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A letto col figlio: un viaggio letterario dalla figura filiale all’amore romantico

Se sappiamo quanto il desiderio amoroso sia collegato al primo amore che proviamo, quello per la madre – in quanto tradizionalmente, ad accudire i neonati erano le madri – forse ignoriamo che l'amore romantico ci rende a nostra volta "genitori" e protettori. Istinto di protezione, regressione o tenerezza?

Ecco varie letture incrociate nel campo della letteratura francese e non, ove le figure filiali emergono come oggetto d'un amore non concesso.

Ne La fiancée du vent di J. Bousquet, romanzo ambientato nella Provenza medievale, Azolaïs è una giovane donna sposata che vorrebbe avere figli, ma ancora non è riuscita a soddisfare questa ambizione. È dunque prevedibile che lei veda con occhio materno Marjolet, inferiore di età e di rango sociale. D'altronde si sa anche che il corteggiamento dei cavalieri e dei trovatori nei confronti delle dame, s'era platonico, non era disinteressato in termini di ricompense sociali e di prestigio, se non addirittura di possedimenti di eventuali terre. Azolaïs alimenta l'attenzione e dell'entusiasmo di Marjolet.

La protagonista appare, per usare la terminologia psicanalitica, auto-centrata in tutto e per tutto, perfino nel suo erotismo. Solo quando è sul punto di perdere Marjolet, un forte sentimento etero-centrato fino ad allora latente, si fa vivo, e lei vede lo stesso soggetto con occhio nuovo, un amore paragonabile a quello della madre per il figlio. Infatti, il genitore a contatto col figlio regredisce al proprio stadio infantile e prova una sofferenza amorosa per l'abbandono del figlio; la stessa sofferenza che anche il bambino sperimenta quando si separa dalla madre.

Marjolet è senz'altro innamorato di Miauline, ma è anche l'oggetto passivo del desiderio di Azolaïs. E probabilmente se ne rende conto a livello subconscio; ma piuttosto che cadere nella tentazione, la sublima come si sublima il complesso di Edipo. Azolaïs, che non si rende conto dell’importanza che ha assunto Marjolet nella sua esistenza, rimane sorpresa di scoprirsi così affezionata a lui. La dinamica latente non si “crea” ma viene solo alla luce. Il saggista René Nelli scrive che l'amore che la madre prova per il figlio è comunque più forte di quello del figlio per la madre1. Lo scrittore Robert Greene descrive così il legame che si forma tra il genitore e il figlio:

“We are most definitely stamped forever by our parents, in ways we can never fully understand. But the parents are equally influenced and seduced by the child. They may play the role of the protector, but in the process they absorb the child's spirit and energy, relive a part of their own childhood. And just as the child struggles against sexual feelings toward the parent, the parent must repress comparable erotic feelings that lie just beneath the tenderness they feel”.2

 

 
 
E prima di scoprirsi innamorata di Marjolet, Azolaïs non conosce l'amore se non quello per sé stessa. Freud, infatti, distingue due istinti principali, l'Eros e l'istinto di distruzione. Sia l'istinto di auto-conservazione che quello di conservazione della specie – ovvero quello auto-centrato e quello etero-centrato – rientrano nella categoria di Eros.3 In certi casi è solo con la presenza di un figlio che avviene la transizione dall'amore auto-centrato a quello etero-centrato.4

Gli esempi di uomini giovani – e di donne giovani - al centro delle attenzioni di donne più mature o maritate sono numerosi non solo nella letteratura occitanica, ma anche in quella francese. Basta citare il Léon di Madame Bovary, che Emma chiama semplicemente “enfant”. Interessante il caso dell'innocente Cécile de Volanges che “fa gola” alla marchesa di Merteuil ne Les liaisons dangeureuses:

“Non potendo occuparmi, mi distraggo con la piccola Volanges; è di lei che voglio parlarvi. (…) è davvero deliziosa” , e più avanti “la sua figura offre l'immagine del candore e dell'ingenuità”, “sono quasi gelosa di colui a chi quel piacere è riservato”. In una lettera successiva, Merteuil scrive a Valmont:” ella non aveva cominciato la sua toilette, presto i capelli sparsi le caddero sulle spalle e sul petto interamente nudo; l'abbracciai; si lasciò andare tra le mie braccia, e le lacrime ricominciarono a sgorgare senza sforzo. Dio! Quanto era bella! Ah! Se la Maddalena era così, sarà stata ben più pericolosa da penitente che da peccatrice.” tradotto liberamente da Les liaisons dangeureuses.

Come scordare i già citati Fabrizio e Julien rispettivamente ne La chartreuse de Parme e ne Le rouge et le noir di Stendhal? Ecco come ci viene descritto Julien attraverso gli occhi di Mme de Rénal:

“Fu allora soltanto, quando la sua inquietudine per i suoi figli scomparve completamente, che Madame de Rênal fu colpita dall'estrema bellezza di Julien. La forma quasi femminile dei suoi lineamenti e la sua aria imbarazzata non sembrarono affatto ridicoli ad una donna estremamente timida ella stessa. L'aria virile che troviamo comunemente necessaria alla bellezza di un uomo l'avrebbe spaventata.” - traduzione libera da Il Rosso e il Nero di Stendahl.

