Lo stato della laicità dopo le elezioni europee
Le elezioni europee hanno visto una netta avanzata degli euroscettici, un forte arretramento dei popolari e, meno pronunciato, dei liberali, e un piccolo calo dei socialisti a beneficio della sinistra radicale. Tra gli euroscettici c’è di tutto: xenofobi, neonazisti, nazionalisti, anti-islamici e anche qualche accanito clericale, che in questo scenario magmatico e spesso inquietante costituisce tuttavia una minoranza.
Dal punto di vista della laicità è importante l’arretramento dei popolari, il gruppo che più spesso si è mosso — non monoliticamente — per ostacolare l’avanzata dei diritti civili nel continente, anche se il fatto che abbiano comunque mantenuto un piccolo gruzzolo di seggi in più dei socialisti potrebbe spingere l’assemblea a scegliere uno di essi come presidente della Commissione Ue. Ci sono tuttavia nel nuovo parlamento europeo le premesse per una presenza laica ancora più vivace che nel precedente, dove già esisteva un intergruppo secolarista guidato dalla combattiva olandese Sophie In’t Veld. Facciamo anche nostra la diffusa aspirazione che l’Unione Europea non limiti il suo raggio di attività alla sola economia, ma riesca a costituire un volano di laicità, diritti e civiltà in tutti i Paesi che ne fanno parte.
Magari anche in altri. Magari soprattutto da noi. Le consultazioni svoltesi in Italia hanno visto l’indubbio successo (sorprendente anche per le dimensioni) del Partito Democratico del premier Renzi. Stando ai programmi, anche in questo caso più che di un successo laico si deve parlare di un calo clericale. Le liste afferenti al Partito Popolare Europeo (Forza Italia, Svp e Ncd/Udc) sono infatti scese da 35 a 16 seggi complessivi. Non è stato rieletto nemmeno l’iperclericale Magdi Allam, presentatosi per i Fratelli d’Italia, che non hanno raggiunto la soglia di sbarramento. Dieci eletti sono sicuramente identificabili come clericali, avendo sottoscritto l’appello per la famiglia “tradizionale” Vote for Family: Luigi Morgano (PD – Nord Ovest), Lara Comi (FI – Nord Ovest), Massimiliano Salini (NCD – Nord Ovest), Elisabetta Gardini (FI – Nord Est), Remo Sernagiotto (FI – Nord Est), Mara Bizzotto (Lega Nord – Nord Est), Silvia Costa (PD – Centro), Lorenzo Cesa (NCD – Sud), Salvatore Cicu (FI – Isole), Giovanni La Via (NCD – Isole).
La stessa cospicua pattuglia Pd (che comprende dunque due di tali clericali) sarà quindi da valutare. Le associazioni glbt hanno espresso soddisfazione per l’elezione di un congruo numero di parlamentari gay-friendly. Sarebbero addirittura la maggioranza degli eletti italiani: ma tra di essi si trova per esempio anche David Sassoli, già presidente del gruppo Pd nella scorsa legislatura, in cui si astenne nel fondamentale voto sui diritti riproduttivi delle donne.
Non sappiamo se e quanti dei nostri rappresentanti aderiranno all’intergruppo laico. Servirebbe anche nel nostro parlamento, un intergruppo laico. Sulla scorta dei risultati, le possibilità che la legislatura giunga alla scadenza naturale sono indubbiamente aumentate. Pertanto c’è il tempo necessario per approvare quel “minimo sindacale” laico (unioni civili, testamento biologico, libertà di coscienza, divorzio breve, contrasto dell’omofobia, cancellazione della legge 40) per il quale dovrebbe esistere una maggioranza trasversale disponibile all’approvazione. Il pressing Uaar non mancherà.
Cogliamo infine l’occasione per ringraziare i numerosi cittadini che, compiendo un meritorio atto civico, hanno chiesto di togliere il crocifisso dal seggio in cui l’hanno trovato. Rispetto al passato, abbiamo rilevato in generale una maggiore sensibilità dei presidenti di seggio rispetto al problema, anche se non sono mancati i confronti animati. Alcuni episodi sono anche stati segnalati dalla stampa locale: uno di questi, accaduto a Noale (VE), è stato così commentato dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini: “FOLLIA. Fosse stato per me, il Crocifisso stava al suo posto, e quel tizio la scheda elettorale se la poteva ingoiare”. Un commento che non ha bisogno di commenti.
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