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 Home page > Attualità > Scienza e Tecnologia > Il nucleare è veramente un tesoro da smantellare?

Il nucleare è veramente un tesoro da smantellare?

Molto spesso si parla di nucleare per partito preso. Si citano dati e si arriva a conclusioni partendo da postulati erronei. Questo è per esempio il caso di un recente articolo di Paolo Fedrigo che intervistava Sergio Zabot.

Spiegherò ora, con dovizia di fonti, il tutto. I numeri del paragrafi sono da intendersi in riferimento al precedente articolo, di cui questo è una risposta, pubblicato da Oggiscienza su Agoravox.

1) La connessione fra filiera militare e civile è un mantra smentito dai fatti: si cita spesso la Francia, che scaricherebbe nelle spese militari i costi del nucleare civile. Effettivamente le spese militari francesi sono più grandi di quelle italiane, ma... l'esercito è anche più grande (di circa 50.000 unità) ed è presente tutta una filiera di sviluppo, praticamente assente in Italia. Vedasi ad esempio tutti i costi di progettazione dell'F35 che sono ripartiti fra numerose nazioni, se fosse una spesa intrapresa da una unica nazione europea, assorbirebbe buona parte dei fondi destinati alla Difesa, o tali fondi dovrebbero essere notevolmente aumentati.

Se citiamo una correlazione fra nucleare civile e militare, chi ha però mai sentito del programma nucleare canadese? O di quello svedese o finlandeseEURODIF (che fu anche di proprietà italiana, oltre che dell'Iran degli scià) poteva arricchire al massimo al 5% circa, arricchimento totalmente inutilizzabile a qualsiasi fine bellico ed anche per molti normali reattori di ricerca. Si parla poi spesso del plutonio dei reattori civili che sarebbe un materiale sensibile per la proliferazione, questo è sulla carta vero, ma tecnicamente falso. Il plutonio prodotto dai reattori è troppo sporco dell'isotopo Pu240 perché possa essere utilizzato a qualsiasi fine bellico; questo infatti ha una tendenza troppo elevata a fissionarsi spontaneamente, rendendo quindi l'ordigno instabile. Tutti gli ordigni al plutonio hanno percentuali di isotopi - che non siano il Pu239 - bassissime (al minimo devo avere il 93% di Pu239, mentre nei reattori commerciali questo isotopo può scendere anche al 50% del totale), rendendo quindi di fatto impossibile qualsiasi utilizzo, che non sia per elettroproduzione, del plutonio in questione. Altro utilizzo "proliferante" sarebbe quello di una bomba sporca, ma a tal fine sono molto più efficaci i radioisotopi di utilizzo medico, sia per reperibilità che per radiotossicità.


2) Altro argomento dolente di dati reali è l'arricchimento

I paesi citati sono, per molte ragioni, quelli con quasi tutta la capacità di produzione di uranio arricchito. Innanzitutto sono i più grandi utilizzatori di questa tecnologia (solo Francia ed USA hanno oltre un terzo della capacità mondiale), ma poi, come tutta l'industria nucleare, sono siti a grande intensità di capitali, quindi conviene creare grandi siti per avere i massimi risparmi. La localizzazione di un sito non è quindi condizione esclusiva di proprietà; il sito di arricchimento di EURODIF, come detto, fu anche di proprietà italiana ed iraniana, e attualmente ne detengono quote la Spagna e la Corea del Sud. Altro fatto da non trascurare sono i contratti per la fornitura del combustibile, la Russia infatti tende a sottoscrivere contratti più costosi di quelli di altre nazioni, questi infatti hanno fra gli adempimenti russi anche il ritiro del combustibile nucleare utilizzato (vedasi i contratti con le nazioni balcaniche, per le prossime centrali turche e bengalesi o per l'impianto iraniano). Questo comporta sì un concentramento degli impianti produttivi, ma anche un concentramento dei siti di stoccaggio del combustibili (e chi ha la centrale non si deve quindi preoccupare della produzione del combustibile e della successiva gestione).

