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Nymphomaniac Vol. 1

E’ evidente che per un giudizio corretto su Nymphomaniac bisognerà attendere di vedere la versione integrale, sperando che prima o poi da qualche parte la passino anche in Italia. Quindi quello che sto per dirvi sul film di Lars Von Trier si riferisce alla versione ridotta che trovate nei cinema italiani.

E diciamo subito che di sconvolgente o particolarmente inaccettabile non c’è proprio nulla. Purtroppo per quel che mi rigurada non c’è neanche nulla di particolarmente memorabile.

Joe viene recuperata da un uomo ferita e sanguinante in un vicolo. L’uomo la porta a casa, la ripulsce, le offre un the, ed in cambio lei gli racconta la sua vita, la sua vita da ninfomane. Una specie di confessione, per cui però non sembra cercare assoluzione.

Il dialogo diventa una specie di ricostruzione filosofica di una vita, viaggiando dalla pesca a Fibonacci.
In mezzo c’è di tutto. L’amore per il padre e per le piante (che lui gli ha trasmesso), l’odio per la madre, il parallelismo tra muisca e sesso.

L’uomo (Stellan Skarsgård) non giudica, ascolta, fa considerazioni, difende la donna. Lei insiste sulla propria colpa e sciorina episodi della sua vita sessuale, dalla prima volta al periodo in cui era solita avere una decina di rapporti ogni sera con uomini diversi.

 

C’è dentro l’amica con cui faceva a gara a chi se ne scopava di più, l’uomo di cui forse si era innamorata, la mancanza d’amore. C’è naturalmente molto sesso (ma neppure poi tanto) e tantissima malinconia, sconfitta, delusione.

Il film è complesso, come sempre è complesso Von Trier. Molte cose rimangono probabilmente nascoste, non tutto è chiaro ed evidente, simboli e piccoli segnali abbondano.

Charlotte Gainsbourg è brava, presa nel ruolo, Stacy Martin (che in questo primo volume è quella che tromba di più) restituisce il dolore col suo volto scavato e il godimento col suo corpo nudo e teso.
Ho particolarmente apprezzato invece Uma Thurman, che non tromba, ma ha un ruolo pazzesco, delirante, ferito, incapace di rispondere alla delusione e al torto subito.

Qualcosa però manca, il film (come lo abbiamo visto noi) dà l’impressione di avere dei buchi; una traccia più profonda regalerebbe qualcosa in più. Probabilmente è da rivedere per capirlo meglio, ma mi riservo di farlo (dopo aver visto il Vol. 2) quando avrò a disposizione la versione integrale.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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