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La proposta di pace della Corea del Nord

Pyongyang fa un passo verso la pace proponendo ai nemici del Sud un blocco completo delle attività militari ostili. Un passo breve, in effetti, perché la proposta è accompagnata da una serie di condizioni che Seul difficilmente potrà accettare.

Nel comunicato diffuso dalla Commissione Nazionale di Difesa, il più alto organo militare del paese, si richiede alla Corea del Sud di interrompere le operazioni militari in prossimità del confine marittimo tra i due paesi e di limitare l’accesso nella regione ai bombardieri e alle porterei nucleari americane. Inoltre, si chiede a Seul di cancellare le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti previste per agosto.

Seoul e Washington hanno già in passato respinto proposte simili ed è altamente improbabile che oggi vogliano rivedere la propria strategia. Ma, in questa fase, è l’atteggiamento della Corea del Nord ad apparire diverso. La proposta di pace inviata ai cugini del sud potrebbe rappresentare una nuova volontà di disgelo nelle relazioni tra i due paesi, separati all’altezza del trentottesimo parallelo. Nella missiva si afferma infatti la decisa volontà di aprire una fase di svolta nelle relazioni tra Nord e Sud e il desiderio di “creare una atmosfera serena sul principio della riunificazione pacifica”.

L’offerta di riavvicinamento arriva in un momento inaspettato, dopo l’escalation di accuse reciproche e scontri verbali che aveva caratterizzato gli ultimi mesi, come conseguenza delle esercitazioni militari condotte dalle rispettive marine nel Mar Giallo, in prossimità del confine conteso. In almeno due occasioni, alcuni colpi di avvertimento erano stati scambiati tra i due schieramenti, surriscaldando ulteriormente un’atmosfera già tesa.

Del resto, tra i due paesi e fra Stati Uniti e Corea del Nord non è mai stato firmato un accordo di pace ed il precario equilibrio che si perpetua dal 1953 si regge sulle fragili basi di un semplice cessate-il-fuoco.

La nuova strategia di Pyongyang, all’insegna di un’apparente distensione, non è facilmente interpretabile. Le probabilità di successo sono limitate, anche in ragione delle irrealistiche condizioni poste sul piano militare, ma l’iniziativa potrebbero avere l’effetto di spostare la palla sul fronte avversario e indebolire la reputazione di stato aggressivo e inaffidabile che da tempo il paese si porta addosso; non solo in ragione di colpe effettive.

La guerra si combatte anche sul fronte della propaganda ed alcuni giornali cinesi e sud coreani hanno concorso, in diverse occasioni, alla diffusione di notizie false che, nonostante le tardive smentite, hanno contribuito a rafforzare nel mondo l’immagine della Corea del Nord come prototipo dello “stato canaglia”. Atrocità reali, condannate recentemente dall’ONU, si sono sommate a notizie fasulle, prontamente riprese e amplificate dai media occidentali. Una ex-fidanzata di Kim Jong Un, di cui era stata raccontata l’esecuzione, è in seguito ricomparsa nelle immagini della televisione nazionale e la storia dello zio traditore fatto sbranare da un branco di cani affamati ha circolato a lungo prima di essere smentita; l’uomo è stato con ogni probabilità giustiziato ma nulla è dato sapere sulle reali modalità dell’esecuzione.

Tutte le notizie relative alla Corea del Nord sembrano necessitare di particolare cautela e attenzione da parte dei mezzi di informazione nostrani. Sarà per questo che in pochi hanno voluto dare risalto alla proposta di pace avanzata ieri dalla Repubblica Popolare. O forse, più semplicemente, la notizia non era abbastanza grottesca da ritagliarsi uno spazio sui media nostrani.

Photo: (stephan), Flickr

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