• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > Uscire dall’Euro? Il problema non è il se, ma il come

Uscire dall’Euro? Il problema non è il se, ma il come

Si è scatenata una campagna terroristica sugli effetti di un’uscita dell’Italia dall’Euro: inflazione alle stelle, mutui insostenibili che costringerebbero a vender casa, termosifoni spenti e tutti all’addiaccio, cure mediche proibitive, aziende fallite e via dicendo. Mi spiace notare che anche “Il Fatto” si sia associato a questa campagna che, vedo, ha convinto anche qualcuno dei più affezionati seguaci di questo blog, che accusa quanti sostengono l’uscita dall’Euro di essere totalmente ignoranti o sul libro paga di qualcuno (vecchio vizio pcista questo di accusare i propri avversari di essere ignoranti o venduti…). Il ragionamento è più o meno questo: l’Euro, giusta o no che fosse la sua nascita, ormai c’è ed uscirne provocherebbe una catastrofe economica senza precedenti, per cui teniamocelo perché è l’unica certezza che abbiamo.

Questo ragionamento sottintende che l’Euro sia destinato a restare in piedi, solo che lo si voglia. E questo è già il primo punto debole del ragionamento: ma chi via ha garantito che l’Euro sia destinato a restare in piedi?

L’Euro non è sorto dal nulla, ma da precise condizioni politiche ed economiche: la Germania doveva far accettare la sua riunificazione e Mitterand pensò che l’unificazione monetaria avrebbe reso più accettabile la cosa, peraltro si era in un periodo espansivo dell’economia europea e si sperava che la moneta unica avrebbe dato ulteriore spinta ai paesi meno forti, favorendo una dinamica virtuosa convergente delle diverse economie nazionali che, a sua volta, avrebbe spinto verso una celere unificazione politica.

Venti anni dopo queste condizioni non ci sono più: l’asse franco-tedesco si è notevolmente logorato, con la Francia che pencola penosamente verso gli Usa e la Germania che ancora guarda ad est, l’unificazione politica è una leggenda persa nelle brume di un futuro vaghissimo, da sette anni infuria una crisi senza precedenti dal 1929 in poi, le economie nazionali europee divergono più che mai e diversi paesi sono sull’orlo del default. In queste condizioni politiche e finanziarie, il rischio di un crollo dell’Euro è più che una semplice possibilità teorica. Non dico affatto che la fine dell’Euro sia un dato scontato, ma semplicemente che è uno degli esiti politici da prendere in considerazione.

In primo luogo, se dovessero verificarsi default di una serie di paesi come Grecia, Portogallo, Irlanda la sopravvivenza della moneta unica diverrebbe assai problematica. Se, poi, il default dovesse riguardare Italia o Spagna, non si vede come la costruzione possa restare in piedi.

Ma anche sviluppi imprevisti della crisi Ucraina potrebbero innescare dinamiche divaricanti nella Ue tali da mettere a rischio la moneta.

Senza calcolare che, ad un certo punto, i costi di mantenimento dell’unione monetaria potrebbero rivelarsi tali da rendere inevitabile l’uscita di alcuni partner, con l’effetto di un “rompete le righe” generalizzato. Che è esattamente la prospettiva più probabile a verificarsi. E non è detto che ad iniziare debbano essere i paesi deboli come Grecia o Portogallo: potrebbe iniziare uno scollamento anche di uno dei paesi forti e persino la Germania non è esente da queste tentazioni.

E se la cosa non sarà stata preparata e dovesse avvenire con un improvviso crack (poco importa se finanziario o politico), allora le condizioni potrebbero essere esattamente quelli descritti di una tempesta devastante. E qui si capisce cosa non funziona nel ragionamento degli “euristi ad oltranza”: non prevedere il rischio di un crollo improvviso della moneta e non capire che dalla moneta unica si può uscire in modo scarsamente traumatico, a condizione che questo avvenga nei modi e nei tempi opportuni.

