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Under the skin, Scarlett Johansson è nuda

Scarlett Johansson è nuda. Scusate, ma non potevo iniziare diversamente a parlare di Under the skin, anche se vedremo che il film di Jonathan Glazer ha dentro molto altro. Certo però che la bella Scarlett questa volta si mostra al suo pubblico in tutto il suo splendore e ben più di una volta, mostrando un corpo splendido e peraltro decisamente lontano dal modello tutto pelle e ossa che trionfa negli ultimi decenni (così facciamo anche una nota etica).

scarlett-johansson-under-the-skin


Scarlett Johansson è un’alieno (o forse un’entità aliena) che si presenta sulla terra col corpo rubato ad una splendida e giovane ragazza.
Con questo aspetto avvicina giovani ragazzi, li invita a seguirla con non dette proposte di sesso e li conduce in un luogo etereo dove scompaiono sommersi in una sorta di liquido nero in cui rimangono imprigionati.

Il giochino prosegue per più volte poi però la bella aliena comincia a sentire la presenza di questo corpo che non le appartiene, prova a fuggire, cerca aiuto, perde il senso di quello che è il suo ruolo… e succedono cose.

Glazer realizza un film etereo, pacato, lento, pulito. Si comincia con estrema linearità di immagini, profondo silenzio. Il primo dialogo arriva dopo quasi un quarto d’ora, ed anche da quel momento in poi le parole sono elemosinate, centellinate, quasi per paura che possano disturbare le immagini e l’eleganza dei movimenti (o anche solo perchè l’aliena non ha nessuno con cui parlare e si trova sempre fuori posto).

scarlett-johansson-nuda

Si comincia con Scarlett nuda che spoglia Scarlett e si riveste lasciando l’altra sè nuda (ci siamo capiti).
Ma l’interpretazione della Johansson va ben oltre la pur forte presenza fisica. La ragazza riesce a rendere alla perfezione la sensazione di trovarsi in un corpo sconosciuto, in un mondo lontano.
Col suo silenzio, le poche espressioni elargite a chi la circonda (e a chi guarda) l’impressione è proprio quella di trovarsi di fronte ad un essere altro.

Ottima anche la scelta degli ambienti. I boschi e i villaggi scozzesi si alternano con il nulla in cui “vive” l’alieno. Le sequenze in cui i ragazzi scompaiono (comsì come quella iniziale) sembrano arrivare dritte dritte dal mondo di Kubrick e non sfigurano affatto.

Pulizia (anche sul nero), linearità, estetica, asetticità.

Insomma un film da vedere.

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