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Il “No euro” come mistificazione del mainstream mediatico

Nei tempi recenti dappertutto si parla di “euro si, euro no”: dai talk-show televisivi al bar sotto casa, dai comizi per le europee ai blog in rete. Il dibattito sull’euro e sull’Europa impegna tante persone autorevoli e non, impegna l’opinione pubblica e il mainstream mediatico, in Italia come all’estero.

Le prossime elezioni europee vedranno il confronto tra i “difensori” dell’euro e dell’Europa e il fronte degli euroscettici che sembra diventare sempre più potente.

Molti in Italia cavalcano l’onda euroscettica rinforzata dall’affermazione forte in Francia del Front National di Marine Le Pen alle recenti elezioni amministrative. Molti propongono slogan come “Basta euro”, “No euro”, “Fuori dall’euro” etc.

Per quanto riguarda l’Italia l’euro sicuramente ha portato tanti problemi, come anche l’Europa: misure di austerità e rigore, riforme al mercato del lavoro e alle pensioni, tasse sempre crescenti e, come conseguenza delle cose citate, disoccupazione, aggravamento del clima di recessione economica già presente, cassintegrati, esodati, scoraggiati e così via.

L’euro è un problema per l’Italia per tanti versi ma non è l’unico problema: additare tutte le colpe dei nostri problemi all’euro è fuorviante e riduttivo. Il debito pubblico per esempio è addebitabile tra l’altro al “malcostume” italiano costituito da decenni di familismo, favoritismi vari, clientelismo, nepotismo, sistema di scambio voto-favore etc.

L’incompetenza dimostrata negli ultimi venti anni e anche prima di classi politiche di destra, di sinistra e di centro non è addebitabile all’euro e certamente sono stati sempre gli italiani a votarli e non qualcun altro.

Inoltre il “fenomeno Renzi” che dai recenti sondaggi sembra sempre più acclamato dagli italiani sta difendendo l’euro e il “vecchio” della politica italiana portando un cambiamento così flebile e irrisorio da risultare “invisibile” a molti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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