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Commento di claudio

su Quando i clandestini eravamo noi


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claudio 4 luglio 2009 16:50

@Alberto. Caro Alberto, non so chi abbia travisato l’articolo, ma per quanto mi riguarda ho solo ritenuto opportuno fare le dovute precisazioni, poiché, appunto, non si può mai fare di ogni erba un fascio, nemmeno tra i popoli.
Io noto che spesso c’è chi parla degli immigrati come se stesse guardando un vecchio album di foto di famiglia, ignorando con colpevole negligenza la realtà dell’immigrazione. Chi scrive un articolo sull’immigrazione dovrebbe prima di tutto provare ad avere a che fare con gli immigrati, possibilmente di diverse etnie e diverse nazionalità (e quando parlo di nazionalità non intendo riferirmi agli "stati", ovviamente).
Bisognerebbe averci a che fare sia assumendoli, sia come compagni di lavoro, sia avendoli come inquilini o vicini di casa, sia intervistandoli.
Le differenze con i flussi migratori che nei primi del 1800 segnarono non solo le nazioni che furono annesse all’Italia, ma anche di quelle europee, sono profonde rispetto ai flussi di oggi.
Ho scoperto che Danilovich aveva parenti emigrati in Svizzera, beh, io ho tempo fa scoperto che gli stessi Svizzeri (in particolare in alcuni cantoni poveri) emigrarono a loro volta, spesso in USA. Così l’estate scorsa scoprii che la famiglia tedesca che mi ospitava aveva avuto un nonno emigrato in America per fuggire dalla povertà di quel Lander oggi tra i più ricchi del mondo.
Fu l’Europa il primo luogo da cui partivano i flussi migratori dell’epoca, non certo altri luoghi dove il problema nemmeno si poneva, tanta era l’ignoranza di quei popoli.
Le differenze, seppure esistenti, erano smussate da alcuni aspetti che accomunavano le diverse sponde dell’Oceano, poiché anche i fondatori di quegli stati, dopotutto, erano a loro volta venuti dall’Europa.

Oggi abbiamo una situazione completamente diversa. Le barriere invisibili che separano i popoli sono la religione, e certi radicamenti culturali. Il Veneto (parlo del Veneto perché è li che vivo e quindi conosco bene la situazione) ha una popolazione immigrata pari a circa il 6% della popolazione autoctona, ma in certe aree metropolitane, per esempio il Vicentino o il Trevigiano, si raggiungono punte del 20%. Quando hai situazioni di questo tipo è inevitabile che si vengano a creare delle tensioni. Soprattutto quando alcuni di questi popoli (non è bene fare di ogni erba un fascio, ma è pur sempre utile fare aggregati per scopo meramente statistico) non VOGLIONO integrarsi, e non VOGLIONO nemmeno "contaminarsi" !! Sapete che ci sono donne segregate dalle famiglie? Sapete nulla della rete di danaro circolante per finanziare non precisati aiuti? Sapete nulla dei "subprime" veneti? (dico veneti perché non so quanto sia diffuso il fenomeno in altre nazioni italiane).
Sapete nulla della generica affinità che possono avere i Ghanesi, rispetto alla generica intolleranza di alcune etnie/nazionalità Indiane? Sapete nulla del sistema Cinese?

Allora, se l’articolo voleva essere polemico con alcune misure poco umane e molto populiste delle recenti leggi approvate, well, si può discuterne; ma se si vuol fare un parallelo tra gli emigrati europei e quelli che oggi invece assaltano i confini europei, allora è bene rimettere a posto la prospettiva.


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