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Quella strage annunciata chiamata ebola

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Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone sono letteralmente in ginocchio da mesi ma solo oggi, dopo che il numero delle vittime è arrivato quasi al migliaio, l’Oms ha dichiarato lo stato di emergenza internazionale con un bilancio terrificante che parla di 932 morti nei quattro Paesi e 1711 casi. In Guinea 495 casi e 363 morti. In Liberia 516 casi e 282 morti. In Sierra Leone 691 casi e 286 morti. il primo morto in Arabia Saudita e il secondo in Nigeria oltre a 9 casi accertati, come accertato è il primo contagio europeo (il missionario spagnolo di 75 anni Miguel Pajares, che ha contratto il virus in Liberia e che in queste ore è stato trasferito in Spagna).

Per quanto riguarda l’Italia, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha precisato che nel nostro paese non vi è traccia del virus, mettendo così definitivamente a tacere le voci, che sono rimbalzate in queste ore su tutti i social network, di tre presunti casi a Lampedusa.

Anche oltreoceano la situazione sembra sotto controllo. Il presidente Obama, sottolineando come sia ancora prematuro inviare farmaci sperimentali, ha tranquillizzato la popolazione americana spiegando che l'epidemia:

"Può esser controllata e contenuta in maniera efficace se usiamo i corretti protocolli. I Paesi africani coinvolti sono i primi ad ammettere che quel che è successo è dovuto al fatto che i loro sistemi di salute pubblica sono stati travolti. Non sarebbe successo se avessero identificato e contenuto piu' efficacemente i primi casi".

Sono mesi che AgoraVox Italia si sta occupando di porre sotto i riflettori un problema che forse è stato trascurato sin dall'inizio dai governi locali e dai politici internazionali. È comunque importante avere una corretta informazione in merito per evitare allarmismi ingiustificati. Giovanni Maga, direttore della sezione di Enzimologia del DNA e Virologia molecolare dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR, ha chiarito che

"il virus Ebola non si trasmette facilmente e certamente non per via aerea (come l’influenza o il raffreddore). L’unica via di contagio è il contatto diretto con il sangue o con i fluidi corporei (saliva, muco, sperma) dei pazienti infetti sintomatici. Per questo l’infezione si diffonde facilmente in ambienti in cui le condizioni igieniche sono precarie e non vengono rispettate le regole minime di cautela (ad esempio nei villaggi rurali africani)".

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L'ebola ha un un’incubazione che varia da 2 a 21 giorni, e presenta sintomi molto simili ad altre malattie come febbre, astenia, cefalea, artralgie, mialgie, faringite, vomito, diarrea. Dopo una settimana possono apparire dei fenomeni emorragici cutanei e viscerali piuttosto gravi nonchè problemi al sistema nervoso centrale.

Ad oggi non esistono cure e in tutto il mondo sono in corso le implementazioni di nuovi farmaci sperimentali che trovano non pochi ostacoli all'applicazione finale sulle persone infette.

Per ora l'Ebola sembra un problema molto lontano da noi, e ci auriamo che resti tale, ma c'è una domanda più che lecita che in queste ore continuerà a girare nella mente di molti: se l'Ebola avesse colpito un'altra area del mondo, gli USA giusto per fare un esempio, l'opinione pubblica internazionale sarebbe intervenuta prima? Campo libero ad ipotesi e congetture.

 

Foto: Flickr/Global Panorama

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