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 Home page > Attualità > Economia > Euro, lira e sovranità: un po’ di chiarezza

Euro, lira e sovranità: un po’ di chiarezza

L'euro è la causa della recessione? La lira è la nostra salvezza? Qui faremo un breve consuntivo dell'esperienza pregressa e un bilancio programmatico dei possibili sviluppi futuri.

"Con l'euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più", fu l'infelice frase pronunciata dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha guadagnato recentemente popolarità (negativa). Effettivamente, l'aspettativa comune era che, con l'euro, l'Italia avrebbe legato definitivamente la sua economia a quella dei Paesi più sviluppati dell'Unione Europea.

Eppure il cammino che ha portato all'ingresso della moneta unica, nel 2002, è stato tutt'altro che lineare e sereno: i meno giovani ricorderanno il famigerato tetto del 2% d'inflazione che la lira doveva rispettare per rimanere nel serpente monetario, poi sostituito dallo SME, il Sistema Monetario Europeo, dai margini più larghi. Di fatto, questi vincoli, i primi di una lunga serie, hanno portato alla prima esperienza di governo tecnico in Italia, ossia il governo Amato, quello del prelievo dai conti correnti (mai l'espressione "governo ladro" è stata più appropriata).

Avventuriamoci in una prima riflessione: non è vero che, da quanto si è letto, la storia si è ripetuta? Dicono niente il governo Monti e l'imposta sulle rendite finanziarie di Renzi rispetto alla natura e alle trovate del Governo Amato? Per non parlare dei vincoli di bilancio, prima del serpente monetario, ora del fiscal compact, che si sono rivelati una costante della sovranità monetaria dell'UE. Prima come adesso, questa governance non ha portato ad alcun giovamento dell'economia, né delle finanze italiane - il debito pubblico non ha fatto che salire. Allora, che differenza fa rispetto a quando la Banca d'Italia era prestatore di ultima istanza (cioè acquistava i titoli del debito pubblico italiano rimasti invenduti)? Vero è che una politica di spesa pubblica irresponsabile, come il mantenere in vita un organo inutile come il CNEL, non può che arrecare danno all'Erario, ma questa è una questione puramente interna, inerente alla responsabilità politica dei governi (e delle maggioranze parlamentari che li sostengono), la quale si staglia tra politico e cittadino; giammai può stare tra politico italiano e la Merkel.

Ora ripassiamo un po' di economia politica: Phillips ci ha insegnato che inflazione sta ad economia fiorente (Keynes aggiunge se essa è responsabile) e deflazione sta a recessione e disoccupazione. Come si fa ad avere uno sviluppo economico teutonico e un'inflazione bassa o nulla, invece? Basta martoriare la working class svalutando il costo del lavoro intervenendo sui salari (come ha fatto la Germania), riducendoli. La Germania era, non a caso, la malata d'Europa!

L'Italia, ahimè, non ha operato una politica di svalutazione del costo del lavoro (magari intervenendo sul cuneo fiscale invece che sul salario) e questo è aumentato, facendo lievitare i costi di produzione. Quale situazione rosea per la Germania, raffinata artigiana del benessere economico in un'Europa di maiali (o, più politically correct, "pigs")! Ha un mercato praticamente sgombro dalla concorrenza e privo di barriere all'ingresso dei vari Paesi. Non a caso, il vero "nemico" delle imprese italiane è il gigante germanico e non quello cinese, che deve pur affrontare i dazi all'importazione nell'UE e, anzi, ha registrato un calo delle esportazioni verso l'area euro, causa crisi.

Ecco, il peccato originale dell'Euro è quello di avere inglobato due realtà differenti: una, quella dei Paesi del Nord, in cui vi è un sistema economico forte, dai costi di produzione talmente bassi da poter sostenere una moneta forte quale l'euro; l'altra, quella dei Paesi pigs, come l'Italia, da un sistema economico sostanzialmente arretrato, retto da sotterfugi da quattro soldi (euro o lire, fate voi), quali il ricorso al debito pubblico (vedasi Italia) e il ritocco ai conti, tale da mascherare il buco nero che tratteggiavano (vedasi Grecia). Si è dimostrato così come l'Euro non è affatto una moneta a misura d'Europa, ma a misura di Merkel! La Germania ha tutto l'interesse a tenere al guinzaglio Italia e Grecia, acquistando sostanziali quantità di Bot e Btp dell'una e sostenendo gli aiuti internazionali dell'altra.

Come uscire da questo circolo vizioso? Allo stato attuale non si vede altro modo che non recidere la testa a questo mostro finanziario che è la moneta unica. Quali sarebbero le altre soluzioni più adatte a mantenere salda l'integrazione (anche se solo quella monetaria) dell'UE? Politiche di austerity? Il tributo di sangue (espressione purtroppo non sempre figurata) che richiede è troppo alto: molti non possono pagare le decisioni sbagliate di pochi. In altre parole, no a imposte a livelli di strozzinaggio di Stato, no a recriminazioni pietose o "gonfiate" contro il welfare dei lavoratori (nei Paesi del Nord è stato sempre, più o meno, mantenuto integro). L'unica è uscire dall'Euro e dalle sue implicazioni più che negative.

Quali sono le aspettative fuori dalla moneta unica? Di sicuro non saranno subito rose e fiori: la disoccupazione, il debito pubblico non scompariranno come per magia. Però, se si torna al sistema della Banca d'Italia come prestatore di ultima istanza, lo spread non sarà più alto del 2011, anzi; il fatto che ci sia qualcuno che acquisti i titoli rimasti invenduti manterrà i tassi d'interesse calmierati. Sul fronte del disavanzo primario, questo è tutto un problema nostro e non abbiamo cosa rinfacciare alla Troika, ai tecnici, o ad altri: dipende da noi e solo da noi condurre una politica economica e non sana e sobria. Tradotto, le spese folli e inutili dovranno diventare mosche bianche nei bilanci dello Stato. Però, occorre anche rimettere in moto il mercato italiano e la sua domanda interna, che è crollata a seguito dell'austerity montiana e dei premier sucessivi (Renzi non sarà da meno). Quindi, meno tasse, specie sul lavoro, meno burocrazia etc.: tutte ricette proposte ad ogni tornata elettorale, quelle di cui l'Italia non può fare a meno; basterebbe che fossero messe in atto!

L'Euro è nato con in nuce il germe del suo fallimento: trattare in maniera eguale situazioni diseguali. A noi tocca prendere quel coraggio necessario per fare un passo controcorrente -l'uscita dalla moneta unica- e quella responsabilità necessaria per condurre da noi la nostra politica monetaria, in modo fruttuoso e parsimonioso.
 

 

Foto: Images Money/Flickr

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