 

 

Nel novecento potremmo citare molti esempi di personaggi letterari con tali caratteristiche, infatti assumeranno un ruolo analogo personaggi come il protagonista anonimo de Le diable au corps di Raymond Radiguet, Phil ne Le blé en herbe di Colette, et caetera. L'elemento comune è che quele donne vedono nel giovane amante una figura filiale, essendo il figlio la figura che le coinvolge realmente a livello emotivo, il legame psichico tra madre e figlio di diversa natura rispetto a quello instaurato col marito.

Il tema dell'amante “figlio” troppo amato dalla madre e dell'amore come regressione, nella letteratura occitanica, non scarseggia di esempi. Il saggista Déodat Roché descrive come nella versione catara del paradiso terrestre, Eva venga sedotta da Satana, che prende la forma di un fanciullo.5 Il poeta del tredicesimo secolo Guiraut de Calanson scrive che dopo l'amore divino, l'amore più sacro è quello della madre per suo figlio, amore spirituale ma che è il riflesso dell'amore per Dio.6 Amore sacro della vergine Maria per Gesù, ma anche amore profano e fisico della madre verso il neonato.

D.H. Lawrence scrive, da parte sua, che il genitore, e in particolar modo la madre, nutre per il figlio un sentimento amoroso, che di per sé non è sessuale, bensì romantico. Ad un certo punto il bambino sarebbe visto dal genitore come degno di un amore adulto. Lawrence definisce questo un incesto “dinamico-spirituale”, peggiore perfino dell'incesto fisico, poiché meno tangibile e meno ripugnante sotto il profilo istintivo. Dietro alla tenerezza provata per il bambino, crescerebbe ancora nella fase adolescenziale del figlio, con l'allontanamento frequente del marito per ragioni di carriera o personali, un sentimento di natura erotica. Allora, mentre la madre dovrebbe essere arrivata all'età della realizzazione e del conseguimento di un certo grado di maturità, ella ricerca un amante di “un altro tipo”, che la capisca e che le dia sempre più amore, e volge l'attenzione sul figlio. Così il fanciullo surrogherebbe il desiderio di un amante da parte della madre, ruolo che lo segnerebbe a vita poiché secondo Lawrence si ritorna sempre al primo amore in un modo o in un altro. La madre fa da moglie devota al figlio, ben più devota che al marito. “If you want to see the real desirable wife-spirit, look at a mother with her boy of eighteen.”7

Inoltre, l'alternativa alla donna come incarnazione della bellezza “passiva” nelle società mediterranee, e non soltanto, è data dalla figura dell'efebo. L'amore provenzale è vissuto come morte della virilità. L'amore è donna e richiama a sé la parte femminile dell'uomo. In termini Junghiani si parlerebbe di Anima. Non a caso Jung, amabile e tenero coi pazienti, amava definirisi “mammo” Jung. Azolaïs, trovando il marito poco aggraziato, dirige la sua libido verso un fanciullo ancora non “virilizzato”, la cui immagine esterna riflette questa androginia psichica: "Ainsi, dans le Parfait Amour, l'androgyne spirituel se reconstitue avec tout ce qu'il suppose d'idéalisme magique, de sublimes pressentiments, de vie éternelle (…)".8 Ancora in ottica junghiana, l'archetipo del fanciullo è ritenuto ermafrodita, in quanto incarna il “simbolo dell'unificazione costruttiva degli opposti”.9

Marjolet riesce, infatti ad incarnare agli occhi di Azolaïs sia l'amore perfetto che il frutto proibito. Freud distingue due correnti nella vita erotica: la sfera affettiva e quella sensuale. “Two currents whose union is necessary to ensure a completely normal attitude in love have, in the cases we are considering failed to combine. These two may be distinguished as the affectionate and the sensual current.”10 Egli colma perfettamente le sue carenze.

E riecheggerà a lungo la scandalosa canzone Lemon incest (sottotitolata in italiano) che "mammo" Serge Gainsbourg cantava disteso nudo su un letto accanto alla figlia adolescente Charlotte, a metà fra l'efebo e la lolita.

 

 

 

 

 

1 Si veda Nelli René, De l'amour Provençal, in Le génie d'oc et l'homme méditerranéen, Marseille, 1943.

2 Si veda Greene Robert, The art of seduction, Penguin books, New-York, 2001, p. 347.

3 Si veda Freud, Sigmund, An outline of psychoanalysis in Freud - Complete works, Ivan Smith, 2000, 2007, 2010, p. 4959.

4 Si veda Freud, Sigmund, On transformations of instincts as exemplified in anal erotism, in Freud - Complete works, Ivan Smith, 2000, 2007, 2010 p. 3601.

5 Si veda Roché Déodat, Les cathares et l'amour spirituel, in Le génie d'oc et l'homme méditerrannéen, Les cahiers du sud, Marseille, 1943. p. 125.

6 Si veda Nelli René, De l'amour Provençal, in Le génie d'oc et l'homme méditerrannéen,Les cahiers du sud, Marseille, 1943.

7 Si veda Lawrence David Herbert, Fantasia and the unconscious; Psychoanalysis of the unconscious, Penguin books, Middlesex, 1977, p. 117- 129.

8 Si veda Nelli René, De l'amour Provençal in Le génie d'oc et l'homme méditerrannéen, Les cahiers du sud, Marseille, 1943, p. 52

9 Si veda, Jung Carl Gustav, Gli archetipi e l'inconscio collettivo, in Opere, Boringhieri, Torino, 1992, p. 166-167.

10 Si veda Freud Sigmund, Contributions to the Psychology of Love, in Freud - Complete works, Ivan Smith 2000, 2007, 2010. p. 2353.

 

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