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Chi è Manuel Valls, il Renzi d’Oltralpe

Il terremoto politico causato dalle elezioni municipali francesi ha avuto effetti importanti in gran parte dei comuni transalpini, ma non solo. Insieme ai tanti sindaci socialisti a fine mandato, anche il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha dovuto mettere le sue cose in uno scatolone e uscire mestamente dall’Hotel de Matignon, la residenza del capo del governo, per lasciare il posto ad un personaggio tutto fuorché banale: Manuel Valls.

L’obbligo di ordinare il cambio della guardia, arrivato da Hollande, si è rivelato indispensabile per arginare la crescente impopolarità, sua e di Ayrault, che ha trascinato il Partito Socialista nella disfatta elettorale. Ciò non toglie che una mossa del genere sia costata parecchio dal punto di vista personale e politico al presidente francese: ha deposto un uomo a lui molto vicino e con cui formava una coppia di governo tutto sommato affiatata ed al suo posto si è trovato a mettere un socialista estremamente popolare ma amato pochissimo dai compagni di partito.

Valls, classe '62, è nato a Barcellona ed è iscritto al Partito Socialista da quando aveva 17 anni. Nel corso degli anni è stato eletto come consigliere regionale, deputato nell’Assemblea Nazionale ed ha avuto una parentesi come Ministro dell’Interno. Il suo ultimo incarico istituzionale prima della nomina a primo ministro era stato quello di sindaco di Evry. All’interno del partito appartiene certamente all’ala più vicina alla destra al punto che, per quanto lui si autodefinisca uomo di sinistra, molte sue posizioni sono viste malissimo da parte degli esponenti più tradizionalisti della gauche.

Nel 2011 ad esempio non si era fatto scrupoli nello sdoganare una delle battaglie storiche del suo partito, affermando che secondo lui sarebbe stato opportuno aumentare l’orario lavorativo settimanale (in Francia di 35 ore) per favorire l’aumento dei salari e della produttività del sistema-paese. Va detto che in effetti la maggior parte dei lavoratori a tempo pieno francesi lavora effettivamente poco meno di 40 ore a settimana, ma quando viene superato il limite di legge si viene pagati in straodinari. Quello che è impressionante è che lo stesso concetto fu espresso nella campagna elettorale del 2007 dalla destra di Sarkozy nello slogan “lavorare di più per guadagnare di più”.

Che Valls non fosse attaccatissimo alla struttura ed alle tradizioni del suo schieramento lo si era capito benissimo anche in un’intervista rilasciata al Financial Times nel luglio 2009 in cui sottolineava la necessità di rinnovare e di rendere più moderno il partito socialista, partendo addirittura da un cambio di nome. Nello stesso periodo non esitava a criticarne nemmeno il modo di fare opposizione e accusava la sua parte di essere ossessivamente anti-Sarkozy.

Hanno fatto molto discutere anche le sue idee sul problema dell’immigrazione e dell’integrazione sociale: celebre la sua uscita contro i Rom, che ha definito come “popolazioni che hanno modi di vita differenti dai nostri” ed ha più volte sottolineato i limiti della vocazione all’ospitalità francese ed europea nei confronti dei migranti. Insomma, secondo Valls “non è possibile stipare in un territorio limitato tutta la miseria del mondo”. Favorevole alle quote di immigrazione, si è più volte lanciato in dichiarazioni per il rimpatrio degli stranieri che risiedono irregolarmente sul territorio francese (anche nel caso in cui abbiano figli iscritti nelle scuole pubbliche) o in considerazioni riguardo l’impossibile integrazione culturale delle etnie straniere nella società.

Ad avvicinarlo alle posizioni tradizionalmente di sinistra è il pensiero progressista sui diritti individuali delle coppie gay, dimostrandosi disponibile non solo al matrimonio ma anche all’adozione o all’inseminazione artificiale. Sul tema dell’eutanasia ha sempre apprezzato i passi in avanti fatti dalla legislazione francese per il diritto di ogni individuo di essere giudice di quando la malattia oltrepassa il limite oltre il quale diventa per lui intollerabile.

Valls, al contrario del suo predecessore e del presidente, è un uomo dalla personalità forte e che sa farsi sentire; ai limiti dell’arroganza e dell’aggressività, nelle conferenze stampa non è raro sentirlo parlar sopra agli intervistatori. Già due anni fa indiscrezioni parlavano di un suo ingresso a Matignon al posto di Ayrault e lui non aveva mai nascosto le sue ambizioni a riguardo: “Se un domani mi verrà assegnato un altro incarico, io lo accetterò. Non ho paura di prendermi delle responsabilità per il mio paese”.

Da questi pochi tratti si può intravedere perché molti giornali, italiani e francesi, associno la parabola di Valls a quella di Renzi. Entrambi giovani, entrambi ex sindaci, entrambi uomini di sinistra poco amati dai rispettivi partiti perchè capaci di interloquire e di prelevare voti dagli altri schieramenti. Per intravedere le differenze bisogna andare un po’ più in profondità: innanzi tutto il modo di porsi di Valls è molto più freddo e militaresco rispetto allo stile comunicativo casual e accattivante di Renzi (che riesce a intercettare consensi anche nei social network). Dal punto di vista economico il francese ha solo ora l’occasione di prendere decisioni importanti, ma in passato si era dichiarato a favore di misure poco popolari come l’aumento dell’IVA; è possibile però che in un momento così delicato per il PS si possano prediligere mosse popolari, come gli sgravi fiscali promessi proprio dal premier italiano.

Infine, per quanto il dibattito sulla legittimazione de Renzi sia accesissimo, mentre il fiorentino è salito al potere dopo aver dominato le primarie del partito di maggioranza al governo, quando Valls nel 2011 ha partecipato alla competizione per la segreteria ne è uscito con un misero 6% delle preferenze. Il principale motivo per cui questo socialista anomalo si trova sulla poltrona di primo ministro è quella statistica che lo vede apprezzato da quasi un francese su due (il che rappresenta praticamente il doppio delle persone che apprezzano Hollande); già le prossime europee potranno dire se questa mossa è riuscita ad arginare la falla o se la cartuccia è stata sparata a vuoto.

 

 

Foto: Flickr (Fondapol)

 

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