Educare alle differenze#4: un’Associazione per promuovere la sessualità libera e consapevole
Continua la nostra serie di interviste alle realtà promotrici delle due giornate dell’incontro nazionale “Educare alle differenze”, promosso dall’Associazione Scosse, che si terrà a Roma il 20 e 21 settembre 2014.
Questa volta abbiamo deciso di intervistare AIED, Associazione Italiana Educazione Demografica, che si occupa di diffondere il concetto di sessualità e procreazione libera e responsabile.
Abbiamo raggiunto Giulia e Pina, della sezione Pisa di AIED, che ci hanno raccontato che l’Associazione
“nasce sul territorio nazionale nel 1953 e a Pisa nel 1981. Nasce dall’esigenza di accompagnamento e educazione ad una sessualità sicura e consapevole, ad una genitorialità responsabile e per accompagnare le donne nel percorso di crescita e maturazione.”
Chi fa parte dell’Associazione? Quali servizi vengono erogati e a chi?
All’interno del consultorio attualmente lavorano divers* professionist* tar cui psicolog* psicoteraput*, 2 ginecologhe, un andrologo, un omeopata-dermatologo e una nutrizionista. Vengono offerti servizi di consulenza affettivo-relazionale, sessuale, psicoterapie individuali e di coppia, terapie sessuologiche, mediazione familiare, ambulatori medici, accompagnamento alla genitorialità dal concepimento ai primi tre anni di vita dei/delle bambin*.
L’associazione si occupa altresì di interventi nelle scuole di ogni ordine e grado (sia con alunn* che insegnanti e genitori) su tematiche affettive/sessuali, ma anche tematiche di genere e contrasto alla violenza di genere, attraverso progetti finanziati da regione provincia e comune, spesso in rete con altre realtà pisane che si occupano di educazione alla parità e alla cittadinanza attiva.
Quali sono gli obiettivi a livello centrale dell’Associazione e come si riesce ad agire sul territorio coordinando progetti e intenti?
Per quanto riguarda il coordinamento con realtà già presenti nel territorio, l’AIED fa parte della società della salute e del consiglio cittadino per le pari opportunità. Collabora col centro antiviolenza gestito dalla casa della donna, con il centro nuovo maschile (centro di ascolto per uomini maltrattanti o che hanno subito violenza), con arci lesbica e arci gay.
L’obiettivo è quello di ricoprire il maggior numero di realtà scolastiche della provincia di Pisa, per poter affrontare il tema della violenza di genere (e non solo) a 360° raggiungendo un’utenza sufficientemente ampia ed eterogenea; inoltre nello statuto dell’AIED a livello nazionale è presente l’impegno alla lotta contro le discriminazioni per sesso, religione e razza e alla promozione di una migliore qualità della vita.
AIED è un’Associazione che tratta di sessualità consapevole. Quali retaggi culturali e ostacoli vi sono ancora in Italia su questo tema e come vengono affrontati?
La realtà pisana, anche a livello istituzionale, ha lavorato e lavora molto per la diffusione di una contraccezione e sessualità consapevole, anche a livello consultoriale. Questo purtroppo non elimina il problema degli obiettori di coscienza e delle campagne anti-abortiste.
L’AIED di Pisa per questo motivo fa parte del comitato regionale io difendo la 194, e si è fatta promotrice di conferenze e incontri sul tema dell’obiezione di coscienza inerente all’interruzione volontaria di gravidanza, per una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla difesa del diritto di scelta.
Perché ad un’Associazione che tratta di sessualità e di procreazione libera e responsabile interessa affrontare temi “di genere”?
Il tema di una sessualità libera e consapevole fa parte di una più ampia concezione di educazione alla affettività e di alfabetizzazione emotiva; aspetto di cui gli organi di socializzazione, prime fra tutte famiglia e scuola, dovrebbero occuparsi. A fronte di un’educazione che perpetra modelli basati su stereotipi sessisti (che, badate bene, ingabbiano sì le ragazze, ma anche i ragazzi) è inevitabile trovarsi di fronte a fenomeni di violenza, sopraffazione ma anche poco rispetto di sé stess* e degli altr*. La sensibilizzazione rispetto al tema degli stereotipi, del linguaggio di genere, dei modelli mediatici, ma anche un’educazione affettivo-emotiva, portata avanti dalla scuola dell’infanzia fino alla tarda adolescenza sono ingredienti fondamentali per la crescita di una generazione che viva le relazioni (e di conseguenza aspetti come la sessualità e la genitorialità) basandole prima di tutto sul concetto di parità (e non di uguaglianza). L’AIED, come già accennato, si occupa anche di violenza intrafamiliare e di genere, collaborando con centri anti-violenza e con associazione radicate sul territorio. Fa parte inoltre della rete non da sola, tavolo inter istituzionale contro la violenza, che si è tra le atre cose occupata di formazione di medic* e forza dell’ordine.
Perché pensate che l’educazione di genere sia utile alla crescita culturale di bambini, bambine e adolescenti? Oggi entrare nelle scuole per parlare di educazione di genere non è sempre facile, quale esperienza avete in merito?
Da anni ormai trattiamo il tema della violenza e delle discriminazione di genere nelle scuole. Le maggiori difficoltà che si sono riscontrate riguardano però il mondo adulto, spesso schiacciato dalle difficoltà della vita quotidiana e da una crisi, economica e di valori, che non sa più come gestire. Le stesse e gli stessi insegnanti, persone di spessore, enorme forza di volontà e capacità di mettersi in discussione, devono far fronte a una quantità di problemi di portata così ampia da non riuscire a trovare tempo ed energia per affrontare temi apparentemente “meno urgenti”. Nella nostra esperienza è stato spesso necessario un momento di sfogo da parte del corpo docenti, prima di poter affrontare tematiche di genere. Come già accennato la realtà pisana è un po’ particolare, così la difficoltà non è tanto entrare nelle scuole, data la grande disponibilità di dirigenti e inseganti, quanto di trovare fondi, tempo, volontari per i numerosi interventi necessari; è molto difficile inoltre riuscire a coinvolgere i genitori. Per quanto riguarda alunni e alunne che dire? La partecipazione, la passione e la curiosità che animano le varie generazioni incontrate fanno in realtà ben sperare in un futuro migliore… non senza qualche difficoltà.
Cosa vi aspettate dalla giornata del 20 settembre?
Questo articolo è stato pubblicato quiNell’incontro del 20 settembre ci aspettiamo di poter condividere e raccontare le nostre esperienze e difficoltà, momenti belli e brutti, e poterci portare a casa nuove idee e nuove prassi per poter lavorare al meglio nel futuro, magari ampliando la nostra rete.
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