3) Una centrale da 1000MW ha un costo variabile dai 3 ai 9 miliardi di dollari, gli estremi inferiori sono in Cina (centrali tutte uguali di modello CPR1000, si sfruttano le economie di scala) ed in Corea del Sud (con gli APR1400), mentre il caso finlandese (centrale praticamente rifatta 2 volte, ed aumento dei costi dovuto per buona parte all'aumento degli interessi sul capitale) è l'estremo superiore. Da tener presente quindi che il costo al kW di una centrale è fra i 3 ed i 9000€, e che questo singolo kW di potenza genererà anche oltre 8000kWh di energia nell'arco di un anno. A raffronto, si pensi al costo di un pannello fotovoltaico da 1kW, e che questo produrrà in Italia circa 1440kWh di energia elettrica.

4) La soluzione del problema dei rifiuti nucleari è già stata trovata praticamente in tutto il mondo. Sono già operativi, anche da decenni, molti "depositi nucleari" in cui vengono confinati tutti i rifiuti radiologici, che non sono solo quelli da elettroproduzione, ma anche quelli medici, industriali e di ricerca (in Italia sono presenti ancora alcuni reattori nucleari di ricerca funzionanti). Questi sono depositi per i rifiuti a media e bassa attività, come ad esempio El Cabril in Spagna, WIPP negli USA e l'Aube in Francia. Per i rifiuti ad alta attività (il combustibile quindi) ci sono svariati progetti di depositi nazionali, quelli più avanzati sono quelli svedesi e finlandesi; depositi sotterranei in antiche formazioni rocciose che dovrebbero iniziare ad accogliere il combustibile già nei prossimi anni. Si veda qui e qui

5) Ogni attività mineraria devasta il territorio, proprio per il fatto che il minerale è disperso nel terreno e si produce una notevole quantità di smarino. L'attività mineraria del nucleare è però meno impattante di altre, proprio per l'altissima densità energetica del materiale (1 grammo di uranio che fissiona genera tanta energia come circa 4 tonnellate di carbone). Molte miniere sono di tipologia ISL, quindi senza escavazioni su larga scala (nel 2012 questa tipologia di estrazione produce il 45% del totale di uranio mondiale).

6) L'uranio impoverito è anche molto utilizzato nell'aviazione civile (come contrappeso) ed in radiologia (per il suo alto numero atomico). In questi due campi il suo utilizzo è indispensabile, infatti la sua densità è quasi doppia rispetto a quella del piombo (i contrappesi sono più piccoli) e, dato il suo elevato numero atomico, scherma le apparecchiature radiografiche molto meglio del piombo (numero atomico 92, contro 82 del piombo). Data la sua bassissima radioattività, i rischi radiologici associati sono inferiori dei benefici correlati alla maggiore schermatura, avendo oltretutto rischi associati per la salute pari a quelli del piombo.

L'utilizzo nel campo militare al posto del tungsteno è dato dal fatto che ha costi nettamente inferiori. Questi due materiali sono utilizzati come penetratori cinetici, cioè un proiettile che riesce a concentrare in una piccolissima area tutta l'energia cinetica di un proiettile più grande (lo stesso principio del coltello: prova a passare un dito sull'altro e non taglierai mai il secondo, esercita la stessa pressione con un coltello affilato, e ti taglierai, questo perché concentri la stessa forza su un'area nettamente inferiore). Per le quantità di materiali estratti, queste sono poi totalmente fantasiose. Andando al vedere sul Red Book del 2011, si vede subito che al 2011 sono state estratte 2.6 milioni di tonnellate di uranio. la stratosferica cifra di 1 miliardo di tonnellate (ricordando che nelle miniere terrestri sono presenti al 2011 circa 7 milioni di tonnellate di uranio, estraibili ad un costo inferiore a 260$/kg) è quindi palesemente inventata

7) Il back-end, al contrario, è una fase economica del nucleare. La cifra citata è esagerata. In Francia la Corte dei Conti ha stimato per la totale dismissione degli impianti e gestione dei rifiuti di tutto il nucleare francese una cifra attorno agli 80 miliardi totali (di cui oltre 39 già raccolti al 2012). Ricordiamo che in Francia è presente quasi il 15% della potenza nucleare mondiale.

L'ARTICOLO DI OGGISCIENZA: NUCLEARE: UN TESORO DA SMANTELLARE

 

Foto: Topato/Flickr

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