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Appello in soccorso dei secessionisti veneti arrestati (e del carro armato)

Vedendo in TV i filmati relativi alle attività "sovversive" dei secessionisti veneti arrestati di recente, non si può trattenere una risata di quelle che vengono da dentro, incontenibili. Totò avrebbe detto: "Mi sono scompisciato". Il video della polizia che riprende i rivoluzionari intenti a bardare un vecchio trattore saldandogli intorno lastre di ferro, sembra ripreso da uno spezzone di film anni cinquanta dello scorso secolo. Immaginiamo all'opera registi quali Pietro Germi oppure Vittorio De Sica, se fossero ancora vivi. Neppure la loro fantasia avrebbe saputo concepire scene inserite in scenografie tanto fantasiose e fantastiche, eppure verosimili, anzi, vere.

Un consiglio alle forze dell'ordine e alla magistratura: proponete il video al prossimo Festival di Venezia; vi aggiudicherete di sicuro un premio per il miglior contributo alla rinascita della commedia all'italiana unita a una sorta di neorealismo esistenziale anni duemila. Che spasso e, insieme, quanta tristezza nel vedere quegli uomini appesantiti e panciuti, l'esatto opposto della figura simbolica del rivoluzionario armato, indaffarati con la fiamma ossidrica su un trattore nell'intento di trasformarlo nella più improbabile macchina da guerra fai da te. Il ricordo va ai carri armati costruiti in fretta e furia dalla FIAT su richiesta di Mussolini, parlando dei quali gli stessi soldati li consideravano tanto blindati da poter essere trapassati da parte a parte da uno sputo.

Veniamo all'appello: ebbene, signori poliziotti e signori magistrati, siate clementi con questa gente. Sono tanto poveri di spirito e, forse, anche d'altro da non costituire un pericolo se non per se stessi. Abbiatene pietà. Non lesinate tolleranza. Purtroppo non è legale, ma se lo fosse, si potrebbe sottoporre costoro alla misurazione del QI e, qualora risultasse quanto appare, dovreste limitarvi a dargli una strigliata di quelle che meritano i ragazzini colti a fare qualche fesseria non meritevole di essere punita col riformatorio. A dimostrazione valga pure la mancanza di fantasia che li porta a scimmiottare le Brigate Rosse dichiarando agli inquirenti di considerarsi "prigionieri politici" e altre simili amenità. Un buon avvocato potrebbe persino essere tentato di sollevare in giudizio l'eccezione di non colpevolezza per infermità mentale.

Un ulteriore argomento a favore di costoro sta nel dovergli riconoscere una vena artistica equiparabile a quella di Ligabue (Antonio il pittore naif, non Luciano il cantante). Il "carro armato" dovrebbe guadagnarsi di diritto l'esposizione in un museo d'arte moderna, ben più degno d'attenzione e di ammirazione di talune obbrobriose installazioni d'arte contemporanea alle quali siamo condannati da tempo. Non andrebbe escluso un passaggio alla Biennale di Venezia.

Per concludere, certe persone e le organizzazioni che le istigano riescono a rendere ridicola persino la legittima preoccupazione (e protesta) nei confronti di uno Stato sempre più accentratore e asfissiante, troppo piccolo per risolvere problemi macroeconomici, troppo grande per offrire servizi decenti alla gente.

Complimenti, signori rivoluzionari alla polenta con gli osei, lo Stato centralista vi ringrazia per l'opera a suo sostegno da voi svolta. Continuate così.

 

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