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Italia e Francia ora unite nel comune destino di due premier finti progressisti

Il titolo dell'articolo potrebbe proseguire estendendo il marchio di finto progressista a Obama, richiamando l'antesignano Blair, emulato dal suo contendente, ma estimatore, Cameron che ne ha seguito la linea, riconoscendo a quest'ultimo almeno l'onestà intellettuale della propria collocazione a destra.

Il "socialista" Hollande, entrato col botto all'Eliseo, si è ammosciato come una carota dimenticata in frigo da mesi, divenuta molliccia e sfibrata. Eppure aveva iniziato bene. Molti suoi provvedimenti andavano nella direzione giusta di una società più umana ed equilibrata, poi più nulla sino alla recente batosta elettorale. Lui come risponde? Sarebbe stato logico sentir sostenere che la caduta di fiducia derivasse dal mancato rispetto del patto "a sinistra", cioè di quel corpo di riforme capace di far superare la precarietà nel mondo del lavoro e produrre una maggior giustizia sociale. Macché! Costui va a nominare Capo del Governo quel "troll" di Manuel Valls. Come a dire: "Siccome voi elettori mi avete punito in quanto delusi dalla mancata attuazione dei programmi di sinistra e, per ripicca, avete premiato i partiti di destra, vi accontento dandovi per governante il più a destra del mio schieramento". Un suicidio, se non per lui, per la società!

Dall'altro lato dell'oceano, il "progressista" Obama si era conquistato le simpatie del globo intero per i tanti propositi innovatori incamerando poi, una dopo l'altra, le delusioni conseguenti alle azioni contraddittorie con quanto dichiarato, quasi fosse questa una prerogativa dei presidenti USA di ogni etichetta. Non a caso il fior fiore degli intellettuali liberal degli States non si fa scrupolo oggi di definire Obama una gran delusione, se non un bluff, nonostante si debba dare atto al presidente USA di aver in qualche modo favorito una seppur debole ripresa economica.

L'Italia, per non stare indietro, replica con Renzi, nuovo idolo di molti, stando ai sondaggi, vedremo quanto confermati alla prova del voto. Per ora di confermato resta il tentativo di accentramento del potere, con la scusa che altrimenti nulla si farà.

Tra coloro che incapperanno in questo articolo, ci saranno alcuni pronti a eccepire circa la contraddizione in termini di quanto detto sopra o, meglio, contraddizione nell'attributo. Se Blair proveniva dal partito laburista, Obama dai democratici, Valls dal partito socialista e Renzi dal partito democratico, come si può collocarli nel calderone delle finte sinistre? Presto detto: se solo badassimo meno alle dichiarazioni pubbliche e più ai contenuti, tutto diverrebbe estremamente semplice.

Prendiamo a riferimento il personaggio politicamente più "antico" tra loro. Il laburista Blair ha proseguito in Gran Bretagna la linea thatcheriana, alla faccia della sua presunta collocazione progressista, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: ha perso il proprio ruolo lasciando in eredità al suo emulo di centro destra Cameron un paese che, a conti fatti, se la passa peggio dell'Italia. Obama, poi, fatti salvi alcuni provvedimenti quali la riforma sanitaria e l'adeguamento del salario orario minimo, ha "bucato" il resto dentro e, soprattutto, fuori casa, rischiando persino, con la crisi siriana, di vestire i panni di un nuovo Bush junior, con tanto d'incitamento del socialista Hollande, guarda un po'.

Questi sono solo due casi tra i tanti per i quali varrebbe l'antico detto secondo cui "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", da aggiornare come segue: "Tra il dire e il fare capisci dove il governante va a parare". L'esempio più calzante è proprio sotto i nostri occhi, in casa nostra.

Il premier Renzi vocia contro il tasso intollerabile di disoccupazione, in particolare giovanile, e poi non sa proporre di meglio che la precarizzazione a vita! L'esatto opposto di quanto servirebbe per far riprendere l'economia. Qualcuno ricorda il milione di posti di lavoro promessi a suo tempo da Berlusconi? Andiamoli a conteggiare oggi scoprendo che, sì, il milione di posti di lavoro c'è stato, ma non di nuovi occupati, bensì di unità perse. Sembra che la storia voglia ripetersi.

Senza certezze, quanti giovani potranno costruirsi una famiglia, fare figli, comprarsi una casa e via ragionando? Se resteranno le attuali normative, chi impedirà a Marchionne e compagnia cantando di andare a produrre dove lavoro e schiavitù sono sinonimi, lasciandoci ancor più in braghe dopo aver spolpato le finanze pubbliche a suon di incentivi, contributi e altro? E si potrebbe continuare all'infinito.

Le proposte per superare la crisi ci sono, non invece i governanti di entrambi gli schieramenti i quali sembrano manovrati da "pupari" impegnati a fargli assumere scelte, a favore di chi, è fin troppo scontato comprendere. Dirsi di sinistra e mettere in atto le più subdole politiche economiche della destra sembra lo sport tra i più praticati dai citati personaggi, e non solo loro, accomunati da un medesimo progetto, pubblicamente non dichiarabile.

Brutto mondo quello che ci attende, peggiore persino dell'attuale. Se non vi si porrà rimedio, prima o poi esploderà o, forse, imploderà in un cumulo immenso di macerie e frane e, c'è da giurarci, quelli della falsa sinistra avranno la faccia tosta di dare la colpa a quel minimo residuo di protezione sociale che ancora resiste negli ordinamenti degli Stati.

 

Foto: Flickr/Palazzo Chigi

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.25) 10 aprile 2014 17:48

    Ecco un altro sinistro doc, originale, con il marchio di garanzia rilasciato da Bersani e Vendola

  • Di (---.---.---.110) 13 aprile 2014 11:57

    Parabole >

    FARE con le parole è tipico di chi “propina” idee e traguardi. PARLARE con i fatti è la formula di chi si confronta e s’impegna su risultati concreti.

    Renzi, con tanto di slides, il 12 marzo ha promesso di dare 68 miliardi all’imprese creditrici della PA ed il taglio del 10% dell’Irap. A Londra (1° aprile) dichiarava di avere coperture “più del doppio di quelle che servirebbero”.

    Appena 1 settimana dopo, con il suo Def si “scopre” che sono solo 13 i miliardi riservati alle l’imprese e che l’Irap cala solo del 5%.

    Difficile è capire dove finisce il Segretario e dove comincia il Premier. La sua è una “galoppata” verso il 25 maggio.

    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce remore o limiti …

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