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Commento di Persio Flacco

su Grillismo e antisemitismo


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Persio Flacco 11 settembre 2013 12:18

Lei dice:

-Avevamo convenuto (lei aveva convenuto) che le nostre rispettive posizioni sono inconciliabili. Non vedo l’utilità di continuare a discutere su questo argomento"
Ha ragione, avrei dovuto astenermi dal commentare il suo articolo.

-lei ritiene che il sionismo sia oggi una pratica aggressivamente colonialista.-
Non ho una opinione così riduttiva del sionismo, dunque probabilmente non ho scritto nulla del genere. Avrò semmai detto che essendo il sionismo un movimento nazionalista ispira anche (ma non solo) certe tendenze aggressivamente nazionaliste.

-Io ritengo che il sionismo sia la prassi nazionalista che ha preparato il terreno giuridico e istituzionale affinché lo stato di Israele nascesse-
Concordo: prassi e struttura organizzativa. Qualcuno lo definisce movimento risorgimentale ebraico. Cosa che non è il sionismo attuale. E’ un fatto, non una opinione.

-e che il sionismo attuale ha la stessa funzione di difesa dello stato nazionale ebraico-
Uno Stato in genere ha i suoi organi che provvedono alla difesa e alla promozione dei suoi interessi.
Organi che rispondono alle linee di indirizzo del governo e del parlamento, non alla visione politica ideologica dei vertici di una lobby.
E’ anche interessante il modo col quale pone la questione: una riedizione della classica domanda "Questo giova agli ebrei?". In sintesi: la lobby sionista porta vantaggio a Israele, dunque è ok. Intendiamoci: si tratta di una domanda legittima e comprensibile se fatta da un membro di una comunità ebraica che ha in prima battuta la preoccupazione di difendere la sua comunità, il luogo della sua identità culturale e/o religiosa, dalla ben più grande e potente comunità nella quale è immersa. Diciamo che quella domanda deriva dal una sorta di istinto di autoconservazione.
Ma Israele non è un ghetto, non è il più grande ghetto del mondo: è uno Stato sovrano, uno stato-nazione, e la domanda "Questo giova ad Israele?" diventa la più schietta espressione di una mentalità ultranazionalista.
In queste ore l’AIPAC, soprannominata il gorilla da 800 libbre, è impegnata a convincere il Congresso a dare il suo consenso ad un attacco alla Siria. Non so in base a quali considerazioni l’AIPAC ritiene che "Giova ad Israele" un attacco USA alla Siria: lo immagino, credo anche abbastanza precisamente, tuttavia questa volta dall’altra parte c’è, in base ad uno degli ultimi sondaggi, il 74% di cittadini statunitensi contrari all’attacco che spingono in direzione contraria.

Qualcuno si è accorto del pericolo: sia che il consenso venga dato o negato i cittadini americani percepiranno la lobby come una entità che li ha sovrastati presso i loro rappresentanti o che, avendo tentato di farlo, è uscita sconfitta e ridimensionata dallo scontro. Questo "Giova ad Israele?" Io non credo. 
Anche perché il confine tra la definizione di lobby pro-israeliana e lobby ebraica è sottile e ricco di ambiguità.

Ma questo è solo un aspetto legato alla contingenza, ve ne è un altro molto più carico di implicazioni. Lo si mette in luce ponendosi la domanda: "Perché la Lobby ritiene che sarebbe vantaggioso per Israele se la Siria venisse bombardata?" In base a quale visione ideologica? Non tratto questo aspetto per brevità: non voglio esagerare.

-In conclusione: lei ritiene che sia legittimo essere antisionisti e che questo non ha niente a che vedere con l’antisemitismo. -
Esatto. Sono ideologicamente avversario dei nazionalismi: li ritengo la materia con la quale sono stati costruiti i totalitarismi nazifascisti.

- Io ritengo che essere antisionisti significhi negare il diritto all’esistenza dello stato di Israele-
Se cortesemente mi illustrasse in base a quali percorsi logici arriva a questa conclusione...

-e che questo abbia (spesso) al suo fondo un’ideologia antisemita, perché solo agli ebrei si nega ciò che si ritiene legittimo per altri.-
Ma guardi, io non nego a nessuno il diritto di ubriacarsi col nazionalismo.

- Altra cosa è essere fermamente contrari alle politiche israeliane nei Territori su cui ho le mie idee, ma non nego certo a nessuno il diritto di critica.-
Diritto di critica, purché non si indichi la fonte ideologica che ispira tali politiche, che altrimenti scatta l’accusa di antisemitismo.


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