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La Giornata internazionale dei rom e dei sinti, tra discriminazione e violenza

Questa gente ha uno stile di vita estremamente diverso dal nostro. Per questo motivo, dovrebbe tornare in Romania o in Bulgaria”.

Parole di Manuel Valls, dal 31 marzo primo ministro francese.

Quando rilasciò questa dichiarazione a Radio France International, nel settembre 2013, Valls era ministro dell’Interno e aveva ordinato sgomberi ed espulsioni di massa. Sull’ostilità a “questa gente”, Valls ha costruito il suo consenso politico.

Vanno ricordate, le parole del primo ministro di uno dei paesi più influenti dell’Unione europea, in occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti. Il giorno dell’orgoglio di una bandiera di un popolo di 10-12 milioni di persone in Europa, la metà delle quali si trovano all’interno dell’Unione europea.

Sono parole come quelle di Valls, frutto di generalizzazioni a loro volta figlie della non conoscenza, che da un lato portano consenso elettorale, dall’altro alimentano azioni intimidatorie e violente. Il tutto, nel contesto di una discriminazione sistematica e radicata nei confronti delle comunità rom in Europa, come denunciato oggi da un rapporto di Amnesty International.

Si va dai lacrimogeni lanciati dentro le tende degli insediamenti informali di Marsiglia (dagli agenti di polizia francesi come da privati cittadini) alle marce del sabato in un quartiere rom di České Budějovice, nella Repubblica Ceca, fino ai raid con bastoni e molotov nel villaggio di Etoliko, nella Grecia Occidentale.

Episodi di violenza non mancano neanche in Italia: dalle centinaia e centinaia di sgomberi forzati eseguiti in questo decennio a Roma e Milano alla giustizia “fai da te” di gruppi di privati cittadini: un caso tra tutti, il raid contro l’insediamento rom torinese delle Vallette, nel dicembre 2011, dopo che una ragazza aveva denunciato di essere stata stuprata da un rom, episodio poi rivelatosi del tutto inventato.

A ridosso delle elezioni per il Parlamento europeo, è facile immaginare che non poche forze politiche utilizzeranno la “minaccia rom” per ottenere voti e popolarità. Come abbiamo visto nel caso del primo ministro francese, mostrarsi duro coi rom fa curriculum.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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