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10 canzoni che la CIA usa per torturare i prigionieri accusati di terrorismo

Non solo waterboarding. Le tecniche di tortura sono vaste e variegate, e tra queste vi sono quelle tecniche ideate con il fine di “disorientare, sfinire, prolungare lo shock della detenzione”, che ad una prima analisi possono non sembrare tecniche violente, ma che in realtà lo sono eccome; sono le tecniche di tortura psicologica.

Immaginate di essere immobilizzati su una sedia mentre nell’aria si spande da una trentina di ore “We are the champions” dei Queen. A tutto volume. È successo a Donald Vance, veterano dell’esercito finito in un campo di prigionia in veste di sospettato collaboratore dei terroristi.

Mark Hadsell, membro dell’ US Psychological Operations team, ha provato a spiegare l’efficacia di questo metodo, dicendo che “se si ascolta musica per 24 ore, le funzioni del cervello e del corpo iniziano ad indebolirsi, il filo logico dei pensieri rallenta e la vostra volontà si rompe, ed è in quel momento che bisogna iniziare l’interrogatorio”.

Questi metodi sono sempre più utilizzati per via della loro apparente “innocenza”, rispetto ad altri metodi che sarebbe molto più complicato, eventualmente, giustificare al pubblico ed ai cittadini.

Qui sotto c’è un elenco di canzoni che secondo i torturati sono state usate dalla CIA contro di loro.

The Real Slim Shady – Eminem – Usata contro Binyam Mohamed, per 20 giorni consecutivi.

Take Your Best Shot – Dope – Usata contro Ruhal Ahmed, per tempo indeterminato, diverse volte.

Dirrty – Christina Aguilera – per Mohammed al Qahtani, uno dei sospettati per gli attentati dell’11 settembre 2001.

Zikrayati (My Memories) – Mohamed el-Qasabgi – su Ahmed al-Qahtani. Questa musica “familiare” servì a far emergere sensi di colpa nel sospettato, visto che i precetti del Corano vietano questi svaghi durante il Ramadam.

Babylon – David Gray – questa canzone, con le sue citazioni bibliche, insieme ad altre canzoni con un retroterra culturale americano – come “America” di Neil Diamond, oppure “Born in Usa” del Boss -, sono usate per far sentire il prigionieri “fuori casa”, non al sicuro, per rompere ogni resistenza attraverso espressioni e parole ritenute estranee culturalmente.

I love you – Barney - immaginate di ascoltare per giorni consecutivi questo motivetto. Dopo quanto tempo impazzireste? È una delle canzoni più usate a Guantanamo, quindi cercate di fare i bravi e non socializzate con possibili terroristi di Al Qaeda.

Saturday Night Fever – Bee Gees – raccontata in un libro di memorie sulla detenzione a Guantanamo da Moazzam Begg, questa canzone veniva fatta ascoltare per giorni, in stanze completamente buie, a diversi prigionieri contemporaneamente.

Sì, la crudeltà umana è arrivata fino a questo punto. Secondo Justine Sharrock questo tema, per così dire, “allegro”, è utilizzato dopo lunghe sessioni di tortura a base di musica molto più pesante, come il metal. Il passaggio da una sessione all’altra può essere destabilizzante.

The Beautiful People – Marilyn Manson – queste canzoni erano utilizzate soprattutto contro prigionieri che arrivavano da territori rurali, e che mai erano entrati in contatto con il genere musicale occidentale.

Fuck your God – Decide - spesso i militari che per forza di cose rimangono per tempi prolungati ad ascoltare le stesse canzoni in loop a cui sono sottoposti i prigionieri, subiscono a loro volta dei disturbi. Tony Lagouranis stette in giorno a contatto con questo pezzo metal e si rese conto di esser stato per un po’ molto più aggressivo di quanto non fosse solitamente.

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