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Commento di

su Le centrali nucleari in Italia. Il caso del Garigliano (Seconda Parte)


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29 agosto 2013 10:39

Caro Di Marco,

ho letto attentamente la sua ricostruzione storica che ho trovato sufficientemente corrispondente nei fatti, ed un po’ meno nella interpretazione che ne viene data.

La diatriba storica tra pubblico (CNEL) e privato (CISE) che ha caratterizzato la storia nucleare italiana, definitivamente compromessa dalla nazionalizzazione di Saragat, è di fatto la causa di un nucleare nato in modo distorto e che non ha consentito un corretto sviluppo del Know How italiano in questo campo.

Sugli interessi USA, specie nel caso ENI, come anche lei saprà il rapporto tra gli USA e Mattei non fu proprio idilliaco ma, in quel periodo quelle americane erano di fatto le uniche tecnologie disponibili e la totale rinuncia allo sviluppo di una industria nucleare italiana non avrebbero consentito altre alternative.

Un ragionamento più asettico dovrebbe valutare che la realtà nucleare nel mondo va ben oltre le povere 4 centrali italiane. Lo sviluppo delle tecnologie ha consentito di avere migliaia di centrali in funzione in tutto il mondo ed un movimento di colli radioattivi stimato in circa 20 milioni anno senza che questo abbia comportato particolari conseguenze.

Come correttamente le chiede Cesarezac ( che vuole sapere il reale numero di morti ricondotti con certezza all’industria nucleare nei due unici veri e seri incidenti ovvero Chernobyl e Fukushima gli altri sono stati incidenti minori anche se enfatizzati dai media) è indispensabile parlare di numeri affinché ci si renda conto che, considerando un lavoro sicuro in base al rapporto tra numero di addetti impiegati ed in numero di morti, si evidenzia facilmente che il nucleare è uno dei settori industriali più sicuro in assoluto e che forse sarebbe meglio rinunciare all’edilizia o al trasporto aereo.

Da anni si favoleggia sulle possibili conseguenze ambientali, ipotetiche malformazioni genetiche, incidenza di tumori etc nel raggio delle centrali, sorvolando sul fatto che se questi fossero realmente gli effetti sulla popolazione "distante", tra gli addetti ai lavori dovremmo trovare non dico un ecatombe ma almeno un giustificato numero di casi altrettanto significativi.

Altra considerazione, in particolare sulla seconda parte, nei riferimenti tecnici specie sui sistemi di filtrazione . Mi permetta di chiarire che anche se matematicamente corretto (filtro il 99,7 quindi resta lo 0,03) questo non significa che la sostanza radioattiva arriva ai sistemi di filtrazione tal quale e quindi liberata in quantità dannosa nell’aria. In moltissimi casi chi fa informazione non chiarisce la differenza tra concentrazione in aria e attività totale. Anche un eventuale 0,03 liberato (ammesso che tutti i sistemi di monitoraggio fossero fuori uso perché da un camino non è consentito far uscire più di 0,1 Bq/nMc) si traduce in una concentrazione in aria tale da non comportare rischi per la popolazione e certo molto lontano dalle concentrazioni necessarie a causare malformazioni genetiche o altro.

Inoltre visto che su Garigliano esiste un indagine coperta da segreto istruttorio in che modo lei è in grado di associare questa indagine ad un interramento di 3000 mc di materiale radioattivo ? E quali informazioni le consentono di dire esattamente cosa è stato sequestrato ? Il dott. Tibaldi ha effettuato anche altre indagini per comprendere quali altre possibili fonti di inquinamento possano aver causato l’incidenza di tumori ? ed inoltre il 44 % a quanto corrisponde ? dire 100% può significare che prima era 1 e adesso sono 2.

Per cui le ribadisco i miei complimenti per la ricostruzione e l’indagine storica ma credo che si sia lasciato andare ad interpretazioni un po’ azzardate. 


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