Nell’intervallo fra il primo ed il secondo tempo della figuraccia fatta dalla nazionale italiana di calcio, un’altra figuraccia, questa volta della democrazia, italiana si è profilata. Come era evidente per la prima, altrettanto evidente è stata per la seconda. L’allenatore per la prima è indiscutibilmente Prandelli, per la seconda è senz’altro Renzi e le sue ragazze pon pon (in senso lato), ma Calderoli e tutta la destra xenofoba e più reazionaria si contendono il titolo.
Che l’abolizione del Senato da parte del progetto renziano (ma di estrazione berlusconiana) non avesse nulla a che fare con la riduzione dei costi della politica era evidente, ma se ne è avuta conferma ora che il ceto politico si è messo d’accordo. Il Senato ci costa all’anno, tutto compreso, 541.500.000 euro (nell'anno 2013). Fin dall’inizio della sparata renziana tutti i mass media hanno messo a risparmio questi 500 milioni di euro. In realtà ora che il nuovo Senato diventa piu chiaro quello che si risparmia son solo 50 milioni. Cioè il compenso per i 319 senatori, perché tutto il resto, compreso, mensa, barbiere e tutto il nesso e connesso, resta invariato. Questa volta solo per i 100, tanti saranno i nominati d’eccellenza che occuperanno gli scranni. Ed è vero che non saranno compensati oltre che delle indennità che percepiscono in quanto consiglieri di comuni, regioni e provincie (per quelle che rimangono in vita), ma non come semplici consiglieri, ma equiparati a sindaci di città capoluogo, che non è lo stesso e saranno ricompensati per tutte le spese sopportate per il nuovo incarico e si continuerà, come è stato fin’ora, a forfait e non a piè di lista. Quindi di briciole sarà il risparmio, se alla fine dei conti ci sarà un risparmio.
Ma non è questo il punto. Quanto ci costa in termini di democrazia e di rappresentatività del “popolo sovrano”questo ipotetico risparmio economico? E soprattutto, quanto di “casta” e di privilegi rimarrà per questo ceto della società? Intanto i suddetti saranno nominati fra i consiglieri regionali e comunali e quindi secondo la regola della rappresentanza indiretta. Cioè i rappresentanti per nomina, definiti tali da parte di un potere superiore, che eleggono altri rappresentanti i quali eleggono altri rappresentanti. E’ evidente che tutti questi saranno nominati se avranno certi requisiti. Non certo di critica, di autonomia, e di indipendenza di pensiero rispetto al potere dominante, ma di fedeltà e di sudditanza.
Alla fine, dei rappresentati cosa rimane? Del rapporto fra cittadino e istanza istituzionale cosa rimane? Assolutamente nulla ed è questo il vero fine della contro-riforma. D’altra parte, l’aver portato dalle attuali 50mila firme la possibilità di presentare legge di iniziative popolare a 300mila, vuol dire qualcosa o no? E l’aver dato l’immunità (cioè non potranno essere intercettati, ne essere messi agli arresti, dalle autorità giudiziaria, ne chiesta la perquisizione a convalida di prove giudiziarie, se non dietro l’assenso degli altri senatori) va nel senso di togliere privilegi o aumentarli? Cane non mangia cane, ricordate? E l’aver portato le materie di pertinenza prettamente locale al Senato va nel segno dell’autonomia locale (bandiera della Lega prima versione, oggi sostenitrice del centralismo) o dello statalismo accentratore ( visto come demonio dai leghisti, sempre della prima ora)?
Insomma tirando le somme si nota che: di risparmio sui costi della politica non vi è traccia e quei 50 milioni di risparmio sugli emolumenti attuali ai senatori saranno equivalenti se non aumentati. Di contro, si accentrerà in una sola Camera il potere legislativo e se mettiamo nel conto anche il sistema elettorale questo potere sarà composto solo di nominati eccellenti e appartenenti ad aeree o partiti omogenei, in quanto il sistema eliminerà tutte le minoranze e la rappresentatività di forze e aree sociali diverse e/o minoritarie. Esattamente il contrario del concetto democratico di natura liberale e borghese alla Alexis de Tocqueville, tanto per intenderci, ma più vicino al concetto di oligarchia deii pensatori borghesi liberali, tacciato come eresia e bocciato come il contrario della libertà e della democrazia politica e sociale.
Il paradigma renziano viene confermato. Si ammanta di sceneggiature e di immagini sognatrici, di voli pindarici per nascondere la vera natura delle sue intenzioni, che si rivela solo quando dalle parole si passano ai fatti. Ma ormai i giochi sono fatti. Le illusioni raggiunto il loro scopo.