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Regaliamo ai Consiglieri lombardi un dizionario

Dal Vocabolario della lingua italiana “Il Nuovo Zingarelli”, Zanichelli editore:

INCLUDERE: 

1) Chiudere dentro (sin. inserire, introdurre)

2) Comprendere e fare entrare in un gruppo, in una totalità

3) Implicare, racchiudere

Ebbene, dove si legge che “includere” significa “distruggere, escludere, eliminare”?

Controllo ogni dizionario, cartaceo o on line che mi capita di trovare e non trovo una sola definizione di quel verbo che implichi la distruzione di qualcosa d’altro.

“Includere” è un bel verbo. Un verbo che aggiunge e non toglie nulla. In verbo che apre, allarga, comprende, fa assurgere ad un livello qualcosa o qualcuno che prima ne era escluso.

Eppure, come abbiamo moltissime volte già notato, qui dalle pagine del nostro blog, leggendo le notizie di attualità, “includere” è un verbo che a molti fa paura, non piace, soprattutto quando si parla di diritti civili, di riconoscimento ufficiale e giuridico, di parità e di pluralismo.

E così vengono invocati i roghi di libri, quando si narra ai bambini di un ovetto che esplora diversi tipi di famiglia; si portano avanti immagini anacronistiche di madri, angeli del focolare, come esempi di “vera famiglia”; si organizzano sit- in “selvatici” per scene erotiche lette in classe (ma solo perché si tratta di sesso omosessuale, quello eterosessuale, invece, non crea scompiglio) e si redigono ridicolissime liste di cose da fare se, per caso a scuola qualcuno avesse intenzione di applicare alcune linee guida per il contrasto del bullismo omofobo, osteggiatissime.

L’omofobia non è un’opinione, è una forma odiosa di discriminazione, basata sull’orientamento sessuale delle persone ed essere omofobi non può essere spacciata come una libertà educativa

Eppure, lo sappiamo, in Italia siamo vessati da una sempre più palese omofobia di Stato e l’ultimo esempio l’abbiamo avuto recentissimamente, purtroppo: alla fine di maggio, alcuni partiti presenti nel Consiglio Regionale della Lombardia hanno presentato una mozione che proprio negli ultimi giorni è stata approvata dal Consiglio stesso e che chiede con forza una “Festa della famiglia naturale” e un “No” agli standard di educazione sessuale dell’OMS che, come sappiamo, hanno tra le loro finalità, anche la lotta al sessismo e all’omofobia attraverso varie misure educative fin dai primi anni di scuola, tra cui anche la narrazione dell’omosessualità come una variabile normale della sessualità umana.

Vediamo il testo della Mozione, brevemente, nei paragrafi che ci interessano.

Si apre con un preambolo dove, ovviamente, definisce come “famiglia” solo quella “fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna” e continua con alcune considerazioni che, appunto, mi hanno indotta, all’inizio del post a chiedermi se questi Consiglieri conoscano il significato del verbo “includere”.

Ne riporto alcune in forma integrale:

considerazioni1

 

Per i Consiglieri lombardi “includere” tra coloro che godono di identici diritti civili le persone omosessuali significa “imporre un modello di società che elimini le naturali differenze tra i sessi” (mi viene anche il dubbio che non conoscano nemmeno la differenza tra “identità di genere” e “orientamento sessuale”).

E poi mi chiedo e vi chiedo perché “inutili” riferito a stereotipi è messo tra virgolette? Forse gli stereotipi sono utili? A cosa?

Continua:

Considerato che:

considerazioni2

 

 

E qui sono subdoli, questi Consiglieri. Fingono di sapere cosa significhi “includere” laddove parlano della bambina con due mamme, ma poi connotano il verbo come negativo e proseguono dimostrando ancora una volta di non capirne proprio il significato, insistendo: “includere” significa “destrutturare”.

Fanno, poi, dichiarazioni che sfuggono alla mia comprensione.

considerazioni3

 

 

Perché un genitore può avere il diritto di educare il proprio figlio, spiegandogli che la sola famiglia “giusta” è quella fondata sul matrimonio tra donna e uomo e un altro genitore non può avere il diritto di spiegare ai figli che di famiglie ce ne sono tante?

E poi, con che coraggio dicono che vogliono tutelare l’interesse superiore del minore di crescere nella sua famiglia? Allora, le famiglie omogenitoriali possono avere il diritto di esistere e di crescere i loro figli, o no? Forse no, perché non sono “famiglie naturali”. Ma se i figli, in barba ai Consiglieri, ormai ce li hanno, che si fa? Facciamo come a Trento?

E infine, la ridicola richiesta alla Giunta:

richiesta

Questa “Festa della Famiglia Naturale” fa il pari con l’Etero Pride e, come in quel caso, mi chiedo: quali sarebbero i diritti che la famiglia omogenitoriale ha e di cui, invece, la “famiglia naturale” non può godere? E non ci sono già la festa della mamma e la festa del papà per chi ha i genitori di entrambi i sessi? Ma forse non vanno bene, perché i concetti di mamma e di papà non indicano necessariamente che i due genitori siano sposati e ai Consiglieri Lombardi invece piace solo la famiglia fondata sul matrimonio (tra una donna e un uomo).

Prima di concludere, torno indietro e rileggo le premesse di questa mozione, laddove definiscono la famiglia come:

famiglia

Mi piace, è una bella definizione. Ma, per me, include ANCHE la famiglia omogenitoriale. Dove sta scritto, infatti, che due genitori dello stesso sesso non possano costituire una comunità di affetti e di valori? Perché la famiglia omogenitoriale non si prende cura del benessere dei suoi membri e non favorisce l’incontro tra più generazioni per aiutarsi a crescere?

Mi sfugge….

Forse è proprio meglio regalare ai Consiglieri lombardi un dizionario, e non solo per il verbo “includere”, ma anche per “omosessualità” che NON significa (come credono loro): “incapacità a educare, prendersi cura, trasmettere valori e ad aiutare”.
 


Di stregadellosciliar 

Foto: J. Meanjoulet/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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