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Civati al Politicamp: la coerenza dell’incoerenza

La questione sembrava delinearsi semplice, interessante e anche apprezzabile, quando qualcuno, alla tre giorni del civatiano Politicamp di Livorno, ha parlato di COERENZA.

Perché "coerenza", in bocca a un politico è come una bestemmia in bocca a un prete. Una cosa che non si deve dire mai. Perché il politico è - per definizione - un cacciaballe. Cioè uno che dice una cosa e ne fa un’altra. Ad esempio uno che dice che non sarebbe mai andato al governo in quel modo e poi ci va. Tanto per dire.

Quindi sentire la parola “coerenza” a Livorno, ha fatto un effetto anche più bello, profondo, toccante di quello che hanno fatto altre parole. Tipo, giustizia, uguaglianza, equità, libertà eccetera.

Belle parole, intendiamoci. Ma parole che uno si aspetta da un politico, perché nessun politico, se ha un minimo di sale in zucca, va in giro ad esaltare i loro contrari, cioè ingiustizia, disuguaglianza, autoritarismo, violenza.

Invece la coerenza è pericolosa, perché se la nomini poi devi stare attento a quello che fai. Non puoi giustificare l’incoerenza con quei giri di parole da politicante da bosco e da riviera che si sentono un giorno sì e uno anche in televisione (salvo smentite di pragmatica, ma intanto la gente ha preso nota mica è scema). Devi esserlo, coerente; ti tocca e basta.

Quindi si poteva essere contenti a Livorno. Contenti di sentire aleggiare nell’aria questa parola. E all’iniziativa di Civati si poteva guardare con simpatia e interesse.

Invece niente; appena nominata la parola "coerenza" e invocata la "coerenza" e affermata la centralità della "coerenza" per una sinistra che pretenderebbe di essere nuova, bella, pulita, credibile, ecco spuntare sul palco il più trito e meno credibile dei politicanti della sinistra radicale italiana, Nicola Vendola, detto Nichi. E la coerenza civatiana è andata a farsi friggere in un battibaleno.

Perché Nicola Vendola detto Nichi è quel signore che mentre governava la Regione Puglia ha pensato bene di farsi beccare al telefono con il responsabile delle relazioni istituzionali dell'Ilva di Taranto. E con lui sghignazzava mentre quello gli raccontava di come aveva bistrattato un giornalista che gli chiedeva conto dei morti causati dall’Ilva stessa.

Sai che ridere.

Nicola Vendola detto Nichi sghignazzava alle spalle di un giornalista che voleva inchiodare l’Ilva alle sue responsabilità omicide. E lui, il governatore anche di Taranto, avrebbe dovuto urlare al telefono contro il responsabile dell’Ilva minacciando di schiacciarlo con tutto il suo peso politico se solo si fosse azzardato a toccare anche solo con un dito uno che pretende di sapere come quella fabbrica ha avvelenato, ammazzandoli, decine di cittadini, tutti suoi concittadini, suoi amministrati.

Invece se la rideva, ci sghignazzava su, sgangheratamente. Poi ha minacciato fuoco e fiamme, smentendo, negando e sbraitando. Ma l'audio è ancora reperibile in rete, a dimostrazione che le sue minacce di querela lasciano il tempo che trovano. E chi ha orecchie per sentire, sente. E chi vuole ascoltare, ascolta e capisce. Anche quello che sta al di là delle risate ascoltate.

Era il 2010. E dopo quattro anni questo tizio è stato accolto a baci e abbracci sul palco di Livorno. Dove si era parlato di coerenza. Che ovviamente si è rivelata presto come una semplice battuta; la solita aria fritta di parole vuote, senza consistenza reale.

Perché Nicola Vendola detto Nichi è anche un signore che, anni fa, quando era un giovane comunista alternativo con l’orecchino, nientedimeno che responsabile della FGCI, secondo Repubblica (intervista che non è mai stata rimossa dall'archivio del quotidiano ed è tuttora di dominio pubblico) diceva pensierosamente che «non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti - tema ancora più scabroso - e trattarne con chi la sessualità l'ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione».

Non è facile parlare di rapporti sessuali di bambini con adulti, disse lui. A me pare facile. Ma per lui non "era facile" perché ne doveva parlare (chissà perché) con i preti che vedono la sessualità come un peccato a prescindere, legittimato solo dalla procreazione. Quindi vaglielo a spiegare per bene che cos’è il sesso dei bambini con gli adulti, ai preti. Mica lo capiscono loro, i preti. Sic.

Adesso questo signore è stato accolto a baci e abbracci sul palco di Livorno. Dove poco prima si era parlato di coerenza. Chissà che cosa volevano dire.

Perché la coerenza è un’altra cosa. La coerenza non è invitare e accogliere a baci e abbracci uno che sul palco strappa l’applauso quando invita a distinguere i vincitori dai vinti. Dopo aver ridacchiato amichevolmente al telefono con i vincitori di Taranto. Dove i vinti, casomai, li seppelliscono, morti di tumore.

Insomma da un politico vorrei che, se parla di coerenza, abbia almeno capito cos'è.

 

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