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Commento di Renzo Riva

su Contratto statali: 6 euro lordi d'aumento


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Renzo Riva Renzo Riva 22 aprile 2010 01:43

Sabato 11.12.2004
Sezione lettere de "Il Gazzettino" del Fiuli, pagina XVI

UDINE
Troppa gente
alle dipendenze
dello Stato

Bisogna ridurre il personale in esubero nell’amministrazione pubblica, per 
liberare le risorse necessarie al finanziamento delle politiche per la 
riduzione dell’insostenibile pressione fiscale, per la ricerca e lo sviluppo. 
Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è 
velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la 
dinamica del turnover è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché 
i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di 
reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi 
come una nuova rigidità nel mercato del lavoro.
Ricordo che durante il governo dei sinistri "Prodi-D’Alema-Amato", l’apparato 
alle dipendenze statali fu sfoltito di 290.000 unità, alla chetichella, senza 
contrasti sindacali, perché le stesse unità furono poste sul groppone del 
contribuente, lavoratore o detentore di capitali; nella migliore continuità 
dell’Iri di Prodiana memoria, con prepensionamenti e incentivi. Si doveva 
invece licenziare e dare un reddito minimo di sussistenza, come normalmente 
assicurano molti Stati nostri competitori, europei o extra-europei e taluni 
anche senza corrispondere alcunché.
Invece, fino ad oggi, questo governo ha assunto circa 119.000 unità 
d’impiegati statali (non so se lavoratori). L’industria privata non assistita, 
che compete nel mercato mondiale, sarebbe fuori mercato qualora applicasse la 
ricetta statale.
Ripeto: chiunque sia al governo dovrà tagliare le spese improduttive per 
liberare risorse finanziarie, indispensabili per l’innovazione dei nuovi 
processi produttivi e la ricerca, i soli che possano permettere la competizione 
nel mercato internazionale e che potranno coadiuvare politiche di riduzione 
della pressione fiscale. Invece si continua nel vecchio malvezzo 
dell’assistenzialismo ad attività fuori mercato, con costi grandemente maggiori 
delle politiche di sussistenza per chi sarà interessato dalla chiusura delle 
stesse. E intanto il mercato del vero lavoro langue; quello assistito prospera, 
compreso l’intra- e l’extra-comunitario.
Un appunto alle sofferenze industriali del nostro Friuli.
Le odierne vicende delle cartiera Burgo di Tolmezzo ed Ermolli di Moggio 
Udinese, che operano fuori mercato. In Finlandia sono prodotte bobine di carta 
con un fronte di 11,60 metri (hanno materia prima, acqua a volontà, centrali 
nucleari). E giù a far finta di finanziare depuratori che poi non sono 
realizzati; una maniera surrettizia di finanziare i livelli occupazionali. 
Altro per l’ex-Manifattura di Gemona.
Ricordiamo ancora i nomi: Cumini? Comello? Patriarca? Dilapidarono miliardi di 
Lire d’intervento pubblico, per poi chiudere. E poi ci vengono a dire che serve 
importare manodopera! Facendo mente alla Zona Industriale di Osoppo, dicono 
niente le esperienze industriali dei gruppi Pittini e Fantoni? Nel "Gruppo 
Pittini" nell’ anno 1973 si producevano circa 180.000 tonnellate di vergella; 
nell’anno 1979 circa 360.000 tonnellate, con circa 1500 unità lavorative; 
nell’anno 1989 circa 700.000 tonnellate con circa 1100 unità lavorative; oggi 
anno 2004 circa 1.000.000 tonnellate con circa 700 addetti. Per non dire di 
tutte le piccole aziende che operano senza particolari aiuti.
Nell’apparato statale invece, nonostante "pensionati baby", scivolamenti, svii 
e deragliamenti, procedure informatizzate ed altre diavolerie moderne, 
prosperano i "lavori socialmente in-utili". Sempre per la nota teoria: e poi 
chi vota chi?
Renzo RIVA
Buia
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Venerdì 21.04.2006
Sezione lettere de "Il Gazzettino" del Fiuli, pagina XVI

Manifatturiero
e consumi
energetici

I costì impropri (oggigiorno denominati dalla sinistra “cuneo fiscale”) dell’
inefficienza statale che si riversano sul sistema delle imprese private hanno 
ormai raggiunto un livello insostenibile e non più compensabile da alcun 
sistema, bastone e carota, di finanziamenti ad hoc, in ogni caso riservato solo 
ad un ramo della platea dell’industria, quella assistita. 
Per la restante platea solo tasse, costi impropri e balzelli di vario genere 
uniti a procedure burocratiche defatiganti. Per quanto riguarda l’Alto Friuli, 
Pittini e Fantoni stanno subendo contraccolpi a causa, oltre che dei costi 
impropri, dei costi italiani dell’energia.
Se il costo dell’energia fosse stato pari a quello francese (59 reattori 
nucleari) la Manifattura di Gemona, ora chiusa, pur con difficoltà poteva 
ancora operare e mantenere in attività le sue maestranze. In Italia assisteremo 
ad una moria del manifatturiero, direttamente proporzionale ai consumi 
energetici richiesti per le varie produzioni; unico settore che può mantenere 
ed eventualmente dare occupazione aggiuntiva, nonché offrire sul mercato 
internazionale prodotti, perché siamo e restiamo comunque un Paese 
trasformatore di materie prime, per la maggior parte di provenienza estera.
Da tutto questo discende che la priorità odierna per l’industria 
manifatturiera italiana è, in assoluto, il costo dell’energia per le sue varie 
fonti: nucleare, petrolio, gas, ecc. Ma a monte di tutto sta la questione dei 
costi della macchina statale che “rebus sic stantibus” (stando così le cose), 
qualora non fosse profondamente riformata vanificherebbe anche il ricorso alla 
fonte nucleare che sarebbe gravato da accise e tasse, al pari del petrolio.
L’ultimo responso elettorale ha delineato due Italie, quella del Nord di 
centro-destra locomotiva dell’economia e di produzione della maggior parte, 
80%, del PIL (Prodotto Interno Lordo) e quella del Centro e Meridione 
dissipatrice dello stesso.
Si tratta di capire se i capitani d’industria friulana vogliono mantenere le 
prerogative loro proprie imprenditoriali oppure trasformarsi in esecutori di 
piani poliennali calati dal centro.
Craxi stava per compiere le riforme liberalsocialiste di cui il Paese aveva ed 
ha tuttora necessità, fu bloccato ed annichilito da un gruppo di interessi 
finanziari e politici che perseguivano l’oligarchia di gruppi dominanti, quali 
Mediobanca e ex-PCI.
A Berlusconi va dato il merito d’essersi opposto a questo disegno, nonostante 
tutte le mancanze che possono essergli attribuite.
A noi di Socialisti 2005 la consapevolezza di aver contribuito all’
affermazione di Forza Italia attraverso la candidatura del nostro Segretario 
Regionale Lauretta Iuretig che, sotto il suo simbolo, ha corso alle provinciali 
nel collegio di Reana del Rojale ed alle comunali di Latisana con Micaela 
Sette, ottenedo un buon risultato personale in entrambe le consultazioni.
Renzo Riva
Buja (Ud)
Referente
per l’Alt(r)o Friùli
Socialisti 2005


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