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Farmaci in gravidanza: curarsi si può

Curarsi in gravidanza è importante perché dalla salute della madre dipende la salute del bambino. Parte da questo presupposto la nuova campagna di comunicazione promossa dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che ha condotto un lungo lavoro di revisione della letteratura scientifica sull’uso di farmaci nelle donne prima, durante e dopo la gravidanza. Il risultato è contenuto in un sito dedicato, che raccoglie 270 schede sui principi attivi più utilizzati, 70 schede di patologia dedicate agli operatori sanitari e altrettante dedicate alle mamme. Si tratta di un sito, quindi, che parla agli specialisti del settore ma anche alle donne, informando sui rischi e sui benefici dell’assunzione dei farmaci in un periodo cosi delicato e suggerendo, per le patologie prese in considerazione, il trattamento ad oggi più sicuro.

“Esistono numerosi centri di consulenza teratologica in Europa e negli Stati Uniti, per la consulenza alle donne in gravidanza che, per patologie croniche o acute, devono assumere dei farmaci ” spiega il professor Maurizio Clementi, direttore del Teratogen Information Service di Padova e membro del comitato scientifico del progetto. “Dopo la tragedia del Talidomide c’è una grande paura, insieme anche a una grande consapevolezza, sui possibili danni che un farmaco può arrecare in gravidanza, non solo da parte delle donne ma anche da parte dei medici curanti e dei media. Resta tuttavia la necessità di curare le donne che lo necessitano con il miglior farmaco che sia anche il meno dannoso per il feto. Per questo abbiamo raccolto una serie di patologie, per le quali i nostri centri hanno già ricevuto molte richieste di consulenza in passato, e abbiamo confezionato delle schede che consigliano il trattamento più sicuro in gravidanza, sia ai medici sia alle mamme”.

Il Talidomide, ricordiamolo, è un farmaco che è stato ampiamente utilizzato, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, dalle donne in gravidanza per attenuare il problema della nausea e si è rivelato essere associato a embriopatie e malformazioni congenite degli arti. Ritirato dal commercio nel 1961, questo tragico flop ha evidenziato la necessità di istituire una rete di farmacovigilanza e ha definitivamente cancellato l’ipotesi che il feto sia protetto dalla barriera placentare e, quindi, insensibile a qualunque trattamento farmacologico assunto dalla madre.

In realtà, dai dati scientifici disponibili oggi, sappiamo che solo nel 2% dei casi i farmaci possono avere effetti nocivi sul feto. “Questo significa – continua il professor Clementi – che per ogni 100 bambini che nascono con delle malformazioni, solo 2 di questi casi è attribuibile ad un farmaco. Ci sono dei principii attivi che noi sappiamo essere pericolosi in alcuni periodi della gravidanza. L’acido retinoico, ad esempio, usato per il trattamento dell’acne, è noto per essere nocivo e viene quindi assolutamente sconsigliato. Alcuni farmaci sono più frequentemente associati a dei rischi, ad esempio alcuni antiepilettici. Altri farmaci, invece, sono noti da moltissimo tempo e possono essere quindi considerati sicuri; per altri, infine, non ci sono abbastanza informazioni perché sono di recente commercializzazione. Noi abbiamo tenuto conto di tutti questi aspetti, controllando tutta la letteratura, per capire quali sono i farmaci che una donna può prendere con tranquillità. Consideriamo che, spesso, avere una patologia in gravidanza è più dannoso che trattarla”.

Proprio per questo le donne non devono rinunciare a curarsi, per non esporre se stesse e il proprio bambino a possibili rischi legati alla mancanza piuttosto che alla presenza di cure. L’importante è assumere farmaci, e qualsiasi altro tipo di prodotto, in gravidanza con atteggiamento responsabile e secondo le indicazioni del medico, evitando rimedi fai da te. “Il sito è molto interessante. La sezione dedicata ai medici – spiega Salvo Di Grazia, medico ginecologo e divulgatore scientifico – fornisce, per le patologie più importanti, l’elenco dei farmaci più sicuri, analizzando il rapporto rischio/beneficio per ognuno e fornendo una bibliografia e i giusti riferimenti alla letteratura scientifica. Anche per le mamme è uno strumento utile. Spesso la donna in gravidanza è bombardata dai consigli delle amiche e viene sopraffatta dalla confusione. La paura di assumere farmaci in gravidanza è giustificata ma, quando si rendono necessari, bisogna informarsi da fonti attendibili, primi fra tutti i medici, e non affidarsi al sentito dire”.

È interessante, proprio a questo proposito, lo spazio dedicato nel sito alle terapie cosmetiche. L’uso in gravidanza della maggior parte dei prodotti per la cura del corpo, come specificato nel sito, non è stato finora associato a dei potenziali rischi, ma bisogna prestare particolare attenzione soprattutto a quei prodotti la cui composizione chimica o la provenienza non è specificata. È dello stesso parere anche Di Grazia che spiega come spesso “si tende a sottovalutare il prodotto cosmetico o il prodotto da banco perché si pensa che sia sicuro mentre, in alcuni casi, può non esserlo. Lo stesso vale anche per i prodotti erboristici. Capita di incontrare delle pazienti che portano dei prodotti che le sono stati consigliati e poi si scopre che contengono magari un’erba che si sa essere dannosa a livello fetale. Per questo è bene informarsi sempre, per qualsiasi prodotto, con il proprio medico, per capire se è il caso di usarlo oppure no.

Esistono prodotti naturali, anche molto banali, il cui effetto è stato analizzato in modo scientifico. L’effetto dell’olio di mandorle dolci, ad esempio, è stato studiato e si è visto che non ha creato nessun problema. Ultimamente anche lo zenzero, molto usato contro la nausea, è stato studiato in modo rigoroso come anti emetico e si è visto che non dà nessun effetto negativo ma, anzi, dei benefici. È importante, quindi, avere un riscontro scientifico anche per le cose più banali. Quando non conosciamo la composizione esatta di un prodotto o la sua provenienza è meglio evitare”.

Questi, quindi, i messaggi fondamentali che si vuole far arrivare alle donne in gravidanza attraverso questa iniziativa: curarsi in gravidanza è possibile e consigliato, perché dalla salute della mamma dipende anche la salute del bambino, ma bisogna farlo con responsabilità e secondo il consiglio di medici ed esperti. Anche nel caso di patologie croniche, che necessitano cure farmacologiche costanti, è possibile portare a termine con successo una gravidanza, pianificando prima con i propri medici i trattamenti più opportuni da seguire. E infine, ricordarlo ancora non è mai superfluo, informiamoci in modo corretto e da fonti attendibili.

 

A cura di Silvia Reginato

Questo articolo è stato pubblicato qui

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