Paradossalmente, i fautori di “Euro o muerte” ragionano allo stesso modo della Lega e dei populisti che tanto disprezzano. E infatti loro ed i populisti sono solo le due facce della stessa medaglia. I populisti più estremi prospettano una uscita dalla moneta unica, con ritorno alla moneta nazionale, con una decisione semplice ed immediata: hic et nuc! E gli “euromani” ragionano solo su questo scenario. Ma dall’Euro non si può uscire come da una festa fra amici: “Scusate dobbiamo andare: abbiamo lasciato i bambini soli a casa”.

Dopo di che, liberatici dall’orrenda moneta, tutto ricomincia a girare per il verso giusto e le economie periferiche d’Europa rifioriscono d’incanto. Qui è bene dire che, se è vero che l’Euro è una camicia di forza e le politiche di austerità che lo accompagnano sono un disastro, però non è la causa di tutti i mali, liquidata la quale, tutto va a posto.

Queste sono leggende: al di là dell’Euro, c’è una crisi mondiale che continuerebbe anche dopo la sua fine e che richiede un ripensamento complessivo dell’ordinamento neoliberista dell’economia mondiale.

In secondo luogo non è detto che la fine dell’Euro debba segnare necessariamente il ritorno alle monete nazionali o che questo debba essere un approdo definitivo. Ci sono molte soluzioni intermedie come, ad esempio, lasciare l’Euro come unità di conto (come era l’Ecu) cui agganciare le monete nazionali, con larghe bande di oscillazione prestabilite, in modo da dare il tempo di far riprendere la bilancia dei pagamenti dei paesi del sud Europa. Oppure adottare, per un certo periodo, un regime di doppia circolazione, con retribuzioni date in parte con una moneta e in parte con l’altra. Dopo di che, superato il momento peggiore, si può tornare a ragionare sulla cosa.

Ovviamente, l’operazione di passaggio sarebbe abbastanza complessa e richiederebbe approfonditi negoziati per regolare tutte le materie relative (ad esempio, la conversione dei mutui nelle nuove monete, senza danni per i mutuatari, tanto per dirne una). D’altra parte, neppure il passaggio all’Euro è avvenuto in due minuti: da Maastricht all’entrata in funzione della moneta unica sono passati ben 10 anni. E dunque anche questo passaggio richiede i suoi tempi ed i suoi modi di attuazione.

Soprattutto, non è detto che la Ue debba restare questo mostro onnivoro che è oggi: di fatto questa fusione delle tre europe (del nord, del sud e dell’est) non ha molto funzionato né politicamente (e si pensi al fianco est), né economicamente (e si pensi al fianco Sud). Forse l’ipotesi di una unificazione politica potrebbe essere più facilmente realizzata fra paesi più omogenei, con tre federazioni a sua volta alleate fra loro. Tre federazioni europee (del nord, del sud, dell’est) sembrano una soluzione più praticabile di un’improbabilissima unione politica di tutto il continente e la questione della moneta potrebbe trovare uno scioglimento in questo ordinamento a tre.

Insomma, la Storia non è finita, come pensava di Francis Fukuyama, e l’esistente è solo il presente. Non l’eternità.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.107) 15 maggio 2014 18:33

    C’è sempre un imbecille che da’ un voto negativo senza spiegarne i motivi.

    Il bello è che questi cretini non capiscono che bisogna votare la buona o cattiva fattura dell’articolo, non se si è d’accordo o in disaccordo con le idee dell’autore.
  • Di (---.---.---.243) 15 maggio 2014 20:12

    Puoi rigirare la frittata come ti pare, ma l’uscita dall’euro che M5s, Lega e Fratelli d’Italia vogliono sarebbe per l’Italia un disastro dell’ordine della seconda guerra mondiale. I più colpiti ovviamente saranno i percettori di redditi fissi, stipendiati e pensionati, ma anche gli altri non se la passerebbero bene. Se mai Grillo dovesse spingere le cose verso questo esito credo che avremo dopo un po’ un nuovo piazzale Loreto.

