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Commento di Grazia Gaspari

su Sono una bambina, abito in una casa: una casa chiusa


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Grazia Gaspari 7 agosto 2009 08:25

Innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno condiviso con me l’orrore e il dolore per questa notizia e quanti hanno  voluto esprimere un commento su una vicenda così straziante. Sono pareri belli,  molto sentiti e interessanti ed esprimono  uno sdegno che fortunatamente continua ad albergare nei nostri cuori.

Per quanto riguarda la pedofilia non so se si tratta  di una malattia o meno. Certo rappresenta un crimine raccapricciante  come tutti quelli commessi contro l’infanzia perchè non c’è nulla di più sacro di un bambino, simbolo della vita stessa, dell’innocenza, proiezione verso il futuro.  

In quanto credente, per di più convinta, dico che “il male sono gli atti, non chi li commette”. Tuttavia c’è dentro ciascuno di noi, ateo o religioso, una  coscienza che ci guida,   ci rimprovera o ci sprona, ma c’è anche un’altra forza che fa da contrappeso: è la forza negativa dell’io egoista. Sta a noi dare voce all’una o all’altra parte. Sta a noi dire: NO. 

Il pedofilo non si dice NO, probabilmente non si è mai detto NO! E a forza di non dirsi NO è diventato sordo e cieco, ha ucciso la sua coscienza di essere umano.  E’ un morto che cammina anche se gli altri non lo vedono materialmente. Tutti noi esponiamo ogni giorno la nostra coscienza. E tutti siamo a rischio. Si comincia con l’accettare questo o quello e ci si trova a smarrire il ben dell’intelletto. Non si tratta di essere bigotti o intransigenti, si tratta semplicemente di rispettare l’etica del  diritto altrui e di non lasciarsi sopraffare dai rifiuti solidi urbani. Rifiuti solidi urbani che si trovano ovunque a partire dalla tv. 

E’ semplice e contemporaneamente assai difficile ma, secondo me, la chiave sta  nel dirsi e nel dire NO. NO non ci sto, questo non voglio vederlo, questo lo combatto. Gli strumenti sono tanti, dal voto, al  parere, all’azione positiva.  E oggi - può sembrare paradossale - è più semplice farlo perché  abbiamo maggiori strumenti e possibilità di ieri.

La Rete innanzitutto. Non è un segno dei tempi che chiunque possa esprimersi, esporre un proprio parere, criticare, dare voce alle proprie idee? Ho cominciato facendo la giornalista nella carta stampata, poi sono passata in tv, ma nulla c’è di più bello della Rete.  Scrivo liberamente e contemporaneamente ricevo liberi commenti, critiche e pareri. L’azione non è mai passiva, isolata, per non parlare della grande quantità di informazioni cui posso accedere.

E’ l’intelligenza collettiva e diffusa che comincia a manifestarsi e ad esprimersi e che arricchisce ciascuno di noi. Per questo i giornali di carta sono destinati al declino. Assomigliano a Pinocchio, al burattino Pinocchio. La Rete,  invece,  sta trasformando il burattino in bambino.  


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