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 Home page > Tribuna Libera > Quella cartolina sbiadita spedita da Lampedusa

Quella cartolina sbiadita spedita da Lampedusa

È passato un anno. L’8 marzo 2013 papa Francesco sbarcò a Lampedusa. Per giorni i mezzi di informazione avevano recitato un mantra, ripetendo all’infinito la sua richiesta: “aprite i conventi ai rifugiati”. La stampa, giunta da tutto il mondo sull’isola, enfatizzò le sue critiche contro l’indifferenza, la sua contagiosa intenzione di “scuotere le coscienze”, la Fiat Campagnola che per un giorno diventò una papamobile, la deposizione in mare di una corona di fiori in ricordo di tutti i migranti morti, la benedizione di una croce fatta con il legno delle barche dei migranti. La visita portò la sua popolarità a livelli impensabili.

È passato un anno. Nei primi quattro mesi del 2014 gli arrivi sono aumentati dell’823%. Tanto che le strutture di accoglienza (molte di esse sono cattoliche) continuano a lavorare a pieno regime, e lo Stato continua a pagarle: 30 euro al giorno a persona. Di conventi aperti non ne abbiamo visti molti: e dire che al papa, figura in cui accentrano tutti i poteri del Vaticano, basterebbe emanare un ordine di servizio per farsi obbedire. Quando alcuni senzatetto siciliani l’hanno preso in parola, l’arcidiocesi di Palermo “ha reagito freddamente”. Altrettanto fredda la reazione dell’arcidiocesi di Milano alla possibilità, ventilata dalla giunta comunale, di ospitare rifugiati siriani.

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“La speranza è ultima a morire”, dicono molti. Ammettendo dunque che, anche se per ultima, è comunque destinata a morire. Qualche anima pia ha raccolto in un libro “i testi sacri, salmi e sure, ma anche i diari che hanno accompagnato i viaggi della disperazione attraverso il Mediterraneo”. Materiale che ora è “in attesa di potersi raccogliere in un’idea di Museo della condivisione”. Potrebbero raccogliervi anche la trascrizione della telefonata in cui un trafficante libico, commentando uno dei tanti naufragi con tante vittime, lo attribuiva alla volontà di Allah. La religione sta dietro la speranza ma sta anche dietro al suo annichilimento. Perché è così facile prosperare sui bisogni e sulla pelle degli uomini.

“One man come in the name of love, one man come and go”, cantavano i devoti U2. Il papa è riuscito a rappresentare entrambi i personaggi. Se un quinto delle telecamere puntate sul papa avessero ripreso l’immane lavoro della Guardia costiera, i cittadini avrebbero compreso molto meglio la portata del problema. Ma la ragione non guida in alcun modo l’immaginario collettivo che ci costruiscono giornalmente. Talvolta la ragione non è in grado di dare una risposta completa, o anche solo adeguata. La religione è invece bravissima non solo a creare speranze, ma anche a distogliere il mondo dal tentare di individuare soluzioni.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.153) 10 luglio 2014 19:29

    Primato petrino >

    E’ passato 1 mese da quando (8 giugno) Papa Francesco ha riunito, su un prato del Vaticano, Shimon Peres (Israele) e Abu Mazen (Palestina) per una comune "invocazione della pace".

    Appena 4 giorni dopo venivano rapiti ed uccisi in Cisgiordania 3 ragazzi israeliani. Il 2 luglio un palestinese di 16 anni veniva bruciato in un bosco di Gerusalemme. Da allora Gaza è diventata teatro di una guerra feroce, senza esclusione di colpi e di vittime.

    Ognuno tragga le sue conclusioni. Per certo è difficile vivere una Fede, senza miracoli ... 

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