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Che genere di maternità? Diritti, pretese, scelte

Festa della mamma. Tra donne che bucano preservativi, marce per la vita e circoli mammoni.

In realtà, la celebrazione nasce da Julia Ward Howe, poetessa e attivista pacifista e abolizionista statunitense, che nel 1870 propone l’introduzione del Mother’s Day for Peace, per onorare quelle donne che avevano perso i figli in guerra e riflettere sulla necessità della pace.
Le attività della giornata comprendevano degli incontri di riconcialiazione tra madri che avessero perso i figli in battaglia morti in eserciti rivali della Guerra Civile. Le donne si consolavano vicendevolmente non condannandosi a vicenda, ma trovando nella guerra l’unica responsabile del loro dolore.

La prima a celebrare la Festa della mamma in epoca moderna è stata invece Ann Jarvis, istituendo nel 1908 i “Mother’s Day Work Clubs”, in memoria di sua madre, altra attivista pacifista statunitense. Lo scopo di queste associazioni era lavorare contro il propagarsi di malattie infettive tifoidi e migliorare le condizioni di vita e di salute delle donne.

motherhood

E’ nel 1914 che, sempre negli USA, la Festa diventa ufficiale: il Congresso delibera di festeggiarla la seconda domenica di maggio e il senso della celebrazione vira verso l’espressione della gratitudine e il rispetto per le madri, abbandonando la matrice civile e pacifista che la aveva istituita in origine.

E diventando così uno degli eventi commerciali più remunerativi dell’anno, secondo solo al Natale (gli statunitensi ogni anno spendo quasi 20 milioni di dollari in biglietti e regali per questa occasione).

Contro il grande mercato aperto intorno a questa giornata, si scagliano in molte di quelle che avevano pensato a qualcosa di diverso per occuparsi di donne e maternità.
Così Jarvis dice: “Quelli che traggono profitto dal Mother’s Day sono ciarlatani, banditi, pirati e termiti che stanno minando uno dei movimenti e delle celebrazioni più fini, nobili e onesti”

In Italia la Festa arriva negli anni ’50. Con tutti quei costumi statunitensi che ci invadono insieme al Piano Marshall. Nel nostro Paese però la giornata assume aspetti ancora diversi, abbandonando la celebrazione della madre nel suo ruolo sociale o biologico, come negli USA, e valorizzandone invece il valore religioso, come simbolo di vita e di amore per la vita.

Jarvis non ebbe mai figli, non fu mai madre. E non ebbe neanche una madre a supportarla, se è per questo: morì prima che realizzasse la sua iniziativa. Anche le donne che prendevano parte agli incontri di Howe non avevano più figli, erano morti in guerra.
Ma vedevano comunque l’opportunità di mettere in gioco le loro scelte di vita in funzione di una collettività più ampia. Anche questo è rilevante nell’interpretare il sentimento civile che muoveva l’istituzione di una giornata invece poi strumentalizzata ai fini di propagandare il ruolo biologico femminile o la sua, ancora più rigida, interpretazione religiosa.

Oggi le madri sono celebrate come angeliche portatrici di vita, garanti della casa, della famiglia, e per farlo si comprano fiori, cioccolatini, peluche. Per quelle che saranno mamme a breve, per l’occasione sono state messe in commercio online anche delle buste per il vomito delle nausee mattutine in gravidanza, dai colori molto femminili e glamourIncinta e nauseata, ma con stile insomma.

bags

Prendo spunto da questo articolo di BitchMagazine per suggerire altri possibili modi di celebrare la maternità, senza buttare soldi in buste per vomitini alla moda o santificare il ruolo della genitrice. Ad esempio, si potrebbe…

Trasformare i problemi in azione.
Lottare perchè essere madre non voglia dire lavorare il triplo di una donna senza figli, potrebbe essere una buona pretesa. Come la genitorialità condivisa con il partner, la riconquista dei propri spazi e delle proprie ambizioni anche nella sfera familiare.

Reclamare la paternità.
Senza che sia un favore, senza che sia una concessione. Perché se i figli si fanno in due, soprattutto dovrebbero essere cresciuti in due. Perché si legge di continuo che, dalle baby squillo ai ragazzini sbandati, la colpa è delle madri che non li hanno educati bene.
Perché ad una madre che ha perso un figlio ucciso dalla polizia arrivano gli insulti che le dicono che se lo avesse cresciuto bene, non sarebbe finito così. Reclamare il ruolo sociale della paternità assolverebbe LA madre da avere tutte le responsabilità sulla vita di un figlio, persino quelle più assurde, come di farlo diventare gay se troppo affettuosa, un violento se troppo distante.

Collettivizzare il tempo.
Invece di disperderlo a recriminare le scelte di vita altrui, prenderci carico di una collettività femminile potrebbe essere una via di autodeterminazione. Che ogni figlio sia voluto. Che ogni madre lo voglia. Pro Choice!

Pretendere il diritto all’aborto.
Contro le gravidanze imposte e la mancanza di libertà di scelta che ampiamente si impone nel nostro Paese. Quindi lottare, anche da madri, contro chi la maternità la usa per fare propaganda di valori patriarcali. Di ave marie, di fasci littori, di timori benpensanti. Perché la scelta di essere madre, pretende da sè quella di non esserlo e negare questo diritto alle donne equivale a pensarle come incubatrici.

Avere due madri.
O due padri, ovviamente. Perché avere un figlio non sia alla mercé di chi ci vuol far credere che la natura sia quella che esclude gli omosessuali dalla potenzialità di formare una famiglia. La natura è quella che ci porta ad amare e amare chi ci pare nel modo che vogliamo.
Non marginalizzare E se questo vuol dire subire discriminazioni, insulti, aggressioni, le combatteranno anche le donne eterosessuali autorizzate ad avere una famiglia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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