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Commento di

su Internazionalizzazione e tessile/moda: tutti ne parlano, quasi nessuno lo fa


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8 giugno 2012 23:06

In nessuna delle righe dell’articolo Lei troverà mai un riferimento all’auspicio di qualcuno che si sobbrachi il costo delle operazioni di chiunque. Questa sua lettura forse affrettata le fa trarre un’ulteriore conclusione, se si vuole ancora più errata, cioè che io abbia la qualsivoglia attinenza con l’ideologia comunista, che, personalmente ritengo dannosa in tutte le sue acczioni e non solo quelle più comunemente sfociate nella soppressione dell’identità personale e della vita stessa.

L’articolo si limita ad auspicare un aiuto culturale, o, quantomeno la fine delle numerose frottole raccontate dai più disparati enti che quasi sempre si traducono in un’inutile spreco di denaro e in risultati controproducenti.

Nessuno imprenditore che si rispetti vuole che qualcuno "paghi per lui" (altrimenti saremmo davanti ad imprenditori incapaci), ma può esigere che gli enti (società ed associazioni in prima fila, proprio come quella che Lei cita) almeno diano indicazioni corrette e non assecondino le vecchie e superate idee imprenditoriali al solo fine di incassare denaro e non perdere associati....Basterebbe che le associazioni facessero qualcosa per sottolineare come la manifattura sia ormai morta e che gli ultimi produttori cederanno il passo di qui a qualche anno e che per internazionalizzare servano progetti concreti ....questo s’intende (o quantomeno intendo io, da liberista molto convinto) per aiuto e non un intervento statalista (che non ha mai portato a nulla, se non all’omologazione verso il basso)


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