  • Di (---.---.---.139) 16 maggio 2014 00:04

    Non ho capito l’intreccio politiche economiche UE con EURO, colpa mia naturalmente. Di finanza non capisco nulla ma la finanza affinchè possa produrre danni deve essere collegata a bolle speculative in qualche modo reali, l’ultima è stata più che altro una autentica truffa, ma questi truffatori si chiamano John Smith non Totò.

    Faccio rilevare che l’EURO oggi è a 1,37 su dollaro.
    Non fosse per i PIGS, probabilmente sarebbe a 1,50 ed oltre. Sarebbe la debacle per i Paesi manifatturieri Europei che vedrebbero le loro esportazioni penalizzate verso il mercato più grande del mondo, gli USA; naturalmente il risparmio su energia e petrolio sarebbe una manna, ma dove è il confine "utile" fra risparmio energetico e minore produzione/esportazione??

    Già la situazione attuale comincia a mostrare segni di usura: Euro troppo forte su Dollaro,dunque maggiori difficoltà ad esportare; d’altra parte anche gli USA sono produttori, le loro esportazioni sono favorite verso la UE.(alla Germania comincia a non piacere più) 

    Crollo della moneta EURO, come dovrebbe avvenire? al limite si deprezzerà, cos’ha a che fare questo con le politiche liberiste della troika?? cambiamole, con il voto...!
    Sicuro che sarebbe molto diverso se avessimo ognuno la propria moneta o ripristinando il Serpente Monetario? molti anni fa fummo costretti ad uscire dallo SME ed inizialmente sembrava tutto bellissimo, poi andammo in crisi nera....!

    Guardate che l’introduzione di una politica di tipo Keynesiano con qualche controllo sui bilanci e gli sprechi di alcuni Stati sarebbe sufficiente. La reintroduzione di regole/distinzione tra attività bancaria ed attività finanziaria...magari! 

    Le politiche liberiste ed anti welfare che ci vengono imposte hanno poco a che fare con l’economia reale e molto con la cessione di sovranità alle politiche di grandi multinazionali di tutti i tipi, di origine o sostenute dagli USA da una parte e la disunione europea in termini politici e fiscali, dall’altra. Ma siamo noi gli elettori: i Barroso-Merkel-Cameon & Co ce li mandiamo noi a comandare. 

    la BCE, quindi l’EURO, non può che adeguarsi alle politiche dell’Unione, l’Euro è un mezzo. Da discutere e migliorare sono le politiche, quindi l’Unione stessa; l’uscita dalla stabilità Euro per un Paese debole ed indebitato come il nostro sarebbe certamente un massacro. 

    Un Saluto
    Enzo



     


  • Di (---.---.---.180) 16 maggio 2014 11:54

    la regola che dice che in un paese con bilancia commerciale fortemente positiva si ha una rivalutazione della moneta.Chiaramente è una regola empirica e non ricordo che ci siano teoremi che la affermano ma di solito avviene cosi.

    • Di (---.---.---.21) 16 maggio 2014 17:24

      > la regola che dice che in un paese con bilancia commerciale fortemente positiva si ha una rivalutazione della moneta

      ...fino a quando il paese in questione è contento, dopo di che la banca Centrale comincia a battere moneta e...

      Il problema è che la BCE non ha un vero controllo sull’Euro. L’Euro si apprezza e la BCE non può fare altro che mantenere bassi i tassi d’interesse (se li alzasse, l’euro si apprezzerebbe ancora di più).

      La BCE non può stampare moneta, perché la Germania e altri (pochi) paesi nordici non vogliono fare regali al sud. Fino a quando reggono, gli va bene. Quando cominceranno a risentire di un euro troppo forte anche per loro, "magicamente" sarà possibile deprezzare l’euro. Noi del sud non abbiamo da fare altro che aspettare e subire.

