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Commento di Federico Pignalberi

su Brindisi: sulla pagina Facebook del sospettato volano le minacce...


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Federico Pignalberi 21 maggio 2012 20:10

Premesso che quei post schifosi su Facebook sono indegni, non sono d’accordo con un passaggio di questo articolo. La deontologia professionale non è stata persa di vista da nessun. La maggior parte dei giornali, soprattutto i più grandi, il nome non lo hanno riportato. E in tutti i casi è stato fatto notare più che bene che si è di fronte ad un semplice sospettato. In molti, anche tra quelli che non hanno pubblicato il nome, hanno riportato la precisazione degli inquirenti che, per calmare le acque, si sono subito affrettati a dichiarare che si tratta solo di indagini di routine e che potrebbe non esserci un collegamento tra il sospettato e la strage.

Per capire meglio partiamo dal principio. Lo scoop sui nuovi sviluppi delle indagini che porterebbero a quell’uomo l’ha fatto un cronista di Oggi, Beppe Fumagalli. Nell’articolo di Oggi si racconta di un blitz della polizia che avrebbe identificato l’uomo ripreso nei famosi fotogrammi pubblicati anche dai giornali. Si racconta che l’uomo è riuscito a scappare alla polizia (e che forse, ferito, si è rifugiato in un’ospedale, dove soltanto dopo sarebbe stato arrestato), che però ha arrestato il fratello. E si racconta che la polizia scientifica sta effettuando i rilievi nella casa del sospettato per verificare se vi siano reperti che possano ricondurlo all’attentato di sabato scorso. 

Nell’articolo, Fumagalli riporta tutti i dati anagrafici del sospettato: nome, cognome, data di nascita (quindi l’età) e luogo di nascita (cioè Brindisi), insieme anche ad altri dettagli molto più generici. Quasi tutte queste informazioni (il fatto che sia un cinquantenne originario della stessa Brindisi, espertissimo in riparazioni di televisori, sposato con una donna di origini stranire) sono molto significative. E che si tratti solo di un sospettato Fumagalli lo scrive addirittura tre volte. 

Quanto alla pubblicazione del nome, la Carta dei Doveri del Giornalista precisa che "il giornalista deve osservare la massima cautela nel diffondere nome e immagini di persone incriminate per reati minori o di condannati a pene lievissime, salvo i casi di particolare rilevanza sociale". Ma in questo caso non si tratta affatto di un reato minore, ma di un attentato a una scuola, quindi di un caso di estrema rilevanza sociale. La pubblicazione del nome è più che lecita. Non indispensabile, però. È quindi una scelta libera che spetta alla sensibilità professionale di ogni giornalista valutare. Io, per esempio, in questo caso il nome non l’avrei scritto, o avrei riportato solo le iniziali. Ma è sbagliato dire che chi ha scelto di farlo ha violato la deontologia professionale. Del resto anche AgoraVox, negli anni, ha pubblicato più volte 
 a ragione - i nomi di semplici sospettati in indagini giudiziarie.

Una violazione della deontologia, però, c’è stata: sia Oggi sia molte altre testate che hanno ripreso lo scoop hanno riportato per intero il nome del fratello del sospettato. Una violazione deontologica grave, tanto più che nella Carta dei doveri è esplicitato che "i nomi dei congiunti di persone coinvolte in casi di cronaca non vanno pubblicati a meno che ciò sia di rilevante interesse pubblico". In questo caso non lo era. E tutti ci auguriamo che per questo motivo - solo per questo motivo - chi ha sbagliato ripari all’errore o venga sanzionato dall’Ordine com’è giusto che sia.


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