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Transizione di genere: per cambiare la 164

"Un altro genere è possibile" è una campagna lanciata dal Mit, il Movimento Identità Transessuale, un’associazione con sede a Bologna che si occupa dei diritti delle persone transgender. 

La campagna vuole cambiare la legge 164, che è quella che in Italia autorizza la transizione di genere (da maschio a femmina, o da femmina a maschio) per la quale è richiesta un’operazione chirurgica - molto complicata - che cambia i genitali della persona. A seguito di questa operazione la persona può richiedere il cambiamento dei documenti all’anagrafe.

Il Mit, con la sua campagna, vuole modificare la legge, e permettere il cambiamento dei documenti anche quando non c’è stata l’operazione chirurgica.

La legge 164 risale al 1982: per l’epoca la legge era all’avanguardia perché riconosceva il percorso di transizione e garantiva tutta una serie di servizi alla persona, tra cui le cure mediche, l’assistenza psicologica e, appunto, l’operazione. Oggi, dicono dal Mit, questa legge è superata perché “condanna le persone trans non operate in un limbo giuridico da quale non potranno mai uscire”.

Perché? Non tutte le persone transgender vogliono arrivare all’operazione chirurgica per motivi diversi, o semplicemente stanno bene nel corpo che hanno. 

Oltretutto si tratta di un’operazione estremamente delicata, che in Italia, purtroppo, si pratica ancora troppo poco per avere risultati eccellenti. L’Osservatorio dell’Identità di Genere stima che in Italia vengano fatti ogni anno 120 interventi di cambiamento di genere, soprattutto da uomo a donna (quelli da donna a uomo sono molto complicati). E non sono pochi i problemi, perché in Italia non esiste un centro specializzato. Recentemente 13 ragazze che hanno subito l’intervento di transizione di genere hanno denunciato diversi ospedali in Italia per altrettante operazioni andate male. 

Coloro che invece non vogliono affrontare l’operazione, e sono tanti (in un'intervista dal 2012, Porpora Marcasciano, presidente del Mit, parlava di circa il 50% degli utenti che si rivolgono a loro), si trovano a combattere nella quotidianità: andare a ritirare documenti, usare servizi pubblici, cercare un lavoro, andare a votare. Si tratta di persone che hanno un aspetto che spesso non corrisponde più a quello registrato sui documenti. E questo solleva domande, crea situazioni di imbarazzo e, inoltre, invade la privacy di chi ha fatto scelte personali e intime.

È di pochi giorni fa, per esempio, la notizia di una donna transessuale colpita da ictus che è stata ricoverata nel reparto maschile dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Il disagio è dato dal fatto di trovarsi in situazioni intime di fronte a pazienti uomini.

Esiste una petizione, che è sostenuta anche dal Mit, che chiede l'approvazione della proposta di legge sulla modificazione dell’attribuzione di sesso, la legge 405

Racconta Cathy La Torre, vice presidente del Mit su Repubblica, che ci sono già dei casi in cui è stato concesso a persone transessuali il cambio di documenti senza che ci sia stata l’operazione: è successo a Rovereto, ad esempio: “Se la persona dimostra di vivere pienamente il suo sesso percepito anche senza l'intervento perché costringerla a qualche cosa che non vuole?", commenta La Torre.

Tra l’altro secondo La Torre si tratta di spingere su una diversa interpretazione della 164, che dice che “la rettificazione del sesso si fa a seguito di 'intervenute modificazioni dei caratteri sessuali' e che il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza. Letteralmente non ‘obbliga’ all'intervento chirurgico, ma anzi dice espressamente che ‘qualora risulti necessario si autorizza. Ma se invece non risultasse necessario? Appunto insistendo su questa interpretazione siamo riusciti ad ottenere quei precedenti favorevoli".

"Un altro genere è possibile" è sostenuta anche dal Consultorio Transgenere, dall'associazione Libellula, da Arcigay, Certi Diritti, Cgil ed Equality.

Per contattare il Mit, chiedere sostegno o aderire si può scrivere a [email protected] o chiamare il numero 051.271666. 

 

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