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Ma quanto costa una democrazia?

Ogni Stato dovrebbe inquadrarsi nel livello di democrazia proporzionato a quanto il popolo riesce ad esprimere nella propria libertá individuale e nel rispetto all’esercizio dei diritti/doveri.

Prima di affrontare il tema specifico in assoluto, penso sia oportuno comprenderne il significato in relativo, ossia perché una democrazia ha costi amministrativi maggiori rispetto a una dittatura.

Sono vari gli Istituti attraverso i quali uno Stato governa: ordinamento, territorio, sovranità... sempre intesi in senso Politico. Facendo una breve carrellata sulle tipologie di governo piú comuni e considerando anche i costi legati ai rispettivi apparati burocratici, possiamo intuire come i prezzi di tali stutture amministrative crescono proporzionalmente al loro sviluppo politico.

1.Si può dire che alla fine del Medioevo sono nati gli Stati (organismi politici che raggruppavano una o piú nazioni) che venivano governati in forma di MONARCHIA ASSOLUTA. In tale forma di Stato, dove gli interessi si focalizzano su un entourage familiare, i costi di governo si riconducono ad una unica entità che detiene il monopolio amministrativo, politico e giudiziario.

2. In seguito a questa forma di governo, univoca e unilaterale, nella società è venuta ad affermarsi la classe borghese che fece nascere lo Stato Liberale, ossia lo STATO DI DIRITTO, che instauró “la libertá dell’individuo rispetto allo Stato” e “il rispetto multilaterale e globale delle norme statali”. In tale forma di Stato, dove gli interessi si suddividono tra due ceti sociali e rappresentati dalla classe nobile e da quella borghese, i costi di governo aumentarono e vennero sostenuti da un oligopolio economico attraverso la creazione di nuove strutture politiche, amministrative e giudizarie: nuovi costi.

3.In sucessione apparve lo STATO DEMOCRATICO, caratterizzato dalla sovranità popolare, dal pluralismo politico e dal riconoscimento dei diritti/doveri di libertá e di uguaglianza. In tale forma di Stato Sociale tutti gli individui (appartenenti a qualsiasi classe sociale) hanno iniziato ad avere equità di diritti; in contropartita, hanno iniziato ad assumere anche i doveri per sostenere l’apparato burocratico che governa tale forma di Stato.

L’esercizio della trasparenza amministrativa (con la ricerca del suo rispetto) e della giustizia (con la ricerca dell’ordine istituzionale), attraverso la ricerca per chicchessia dei diritti all’educazione, alla salute, alle pari opportunità, inserirono centri di costi variabili e relativi al livello di democrazia che viene esercitata in quel determinato Stato Sociale. Pertanto, ogni Stato dovrebbe inquadrarsi nel livello di democrazia proporzionato a quanto il popolo riesce ad esprimere nella propria libertà individuale e nel rispetto all’esercizio dei diritti/doveri.

Dobbiamo peró prestare attenzione a quanto tutto questo costa ai cittadini, perché quello che viene loro sottratto, gli deve essere restituito in forma di servizi, prestazioni e strutture.

In qualsiasi rapporto economico, il risultato tra costi/benefici non può essere inferiore alla paritá, altrimenti significherebbe che, nella fattispecie, lo Stato democratico sta fallendo nel proprio intento sociale.

Il classico “nepotismo” e il “clientelismo politico”, che purtroppo si riscontrano a qualsiasi livello e a qualsiasi latitudine/longitudine, sono il cancro della Democrazia. Un esempio: quando il Governo di organi territoriali (Stati – Regioni – Comuni) o di autarchie locali (Municipalizzate o enti pubblici) usa pubblicizzare il proprio operato, significa che ha bisogno di propagandarsi per poter sopravvivere; e questo perché, da solo, perde il significato di esistere. Ma aldilá di tale considerazione politica, ne esiste una economica: le campagne pubblicitarie partitiche, vengono finanziate attraverso risorse pubbliche, ossia tu, come io e come lui, finanziamo l’interesse privato di terzi, anche contro la nostra volontá.

Quando il sacrificio di tutti va a beneficiare solo di qualcuno, TERMINA LA DEMOCRAZIA, ossia la Democrazia viene eliminata dagli stessi “costi” che la dovrebbero sostenere.

I vari gruppi di aggregazione sociale, che negli ultimi anni sono nati nel mondo e che manifestano contro il capitalismo o il liberismo capitalistico, dovrebbero comprendere che agire contro qualcosa significa porre il punto finale alla propria iniziativa; al contrario, agire a favore di qualcosa significa possedere obbiettivi che si autoalimentano.

Il suggerimento è quello di identificare, all’interno dei propri obbiettivi propositivi, la “criminalizzazione dell’uso della Democrazia a fini privati”, che sa camuffarsi nelle varie forme di lobbismo: è questo che, attraverso accordi trasversali, abbraccia tutti i tipi di intessi economico-finanziario-patrimoniali, ossia si lega ad atti illeciti che vanno dalla cleptocrazia agli affari criminosi.

La conclusione è molto semplice: se eliminassimo i costi derivanti da lobby, concussioni, corruzioni e affarismi politici, potremmo ridurre drasticamente le imposizioni ficali, dirette e indirette, per così sostenere l’investimento, il consumo e il benessere sociale.

Questa è la democrazia!

 

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