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Commento di Francesco Finucci

su Uscire dall'Euro: vademecum per ingenui europeisti e fondamentalisti anti-Merkel


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Francesco Finucci Francesco Finucci 14 luglio 2013 19:37

1) sul rischio monetario penso anch’io possa stabilizzarsi, il problema è capire quanto saranno i costi iniziali. Si può pure fare, non è detto che non sia possibile. Il punto è che poi ci si prende la responsabilità di eventuali oscillazioni, che potrebbero essere violente. Sicuramente si stabilizzerà, ma nel frattempo potrebbe aver provocato una perdita, la prima cosa che mi viene in mente sono gli IDE, perché potrebbe spingere gli investitori ad andare altrove (almeno sul breve periodo), visto che sai quanti soldi mandi e non sai quanti ne tornano indietro. Riguardo l’effetto sulle imprese, sicuramente migliorerebbe gli introiti delle esportatrici, ma avremmo anche la perdita in quanto a uscita dall’area monetaria unica (in termini di libertà di scambio delle merci e dei servizi).

2) su Bagnai me lo segno, anche se di studi ce ne sono stati parecchi, sicuramente non sarà l’unico.

3) La svalutazione ci mette al riparo dall’avere una moneta troppo forte per l’economia, e sicuramente ci avvantaggia nel contesto europeo. Quello che contesto è che non è una soluzione, o comunque vede poco lontano. Sicuramente ci tutela - e questo è fondamentale - dal competere abbassando il costo della manodopera, ma non si compete di sola moneta. Questo vale anche per la Germania: neanche lei compete di sola moneta. Anche su questo, ma anche sul fatto che spende molto in R&S, e questo fa la differenza. Se prendi l’alta tecnologia, ci sono due esempi chiave: Apple e Sony. Il giappone fa una pratica monetaria aggressiva, gli Usa no, e anzi hanno una delle monete più forti del mondo. Eppure tutte e due sono fortissime sul mercato, e anzi la Sony sta perdendo pezzi come tutto il mercato giapponese perché viene scalzata dalla Samsung e le coreane.

4) L’unione monetaria avvantaggia chi aveva monete più forti (franco, marco tedesco) a svantaggio delle economie più deboli (sud e est europeo). Su questo possiamo essere d’accordo. Non so se ci boicotterebbero, ma di sicuro in qualche modo ce la farebbero pagare. E se devo subire la vendetta di un altro paese vorrei subirla perché ho cacciato il Mossad dal mio suolo sovrano, oppure perché ho stralciato il trattato di Velsen, non perché ho un’economia debole e una moneta forte, e quindi ho l’idea di uscire dalla moneta, invece di rafforzare l’economia.

5) L’economia è una scienza empirica. In realtà ho idea che a parte gli studi più propriamente statistici, la maggior parte dei soggetti economici agisce e poi spera, più che fare altro. Le mie competenze sono quelle di chi ha studiato per 6-7 esami di economia, quindi cerco di interpretare la realtà in base a quello che ne ho ricavato. In maniera CRITICA.

6) I trattati si possono anche denunciare e mandarli a quel paese. Neanche io sono per la Legge contro l’Etica, ma per un buon motivo. E’ inutile fuggire di prigione buttandosi dal 5° piano.

7) qui penso di aver già risposto sopra.

Facendo un sunto, quello che volevo spiegare è che al di là delle questioni sollevate, si può fare tutto. Si può uscire dall’euro e tornare ad una moneta nazionale, magari puntendo a convergenze con paesi sfruttando le nostre eccellenze per utilizzarle come tiranti per superare la crisi, si può elaborare una moneta semi europea, magari in relazione al sud europeo (portogallo, spagna, italia, grecia). Si può pensare ad infinite soluzioni, specie ora che la tensione europea si è un po’ calmata e abbiamo un po’ di margine per gestire la questione. Quello che però secondo me sarà fondamentale, è evitare, per massacrare i liberisti (monetaristi), fare lo stesso errore: siccome la moneta è il problema, la moneta è la soluzione. Facendo sostanzialmente come Krugman, cioè un neokeynesismo spettacolare e monetarista. Non penso come si fa solitamente che alla fine il "lavoro" sia una semplice variabile per rimettere apposto l’assetto monetario, ma neanche che agire sulla moneta sia la soluzione per rimetterci a posto l’economia reale.
Se in Italia c’è un gran casino, è perché abbiamo imprenditori che fanno i politici, politici che gestiscono l’informazione, giornalisti che vanno in politica, politici che facevano i magistrati, magistrati che diventano imprenditori e poi... boh, non si sa neanche più come fargli la biografia. Il problema è che abbiamo un capitalismo allegro che non concepisce il rischio d’impresa, sindacati che sono un aborto del diritto del lavoratore. Ci manca l’etica del lavoro. Ci mancano troppe cose per pensare alla moneta, o no?


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