  • Di (---.---.---.15) 18 maggio 2014 11:58

    Avanti e indietro >

    La cosa di cui non si parla (non si vuole parlare) sono i tempi di "reazione" dei mercati finanziari. Per entrare nell’Euro ci sono voluti degli anni ed una serie di manovre di aggiustamento.

    Immaginate che cosa accadrebbe domani se si decidesse di uscire dall’Euro dal 1° luglio.

    Tutti metterebbero in conto una svalutazione. Ci sarebbe la corsa (assalto) a ritirare dalle Banche i propri risparmi in Euro. Nessuno pagherebbe i debiti in scadenza prima del 1° luglio. Gli operatori finanziari "svenderebbero" i nostri Titoli di Stato. Ecc, ecc.

    In sintesi. Nessuno saprebbe come fissare il tasso di cambio della nuova moneta. La prima regola dell’economia è andare Avanti con metodo ... 

  • Di (---.---.---.25) 18 maggio 2014 12:08

    Scusa, ma hai letto l’articolo? Dove sta scritto che si debba uscire dall’Euro il 1° luglio? Mi pare di dire il contrario e di prospettare una soluzione concordata fra tutti e noin una decisione unilaterale.
    Perchè polemizzi con avversari di comodo?

    • Di (---.---.---.15) 18 maggio 2014 20:06

      Primo. Con "immaginate" di norma si introduce un esempio pratico utile (si spera) a spiegare.

      Secondo. Cosa significa una uscita "concordata fra tutti"? Si vuole "immaginare" che gli altri partner europei si facciano carico del buon esito di una nostra decisione? Che magari si impegnino a "difendere" la nostra nuova moneta dai prevedibili attacchi speculativi?

      Per caso qualcuno pensa che l’Italia "pesa" quanto la Cina? 

       

  • Di paolo (---.---.---.115) 18 maggio 2014 19:12

    Dal momento che nessuno ( e quando dico nessuno dico proprio nessuno ) è in grado (chiacchere a parte) di quantificare il saldo tra i pro e i contro di una eventuale uscita dall’euro , pur escludendo una iniziativa unilaterale e con un accompagnamento concordato , a questo punto mi sembra che continuare a discuterne sia soltanto un esercizio puramente virtuale e propagandistico .
    Mi sembra di capire che anche l’autore dell’articolo abbia forti perplessità nel merito , dal momento che le incognite sono tali e tante da farlo ritenere un vero e proprio salto nel buio .

    Ora che l’euro sia nato deforme è fuori discussione , probabilmente ha prevalso "l’ambizione" politica del momento a discapito della corretta e ponderata fattibilità , ma ormai ci siamo dentro fino al collo e non possono essere gente del " calibro " di Grillo , Paolo Barnard piuttosto che l’economista della Lega Claudio Borghi ha convincerci che uscire conviene .
    Cosi’ come è del tutto inutile seguire i precetti di economisti premi Nobel ,tutti regolarmente di matrice culturale angloamericana ( Stiglitz in primis) , che hanno evidenti interessi di parte dal momento che un euro moneta rifugio a livello planetario andrebbe a discapito sia del dollaro che della sterlina . E’ da sempre che USA ed Inghilterra remano contro con attacchi speculativi , titoli spazzatura ecc...

    Ergo faciamola finita e concentriamoci su chi e su come si può rimettere questo paese in carreggiata ,risolvendo i mali enedemici che ci affliggono , per poi avere la giusta autorevolezza in sede UE . Il tema "uscire dall’euro " dovrebbe scomparire da questa campagna elettorale .
    Se poi ci sono politici , partiti , economisti , imprenditori , giuristi , media ecc. che propendono per l’uscita tout court , e qualora ciò dovesse avvenire sulla base di queste spinte , dovranno essere poi chiamarli a risponderne civilmente ( io direi anche penalmente) .
    Non si fanno i danni e poi ti saluto Caterina .
    Cominciamo a riaffermare il principio della responsabilità : chi rompe paga .

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità