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Perché mi guardi e non esci dall’euro?

Nel suo commento settimanale sul FtWolfgang Münchau medita sul grande successo del bond greco quinquennale, lanciato la scorsa settimana e che gli investitori internazionali si sono letteralmente strappato di mano, e sulla eventualità che questo sia in realtà il momento migliore per la Grecia per uscire dall’euro. Esercizio reiterato numerose volte, negli ultimi anni, ma non è colpa del tedesco più antitedesco in circolazione se sinora l’Evento non si è concretizzato.

Intanto, il grande successo del bond greco: secondo Münchau deriverebbe da due ordini di fattori. In primo luogo, esiste una fondamentale copertura politica (tedesca) circa il fatto che la Grecia non uscirà dall’euro, anche a costo di rendere il suo debito verso l’Eurozona uno zero coupon secolare ed infruttifero. Ne abbiamo già parlato in passato, queste sono tutte manovre politiche che innalzano drasticamente il costo della eventuale uscita. Il secondo ordine di motivi è la sovraordinazione “temporale” che un eurobond quinquennale ha su un debito (quello verso la Troika) che non inizierà ad essere rimborsato (forse) che nel 2023, quattro anni dopo la scadenza di quell’eurobond. Un pasto gratis, pare.

Anche così, argomenta correttamente Münchau, per poter fare ripartire l’economia greca serve una cancellazione di ampia parte di quel debito, in un paese che ha un avanzo primario di bilancio pubblico e di partite correnti, in gran parte a seguito della distruzione della domanda. Servirebbe una conferenza dei creditori, ma i tedeschi non ci sentono: loro hanno già dato, rendendo tale debito praticamente una perpetuità, parlare di writedown sarebbe decisamente troppo. Però siamo a quasi il 180% di debito-Pil, mica bruscolini, in assenza di una crescita asiatica dei tempi che furono.

E quindi? Quindi, argomenta Münchau, il momento è propizio per il default e l’uscita dall’euro:

Ora immaginate l’alternativa: La Grecia fa default su tutto il suo debito estero [quello detenuto dalla Troika, ndPh.]. Introduce una nuova moneta che si svaluta immediatamente. Per catturare il vantaggio competitivo – cioè trasformare la svalutazione nominale in una reale – servirebbe una banca centrale con un credibile target d’inflazione ed un mercato del lavoro e dei prodotti sufficientemente deregolamentati. Questa non è un’opzione morbida, e richiederebbe molte più riforme strutturali di quante Atene abbia sinora realizzato.

Ottimo punto, non trovate? Ora una domandina al tedesco Münchau ed ai lettori: secondo voi, nell’ipotesi di svalutazione pesante della moneta e di importazione di inflazione, è credibile che un paese come la Grecia resista alle sirene di reintrodurre la scala mobile integrale? Potete risponderci che l’inflazione non sarebbe elevata, dopo tutto, ma questa sarebbe solo la vostra più o meno rispettabile opinione di soggetti paragnosti e veggenti. E quanto alle “riforme strutturali”, secondo voi con una propria valuta la Grecia avrebbe più o meno incentivi a snellire gli organici della propria pubblica amministrazione ed a privatizzare? Ma no, non servirebbe: il boom turistico e da esportazione di yogurt successivo alla svalutazione regalerebbe alla Grecia un miracolo economico senza precedenti, giusto? Perché Münchau non la smette di essere così terribilmente tedesco?

Abbiamo davanti un paradiso di controfattuali à la carte, si usino e si esca dalla moneta unica. Noi, se dovessimo scommettere, reitereremmo quanto già scritto anni addietro.

P.S. In FranciaMarine Le Pen promette che, dopo essere divenuta presidente della Repubblica, nel 2017, lancerà un referendum per uscire dall’euro. Sono quattro anni, forse per quella data il problema si sarà risolto, in un modo o nell’altro. Nel frattempo, merita segnalare che la Le Pen ha detto che programma del Front National è l’imposizione di dazi all’import di beni che la Francia già produce al proprio interno. Immaginiamo si punti sulla benevolenza dei paesi che verrebbero colpiti da tali dazi, che dovrebbero astenersi da rappresaglie. In alternativa il risultato sarebbe una spiacevole guerra commerciale. Che non sarebbe neppure male, per un partito che punta a recuperare competitività (cioè ad esportare di più) grazie al recupero della sovranità monetaria. Ma sono e restano dettagli. A proposito: qualcuno ha spiegato alla Le Pen ed ai suoi italici emuli che le guerre commerciali producono per definizione violente fiammate inflazionistiche? No, vero?

Photo: Flickr/Kārlis Dambrāns

Questo articolo è stato pubblicato qui

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