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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Un autoritratto di Miroslav Kraljevic, modernista croato

Un autoritratto di Miroslav Kraljevic, modernista croato

Si è aperta da poco e chiuderà il 15 giugno alla Galleria d’Arte Moderna Internazionale di Ca’Pesaro, inserita cronologicamente nel percorso espositivo al primo piano, una piccola, interessante, significativa mostra: Un autoritratto di Miroslav Kraljevic, modernista croato.

Nato a Gospic, figlio di un’illustre famiglia nobiliare, il 14 dicembre 1885, Kraljevic rappresenta per tanti versi il primo pittore croato del modernismo, e la sua opera un sintomo dello spirito moderno dei tempi. Realizzata in stretta sinergia tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e la Moderna Galerija di Zagabria, che lo scorso anno, in occasione del centenario della morte dell’artista (Zagabria, aprile 1913), vittima della tisi a soli 27 anni, gli aveva dedicato un’importante retrospettiva, la mostra espone una selezione di 20 opere tra dipinti, disegni, acquarelli e guazzi – il guazzo indica una tecnica pittorica e l’opera dipinta con tale tecnica, in cui i colori vengono impastati con gomma arabica ed acqua – che vanno a colmare una lacuna storico-artistica per il pubblico italiano, restituendo al contempo un artista sorprendente per finezza espressiva e abilità tecnica.

La maggior parte dei dipinti e disegni visibili è datata tra il 1911 e il 1912, quando, in un periodo di soli 13 mesi, Kraljevic soggiornò a Parigi, dando vita probabilmente ad una delle trasformazioni più complesse dell’arte croata di quell’epoca : un mutamento che getterà le basi per i passi avanti succedutisi immediatamente subito dopo la sua morte e riscontrabili soprattutto nelle opere dei pittori che segneranno il secondo e gli inizi del terzo decennio del Novecento. Nella mostra prevalgono gli autoritratti, da "Autoritratto con cane", il suo primo capolavoro, dipinto nel 1910 a Monaco di Baviera, alla fine della sua formazione accademica, subito accolto con immenso favore dalla critica, all’ultimo, "Autoritratto’ (Zagabria, 1912)", concluso sei mesi prima di morire, che testimoniano tutti sia la nascita, sia la morte graduale. 

Nell’ambito dei motivi della metropoli parigina, assumono un posto significativo nella pittura di Kraljevic i temi delle caffetterie, dei bar, dei music-halls e delle bettole, in cui pulsa la vita e in cui ci si diverte. Sono luoghi che evocano la modernità concepita in un certo modo con Manet, che dura anche al tempo di Kraljevic in una manifestazione più sfarzosa, viva e complessa. La sua rappresentazione delle bettole diventa universale, perché trova e seziona lo stesso spirito in epoche diverse : da quella trascorsa, che è per l’artista impulso primo e stimolo, attraverso la propria epoca, sino a quella che egli anticipa, ossia l’epoca dell’espressionismo nella pittura croata che i diretti seguaci affermeranno nella mostra del "Salone primaverile zagabrese(1906-1921)". 

In occasione della mostra, che si è inaugurata in concomitanza con il primo anniversario dell’entrata della Repubblica di Croazia nell’Unione Europea, è prevista all’Ateneo Veneto, mercoledì 14 maggio, una conferenza e la proiezione di un film sull’artista. 

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