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Commento di

su Firenze, ex area Fiat di Novoli: arriva il ciclone Multiplex


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18 novembre 2008 15:25

mi spiace signora, ma deve piuttosto chiedere ragione ai datori di lavoro di suo marito, che, a quanto pare, hanno deciso di costruire senza i permessi necessari tutto quel ben di dio...

ecco come repubblica ricostruisce la vicenda:

Primo dubbio, la proprietà. La più vasta operazione urbanistica di Firenze, quella in atto sull´area ex Fiat, è opera di una società - la Immobiliare Novoli - di cui non è nota la proprietà.
Quando fu costituita, nel ´97, era 100% Fiat. Ma quasi subito parte delle quote passarono di mano. Oggi sono così suddivise: 25% Cassa di Risparmio di Firenze, 16,67% Sansedoni (la immobiliare di Monte dei Paschi di Siena), 8,33% Banca Toscana, 20% Kbc (la terza banca belga), 30% Novoli Investors (joint venture fra Kbc e «investitori istituzionali internazionali»). Del socio di maggioranza della Immobiliare Novoli, la Novoli Investors, non si sa chi siano i componenti, né la provenienza dei loro capitali. Dopo l´ingresso, nel ?98-´99, delle banche italiane e di Novoli Investors, al vertice della società si succedono due esponenti del Pci-Pds-Pd e di Mps: l´ex senatore Silvano Andriani e l´ex sindaco di Colle Val d´Elsa Marco Spinelli. Ora il presidente è Mario Marinesi, già alto dirigente di Crf. Ornella De Zordo ha chiesto di conoscere, «per elementari principi di trasparenza», «chi sta trasformando in modo così profondo e pesante un´area ritenuta strategica della città», ma ha ricevuto una risposta del tutto insoddisfacente.
Secondo dubbio. Il 15 ottobre 2001 il consiglio comunale approva la variante al Piano di recupero dell´area ex Fiat. Non sono pervenute osservazioni, il quartiere 5 e la Regione hanno sollevato modesti rilievi. La variante passa a maggioranza. L´assessore Biagi sostiene che quello approvato è un «Piano urbanistico attuativo», in forza del quale la proprietà può avviare i lavori in base a una semplice Dia (Dichiarazione di inizio di attività), senza bisogno di presentare un ulteriore progetto per ottenere il permesso di costruire. Ma fra le carte allegate alla variante è stato rinvenuto, per quanto riguarda il multisala e il centro commerciale, soltanto uno schizzo, senza «precise disposizioni volumetriche (piante e sezioni quotate), tipologiche (tipo edilizio e prospetti), formali (soluzioni architettoniche, materiali...), costruttive (soluzioni strutturali)»: ragion per cui - ha scritto Ornella De Zordo nel suo esposto alla magistratura - non si è in presenza di un piano attuativo, né sarebbe stato possibile avviare i lavori con una Dia. La consigliera censura anche il responsabile del procedimento, l´architetto Gaetano Di Benedetto, per aver attestato che «lo strumento urbanistico attuativo» conteneva «precise disposizioni planivolumetriche, tipologiche, formali e costruttive», di cui però non si è trovata traccia.
Terzo dubbio. La Dia, divenuta esecutiva il 9 giugno 2005, è scaduta tre anni più tardi, cioè il 9 giugno 2008. Quindi i lavori si sarebbero dovuti fermare. Così si afferma nell´esposto, così ritiene la procura. Il Comune, al contrario, fa decorrere la scadenza dall´inizio dei lavori.
Quarto dubbio. Le volumetrie risulterebbero eccedenti rispetto a quelle dichiarate.
Quinto dubbio. L´autorizzazione regionale alla multisala, rilasciata dalla Regione il 15 maggio 2008, è oggetto di un ricorso al Tar dell´Agis e dei titolari dei cinema Adriano e Flora, secondo i quali essa contrasta con la legge regionale perché si basa su un trasferimento di posti-cinema (l´Italia e l´Aldebaran, non più in esercizio) in una provincia già satura e con oltre 3000 posti eccedenti.
«A nostro avviso - scrive Maurizio Paoli, presidente dell´Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) di Firenze - il sequestro del multiplex deve costituire oggetto di attenta riflessione e di severa autocritica per l´assessore all´urbanistica, architetto Gianni Biagi, e per quegli esponenti politici che hanno sostenuto la totale regolarità dell´intera operazione. Troviamo preoccupante che in una città come Firenze e in una regione come la Toscana per ottenere il rispetto delle leggi si sia costretti a ricorrere alla via giudiziaria».


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