La laicità si è fermata a Malta
Nel 2010, proprio in questi giorni di aprile, Benedetto XVI compì un viaggio apostolico a Malta. Colse l’occasione per elogiare apertamente la legislazione dell’isola: “altre nazioni possono imparare dal vostro esempio cristiano”. Malta era l’unico stato dell’Unione Europea a non riconoscere il divorzio, e il papa tedesco spronò le istituzioni locali a “continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia”.
Sono passati quattro anni, da allora. A parecchi maltesi sembreranno addirittura secoli. Nel maggio 2011 un referendum consultivo vide la maggioranza della popolazione favorevole alla legalizzazione del divorzio. Due mesi dopo il divorzio diventava legge. L’altro giorno si è realizzato un altro passo avanti: il riconoscimento giuridico delle unioni civili, siano esse omo o eterosessuali. È stato garantito loro anche l’accesso all’adozione. Ha votato a favore il partito laburista, mentre il partito nazionalista si è astenuto pur sostenendo il provvedimento sulle unioni civili, in quanto contrario alle adozioni a gay e lesbiche. Non si è registrato alcun voto contrario.
Certo, c’è ancora molto da fare a Malta: per esempio, abortire è ancora vietato. E il percorso legislativo non è stato semplice: il presidente uscente si era rifiutato di firmare il provvedimento sulle unioni civili, che sarà ora ratificato dalla subentrante (eh sì: dal 4 aprile Malta ha anche una presidente donna). La Chiesa cattolica ha opposto una durissima opposizione al provvedimento: mons. Charles J. Scicluna, membro della Congregazione per la dottrina della fede e a lungo collaboratore di Joseph Ratzinger, aveva definito il progetto di legge “un atto gravemente immorale”. Papa Francesco si era detto addirittura “scioccato”.
È vero: un’accelerazione laica così rapida in uno dei bastioni del cattolicesimo più conservatore può sembrare scioccante. Eppure, dovrebbe essere ancora più scioccante constatare quanto sia fermo il nostro paese, ormai circondato da nazioni che mostrano un notevole dinamismo laico. Siamo governati da un Renzi che non ha nemmeno aperto bocca per commentare la sentenza della Consulta sulla liceità della fecondazione eterologa: la laicità non fa parte del suo vocabolario e, del resto, nove anni fa lui era apertamente contrario. Vien da pensare che quanto sosteneva quattro anni fa a proposito di Malta, Ratzinger oggi lo direbbe a proposito dell’Italia. Anche se è difficile, oggi, trovare ancora qualche paese che voglia “imparare” dal nostro esempio clericale.
Di Raffaele Carcano
Pubblicato nel blog UAAR di MicroMega il 16 aprile 2014. Segnaliamo anche “Diritto ecclesiastico: lo scandalo silenzioso” di Adele Orioli.
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