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Scandalo tangenti a Foggia: in manette i colletti bianchi degli appalti pubblici

Che per produrre in Italia e vincere un appalto pubblico gli imprenditori debbano “pagare pegno”, meglio se in denaro, non è una novità. Ne danno un esempio le innumerevoli operazioni giudiziarie di contrasto alla corruzione, insieme alle infelici statistiche sulla percezione del grado di trasparenza e tasso di collusioni dei “colletti bianchi” orbitanti tra Pubblica Amministrazione, mondo politico, e tessuto produttivo [1]. Secondo l'Istat, il Sud Italia in particolare segna un 48% tra i meridionali a rischio povertà, con il 9% di disoccupati che un lavoro nemmeno lo cercano più. Uno stuolo potenziale al servizio delle mafie, intrappolato nella torbida rete del ricatto, edulcorato dal vittimismo di un “meridionalismo di ritorno”.

A Foggia, negli ultimi tempi si respirava un clima pesante attorno alle strutture giudiziarie. Complice, forse, la tensione da campagna elettorale per le amministrative del prossimo 25 maggio, e la competizione dei candidati su temi come: lavoro, casa, tasse, integrazione etc, persino la Prefettura si è vista accusare di “atteggiamento vessatorio” nell'affaire Metropol da parte del Sindacato Usppi per aver “revocato” all'azienda di vigilanza licenza d'esercizio e certificato antimafia, “nonostante i ripetuti annullamenti del provvedimento da parte del TAR di Bari.”

“Si evince – rilevava l'esponente dell'Usppi Massimiliano di Fonso - un vero e proprio accanimento, con interessi occulti perpetrati sulla pelle di 270 lavoratori, che oggi rischiano nuovamente di finire in mezzo alla strada, senza uno stipendio fisso, qualora non intervenisse nuovamente il TAR di Puglia.” (vedi anche qui)

L'ultimo caso, in ordine tempo, ha fatto emergere un giro di tangenti intorno all'appalto pubblico per l'affitto del nuovo palazzo di piazza Padre Pio, destinato ad ospitare i nuovi uffici giudiziari. Ieri mattina, agenti della Squadra Mobile di Foggia sono entrati in Comune ed hanno tratto in arresto Fernando Biagini, dirigente del servizio lavori pubblici e del Suap (Sportello unico per le attività produttive), il consigliere comunale della maggioranza guidata dal Sindaco Gianni Mongelli, Massimo Laccetti [2], e l'imprenditore Adriano Bruno, quest'ultimo ai domiciliari.

Concussione e tentata concussione ai danni dell'imprenditore edile Lello Zammarano, più volte vittima di attentati, sono i capi d'accusa emersi dall'inchiesta della Procura della Repubblica di Foggia, che hanno portato alla notifica dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale. Il Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata (G.I.C.O) della Guardia di Finanza di Bari, invece, ha collaborato alle indagini patrimoniali, oltre che all’esecuzione dei provvedimenti.

L'ipotesi accusatoria emersa dalla lettura dell'Ordinanza è basata sulla richiesta da parte del Biagini all'imprenditore edile, attraverso l'intermediazione di Laccetti e Bruno, di una tangente da 100mila euro “per procedere con la pratica, altrimenti avrebbe bocciato tutto”. Cifra, che dopo alcune trattative sarebbe scesa a 80mila euro, “pagati in tre soluzioni: 50mila euro, 25 e 5mila euro”, oltre ad altri 20mila euro “per sbloccare l'istanza presentata per ottenere l'autorizzazione a realizzare parcheggi su un'area comunale adiacente allo stesso immobile di piazza Padre Pio a Foggia.”

Il tutto a fronte dell'”offerta pubblica” da 755mila euro, cifra aumentata di 36mila euro per l'ampliamento di alcuni locali al pianto terra, avanzata da Zammarano per il fitto dell'edificio il 18 aprile 2013.

L'inchiesta, fa sapere il procuratore capo Leonardo Leone de Castris, è partita sin dall'ottobre 2013 in seguito ad accertamenti patrimoniali, intercettazioni ambientali e telefoniche tra il Biagini e Laccetti scattate dopo l'avviso pubblico per “l’individuazione di un immobile da adibire a sede di uffici giudiziari in Foggia.” Accertamenti che facevano pensare che il proprietario dell'immobile potesse essere vittima di concussione. 

“Biagini voleva 100.000,00 euro per la stipula del contratto – si legge nell'Ordinanza - altrimenti avrebbe bocciato tutto. Allora ho contrattato, e siamo scesi a 80.000.00 euro. Somma che io ho consegnato in diverse tranches ad Adriano Bruno. Ma il versamento è stato precedente alla stipula del contratto, perché, altrimenti, non si sarebbe fatto nulla, io dopo il contratto non ho consegnato nulla”.

"Pur con tutte le cautele e le garanzie connesse alla presunzione di innocenza degli indagati – rileva il pm de Castris - che vale fino a sentenza definitiva, si rileva come questo ufficio attribuisca eccezionale valenza indiziante al quadro sopradetto, e in particolare al contenuto delle conversazioni intercettate, che sembrano dipingere uno scenario per il quale, per lo meno in periodi recenti, l'aggiudicazione di appalti con l'amministrazione comunale, riguardanti il servizio dei Lavori Pubblici, abbia dovuto soggiacere al pagamento di tangenti in forma sistematica. Dalle conversazioni telefoniche – prosegue il Procuratore capo - emerge che analoghe richieste gli indagati avrebbero rivolto, in un recente passato, ad un numero molto elevato di imprenditori, e che in molte occasioni tali somme siano state effettivamente pagate. Mi appello - conclude de Castris - alle eventuali vittime di comportamenti analoghi, e che intendano nei prossimi giorni collaborare per l'accertamento della verità e comunque chiarire la propria posizione.”

 

[1] - Stando all'ultimo rapporto dell'Ong “Trasparency International” ci collochiamo al sessantanovesimo posto: allo stesso livello della Romania e del Kuwait, preceduti addirittura da Montenegro, Macedonia, Giordania, Arabia Saudita, Ghana, Cuba, e Slovacchia. A livello europeo la situazione peggiora: terzultimi, seguiti solo da Bulgaria e Grecia.

[2] – Eletto consigliere alle amministrative del 6-7 giugno 2009 nella Lista Civica con Lampresa, candidato Sindaco di allora. Membro dal 7 luglio 2010 della Commissione comunale di “Vigilanza, garanzia e controllo dell’attività finanziaria del Comune”, istituita ai sensi dell’art. 44 del Testo Unico, e art. 15 dello Statuto comunale.

 

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