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Il ritratto al vetriolo del nuovo direttore di Libération (scritto dai giornalisti di Libération)

È iniziata quasi due mesi fa la mobilitazione dei giornalisti di Libération, uno dei quotidiani più letti in Francia, che dopo aver sfiduciato l'ex direttore del giornale, Nicolas Demorand, per ben quattro volte in tre anni, hanno finalmente ottenuto le sue dimissioni.

La protesta più sentita dai giornalisti di Libération inizia dalla scoperta che gli azionisti avevano intenzione di trasformare il giornale in una rete sociale e di convertire la sede in uno spazio culturale. Indignati, hanno dato atto ad uno sciopero e titolato la prima pagina dell'edizione di sabato 8 febbraio: “Noi siamo un giornale”, non un ristorante o un'incubatrice di startup.

A questo episodio sono seguiti uno sciopero, un'assemblea straordinaria indetta dagli stessi giornalisti, e infine le tanto attese dimissioni dell'ormai ex direttore Demorand, che in un'intervista rilasciata a LeMonde ha dichiarato: “Libération vive un periodo di forte crisi, condivido in parte i dibattiti in corso e credo che sia nelle mie responsabilità di dirigente di cercare margini di manovra e di negoziazione tra le parti. Spero che la mia partenza permetterà a tutti di trovare la giusta via del dialogo”.

Peccato che Demorand sia stato sostituito da un personaggio ancor più detestabile, agli occhi dei giornalisti del quotidiano: parliamo di Pierre Fraidenraich, volto già noto in diverse trasmissioni televisive della rete pubblica e di quella privata.

A pochi giorni dalla sua nomina a direttore generale di Libération, Fraidenraich è stato criticato dai giornalisti della testata francese attraverso un articolo intitolato “Chi è Pierre Fraidenraich?”.

Il ritratto severo nel nuovo direttore inizia con un piccolo riepilogo dei suoi trascorsi sulle reti televisive francesi, senza risparmiare una panoramica dei "panni sporchi", come l'accusa del telegiornale di France 3 19/20 di pubblicizzare il laboratorio farmaceutico Pfizer. Definito “giornalista low-cost” esbruffone, Fraidenraich sembra essersi distinto unicamente per il suo stile in fatto di abbigliamento, tanto che, come riportato nell'articolo, nel 2008 dichiarava: “Nel giornalismo la regola fondamentale è quella di essere ben vestiti, pettinati e rasati”.

Non viene omesso inoltre il legame tra Fraidenraich e Nicolas Sarkozy, con il quale intrattiene un'amicizia di lunga data; e neppure il suo rapporto con Jean-René Fourtou, presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, casa produttrice di Canal+.

L'articolo si conclude con un giudizio tutt'altro che parziale: “Pierre Fraidenraich non è un giornalista, ma un imprenditore […] l'avremmo visto bene a Men’s health o a L’Equipe, ma non a Libération. Non a Libération”. Di certo il nuovo direttore si sentirà benvenuto.

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