevano vinto su tutta la linea, sarebbero potuti scendere nelle strade a proclamare la loro piena vittoria: il regime aveva aderito alle loro richieste e decretato la sua fine.

Niente di tutto questo è avvenuto: i potenti "amici" stranieri della Siria, i sedicenti alfieri della democrazia e della libertà, hanno immediatamente rifiutato la vittoria dei loro protetti e continuato ad alimentare il conflitto facendo passare in Siria il peggio dell’integralismo islamico.

A maggio dello stesso anno si sono svolte le elezioni politiche, alle quali i siriani che si battevano per la democrazia e la libertà avrebbero potuto partecipare realizzando in concreto le loro aspirazioni.

Di nuovo, niente di tutto questo: i potenti "amici" stranieri della Siria, attraverso i loro fantocci, hanno immediatamente rifiutato di attuare quello che formalmente era il loro scopo: realizzare le aspirazioni dei siriani alla democrazia e alla libertà. Non hanno nemmeno preso in considerazione la possibilità di pretendere dal regime la correttezza delle consultazioni, l’ONU non ha inviato osservatori, non ha chiesto di presidiare i seggi né di assistere ai conteggi. I potenti "amici" della Siria, i promotori della libertà e della democrazia, non hanno minacciato il regime siriano di usare la forza se non avesse garantito la regolarità del voto. Hanno semplicemente rifiutato che libertà e democrazia prendessero corpo e sostanza in Siria.

Nel 2014 sono fissate le elezioni presidenziali, in quella occasione il popolo siriano ha la possibilità di dare il benservito a Bashar al-Assad democraticamente.
I potenti "amici" della Siria potrebbero schierare le loro portaerei e i loro missili intimando al regime di garantire la libera e democratica espressione del voto ai siriani, col supporto della Russia e col plauso di tutto il Mondo, Cina compresa. 

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non negherebbe l’autorizzazione all’uso della forza per questo fine, e ad Assad sarebbe offerta la scelta tra la distruzione manu militari o sottoporsi alla sovranità popolare. Sono certo che non lo faranno, perché ai potenti "amici" stranieri della Siria, ai sedicenti alfieri della libertà e della democrazia, non è questo che interessa.

Né interessa loro la difesa della popolazione civile e dei diritti umani: quante atrocità, quante distruzioni, quanto odio insanabile è stato sparso in Siria dal 2012 ad oggi a causa del rifiuto della via democratica alla risoluzione del conflitto? A fine 2012 le vittime del conflitto assommavano a circa 40.000, ad oggi sono circa 115.000. Il rifiuto della via democratica scelto dai potenti "amici" della Siria ha causato 75.000 morti e distruzioni a non finire. Può interessare a costoro la sorte della popolazione civile? No, evidentemente.

Con tutto il rispetto per l’estensore dell’articolo: o non ha capito nulla di quello che accade in Siria o è in perfetta malafede.


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