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Il futuro dell’economia? La manifattura. Lo ribadisce Intesa San Paolo...

"Sorpresa, l’economia riparte dalla fabbrica”, così qualche giorno fa esordiva un articolo sul Corriere della sera on-line a commento della presentazione del Rapporto Analisi dei Settori Industriali – Maggio 2014 di Intesa-San Paolo.

Durante la presentazione, il capoeconomista di Intesa Gregorio De Felice, ha affermato che: «Dopo anni in cui la fabbrica è stata vista come una reminiscenza del passato, la “old economy” rispetto alla “new economy” , e dopo la crisi, — osserva De Felice — si torna a pensare all’importanza delle capacità e delle competenze manifatturiere. Il futuro dell’economia europea non sarà basato sui servizi, come molti pensavano ma sulla manifattura».

Insomma, con i dati, viene smentita quella vulgata propagandata da giornalisti, intellettuali,etc. e che, purtroppo, spesso ha attecchito in modo rilevante nei movimenti, secondo cui in Italia starebbero scomparendo tutte le attività manifatturiere in favore delle sole attività di servizi, ove l'unica “produzione” possibile sia quella della conoscenza e l'unica industria sia quella del “bello”, come promosso dagli ideologi di Renzi, alla Oscar Farinetti, per intenderci.

Per noi questa certo non è una sorpresa, anzi durante la stesura di “Dove sono i nostri” (che se non avete ancora letto, come ha affermato Valerio Evangelisti, peste vi colga!) e durante la nostra attività quotidiana è una realtà in cui ci siamo imbattuti diverse volte. Non ci meraviglia nemmeno che i padroni sappiano benissimo che il nostro paese e tutti quelli c.d. “avanzati” non possono fare a meno di una forte base produttiva, è solo che spesso preferiscono, aiutati dai loro cantori, nascondere la verità, non sia mai che coloro che realmente fanno “funzionare” l'economia si accorgano del loro peso, perché in quel caso sarebbero dolori...

Ad ogni modo, ecco cosa dice in breve Intesa San Paolo:

- L’industria manifatturiera tornerà a crescere nel 2014 (fatturato +1,5% in termini reali), per poi registrare ritmi di sviluppo superiori al 2% nel periodo 2015-18: in tutto il quinquennio si recuperano 80 miliardi di euro di fatturato.

- In un quadro di ritorno di attenzione nei confronti della produzione manifatturiera, con l’Unione Europea che punta a un peso dell’industria sul PIL del 20% al 2020, l’esame approfondito dei risultati degli ultimi difficili dieci anni fa emergere un ruolo da protagonista per l’Italia. Le trasformazioni registrate nell’ultimo decennio hanno ridotto la dimensione del nostro manifatturiero, che però è diventato più forte sotto diversi punti di vista: cresce la quota degli addetti nelle grandi imprese; aumenta in modo consistente il livello qualitativo delle nostre esportazioni. Certo, il sistema economico italiano è sembrato più subire che governare la trasformazione che ha visto lo spostamento di interi settori produttivi verso i paesi emergenti, continuando a rimanere più chiuso all’arrivo di investitori internazionali. Al tempo stesso, il nostro sistema produttivo ha mostrato una minor capacità (al di là di alcune eccezioni settoriali) di allargare oltre confine le proprie filiere. La propensione all’export e gli investimenti diretti all’estero sono, infatti, tuttora decisamente inferiori a quelli di altri paesi europei (Germania in primis). Per i prossimi anni ci attendiamo, pertanto, una maggiore internazionalizzazione, commerciale e produttiva, dell’industria italiana, che lascerà comunque il saldo con l’estero del manifatturiero italiano su livelli elevati, superiori ai 110 miliardi di euro nel 2018.

- Il piccolo non è più bello. Il rafforzamento nel tessuto manifatturiero e i processi di internazionalizzazione si tradurranno nei prossimi anni nel proseguimento dei processi di selezione delle imprese. Le elevate pressioni competitive continueranno anche nel medio termine [...] L’uscita degli operatori più in difficoltà comporterà comunque un recupero del ROI medio del manifatturiero (Return On Investiment, cioè il ritorno sull'investimento, è l'indice che identificata la redditività del capitale investito). Il ROI beneficerà anche di un più ottimale impiego degli input produttivi, di una migliore rotazione del capitale e di un minore assorbimento in capitale circolante indotto dalla riduzione dei tempi di pagamento.

- Nel 2014 i settori che conosceranno ritmi di sviluppo più intensi saranno, in particolare, i produttori di beni intermedi (chimici, metallurgia, prodotti in metallo), i primi a ripartire nelle fasi di ripresa ciclica, e i settori della meccanica e dell’automobile e motocicli, che potranno beneficiare della tonicità di molti mercati esteri e del rimbalzo atteso sul mercato interno per la domanda di alcuni prodotti, giunta su livelli di minimo. Nel medio termine, lo scenario vede favoriti i settori a maggiore proiezione internazionale, in particolare i produttori di beni di investimento: nuovamente meccanica, automobile e motocicli, cui si aggiungerà l’elettrotecnica [...]. Sopra la media anche i produttori a monte di questi settori, dalla metallurgia ai prodotti in metallo. In assestamento i ritmi di crescita della farmaceutica, protagonista negli ultimi anni di ottime performance [...] lenta anche la crescita dell’elettronica, condizionata dalle forti pressioni competitive sui mercati internazionali. I settori produttori di beni di consumo del Made in Italy, così come i prodotti per le costruzioni, proseguiranno nel processo di rafforzamento che pur recuperando parecchio lascerà la produzione nel 2018 su livelli lontani da quelli pre-crisi, in particolare per i comparti più condizionati dalla crisi dell’edilizia (mobili, elettrodomestici, prodotti per le costruzioni).

Qui si può scaricare la sintesi completa del Rapporto, dove ci sono anche molti grafici interessanti...

 

Foto: Serge Melki/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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