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Lettera a Napolitano: gli insulti di Grillo che parafrasa Levi in un mix di politica e storia

Gentile Presidente,

sono una professoressa del liceo Gassman di Roma che ad ottobre scrisse a Repubblica, che civilmente e democraticamente mi diede ascolto e pubblicò la lettera che riguardava la dolorosa morte del ragazzo gay a Roma.

Oggi mi trovo a scrivere per tutt’altro motivo, per esprimere lo sdegno della popolazione civile verso quello che il signor Beppe Grillo ha scritto sul suo blog usando “liberamente” la poesia di Primo Levi e stravolgendo la scritta sul cancello di Auschwitz. Ma forse è più commestibile la notizia precedente. Scrivo con il dolore ed il pensiero per il futuro di tutti i nostri ragazzi.

Ma i fatti fanno notizia, al di là del dolore singolo o collettivo che si vive, fanno notizia se sono “commestibili”, ignorando realmente i drammi di un singolo o di una collettività. Ma io continuo a credere che non siano disgiunti, ma volti della stessa barbarie umana: l’indifferenza.

Che diremo domani ai nostri alunni nelle nostre classi? Che va bene tutto, che tutto si può fare, che una parodia è in fondo una cosa innocua, che problema c’è in una società dove si può insozzare ogni cosa, un paese che non ha più memoria, dove è così difficile per i nostri ragazzi orientarsi, dove gli esempi che hanno nella nostra pseudo-politica sono quello che sono.

Siamo davanti ad un disastro dei pensieri e dei sentimenti, dinanzi al niente assoluto, un niente che consente a un qualsiasi sciatto, arrogante, di riversare ovunque l’immondizia, la rabbia, il livore, l’ignoranza e l’insensibilità che ha dentro.

Ma ancora esiste un’Italia civile e quello che ha fatto il signor Grillo non lo permette proprio; e poi veramente egli non può permettersi di fare alcuna “licenza poetica”, non se la può proprio permettere; Levi non ha bisogno di essere rivisitato, ma solo ricordato e letto con grande rispetto. Tanto più non può avvicinarsi nemmeno lontanamente a quello che è stato ed è ancora Auschwitz e la Shoah. Io credo, spero, che Grillo non abbia mai visitato quei luoghi di orrore e di dolore, perché sennò non ne parlerebbe in questo modo, o forse sì, chissà…forse non sa parlare altrimenti, forse è veramente così e forse questo episodio ha fatto si che si mostrasse agli italiani il vero Grillo. Visiti quei luoghi se non c’è ancora stato, provi a sentire l’aria, l’odore di morte che ancora li impregna, provi a parlare con qualcuno dei pochi sopravvissuti che sono ancora vivi, ascolti i loro racconti, li guardi, accolga le loro lacrime come le hanno raccolte i miei ragazzi del liceo che sono andati in visita ad Auschwitz, e provi poi, dinanzi a quei volti anziani a fare una licenza poetica o dell’ironia.

No, signor Beppe Grillo, nessuno, ma proprio nessuno può permettersi di “far strumento” del più grande dramma del '900 e dello sterminio di milioni di esseri umani per i propri scopi; nessuno può permettersi di ironizzare su quella scritta posta all’entrata di Auschwitz, scritta sotto la quale sono passate vite, di uomini, donne e bambini, per incontrare un orrore che ora lei si sente in diritto di “usare liberamente”.

Domani saremo costretti a rettificare con i nostri ragazzi, nelle nostre classi, che non ci si può permettere tutto, che non si può assolutamente, che certi fatti sono sacri perché hanno significato dolore per milioni di persone; perché non è vero che tutto passa così nella nostra indifferenza, che bisogna imparare a fermare con le nostre parole, perché le parole hanno una loro potenza, quello che toglie la dignità all’altro uomo, che vuole cancellare la storia, appiattire tutto in una melma senza memoria e senza valore, dove ognuno poi, può far scivolare indisturbato, i propri interessi.

Dovremo ricordare che chi lo fa deve essere fermato da una società civile, gli va ricordato che il gesto dissacratore della storia, tanto più se dolorosa, non è degno di una giusta comunità di uomini.

Ma che mondo vogliamo dare a questi giovani quando non abbiamo né la forza e neanche più il desiderio d’indignarci dinanzi a tanto scempio?

Immagino le parole contrarie, che giustificheranno il gesto del signor Beppe Grillo e vedranno gesti come il mio, come il solito “circo moralista” degli italiani, o di qualche pedante professoressa. Ma questi italiani, professori e non, sono stanchi e dicono decisamente no a queste bassezze.

Non è sufficiente dunque chiedere scusa alla Comunità Ebraica, è tutta la comunità civile che è indignata, che deve essere indignata.

Cordialmente,

Gabriella Schina

[email protected]

 

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