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La GDO morirà per overdose: aperture festive e promozioni selvagge

 In questi giorni il tema lavoro nella GDO (grande distribuzione organizzata) riempie le pagine dei giornali: sterilmente, tutti ne parlano, tutti vogliono dire la propria sulle aperture festive, sul dover o meno lavorare a Pasquetta, pochi dimostrano di capirne davvero qualcosa. Mai come in questo caso il problema non dipende da una sola parte, il problema è partecipato da tutti i soggetti in causa, senza distinzione. Mi riferisco alle aziende ovviamente, ma anche ai sindacati e a tutti noi cittadini che siamo i potenziali clienti, tutti insieme complici del delitto perpetrato ai danni della dignità e della qualità di vita di cui ogni essere umano dovrebbe aver diritto.

Negli ultimi decenni la grande distribuzione organizzata ha prodotto incessantemente posti di lavoro, mentre l'industria e il settore tradizionale perdevano pezzi, la GDO ha continuato a macinare fatturati e utili e ad assumere personale di vendita. Questo ha permesso alle aziende del settore di fare il bello e cattivo tempo, di imporre alle organizzazioni sindacali la legge del più forte, associazioni sindacali che con il passare degli anni hanno perso efficacia e si sono trovate a dover rinunciare, meglio, dover abbozzare su questioni un tempo ritenute irrinunciabili. Pertanto, da un numero ristretto di aperture domenicali concesse annualmente si è passati alla piena e selvaggia liberalizzazione delle stesse che con il tempo ha finito per trascinarsi dietro anche le festività fino a quel momento ritenute sacre e intoccabili.

Il prossimo passo saranno le aperture notturne? Di chi è la colpa? Di tutti, nessuno escluso.

I sindacati hanno peccato e non poco, essi hanno fatto la voce grossa con i deboli e gli agnellini con i forti, dove la GDO per i motivi che ho detto prima era i forti. Per non parlare dei soliti favori: un passo indietro su una trattativa in cambio di assunzioni compiacenti. Troppe volte i sindacati hanno fatto finta di difendere i lavoratori, troppe volte in occasione di contenziosi si sono accordati con le aziende alle spalle dei più deboli. Oggi i sindacati contano molto poco, troppo poco.

Le aziende della GDO hanno la fetta di colpa più grande in questa faccenda. Anziché puntare su un business etico e lungimirante hanno basato le loro strategie di marketing e commerciali su fondamenta fragili, e redditizie solo nel breve termine. Hanno scommesso su due macro fattori: promozioni e aumento delle ore di apertura. Anziché, appunto, investire sui servizi, sulla formazione del personale, su di un commercio che avesse dei contenuti anche etici e sociali: hanno giocato a farsi la guerra tra loro a colpi di offerte promozionali e di aperture straordinarie. Ho sempre sostenuto che la grande distribuzione organizzata sarebbe morta per overdose, quella da offerte speciali. Ormai non sono più in grado di vendere una scatola di tonno se non in offerta e questo perché hanno ridotto il concetto di vendita al solo fattore prezzo, tralasciando un universo incontaminato di opportunità, un business che si sposasse più su valori sociali ed etici. Le promozioni selvagge e l'aumento delle ore di apertura hanno drogato i fatturati irrimediabilmente, giungendo ad un punto di non ritorno, al rischio di overdose appunto, fatturati gonfiati ma privi di contenuti strutturali e soprattutto poveri di marginalità.

Tutti noi clienti abbiamo la nostra cospicua parte di colpa, perché a nessuno importa se dietro ad un centro commerciale aperto a Pasquetta ci sono decine di persone costrette a lavorare, e quindi decine di famiglie impossibilitate a riunirsi nel giorno di festa, o meglio, che dovrebbe essere di festa. A noi importa solo soddisfare i nostri capricci e quindi anche quello di poter andare a fare la spesa di domenica, soprattutto se piove e non sappiamo cos'altro fare, oppure a Pasquetta: e perché non allora a Natale o di notte?

Facciamoci tutti un esame di coscienza e interroghiamoci se quello che stiamo costruendo è il mondo in cui vorremmo vivere, e soprattutto, se quello che stiamo creando è il mondo che vorremo lasciare ai nostri figli.

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