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Venezuela: cronaca di una crisi programmata

Nonostante l’America Latina sia stata trascurata per molto tempo dalla sorella settentrionale non c'è un’altra parte di mondo che abbia un impatto tanto importante nella vita quotidiana degli Stati Uniti influenzandone il commercio, l'ecologia e l'immigrazione. Assistiamo ancora una volta ad atti di incitazione mediatica da parte di una stampa estera che nella maggioranza delle volte non sa nemmeno dove si trova geograficamente il Venezuela. L'obiettivo è quello di promuovere un “golpe” contro il governo democratico del Presidente Nicolas Maduro. Numerose le strategie interventiste con le quali Washington da 15 anni tenta, con ogni mezzo a disposizione, l'eliminazione del socialismo del secolo XXI. Iniziativa messa in atto da Chavez per liberare non solo il Venezuela ma anche tutto il Latino America dal dominio economico, ideologico e culturale che aveva reso dipendente la società venezuelana. Proprio questo tipo di populismo continua ad essere il sasso fastidioso nelle scarpe del "premio Nobel per la pace" che ricerca con assiduità la guerra, mr Obama. Il Venezuela di Chavez si era, inoltre, presentato sullo scacchiere globale con alcune particolarità ideologiche, divenute presto terreno comune di intese ed alleanze (soprattutto, ma non solo, con i vicini in crisi), le quali avrebbero avuto sicuramente meno appeal senza gli aiuti elargiti con generosità da Caracas, ricorrendo ai lauti guadagni derivanti dallo sfruttamento delle materie prime ed energetiche, progressivamente nazionalizzate.

Molti i paesi latinoamericani che hanno voltato le spalle alle insidiose politiche neo-feudaliste che per oltre mezzo secolo hanno generato sfruttamento, miseria e morte nell’America indigena. La risoluzione votata questo mese dal vertice di stati americani (OEA) chiarisce la posizione dei paesi della regione ed offre un concreto richiamo al rispetto e alla sovranità del popolo venezuelano, respinge gli atti violenti e agisce chiaramente contro le infondate accuse, mosse dalla stampa euro-americana assoggetta da sempre alle belliche politiche dell’impero. Sin dai primi tempi del governo Chavez alcune nazioni del vecchio mondo, oggi in forte crisi economica, hanno cercato numerose volte attraverso la manipolazione mediatica e il boicottaggio economico di creare in Venezuela un clima destabilizzante adatto a motivare l'intervento militare o l’irruzione forzata di personale mercenario in territorio nazionale. L’head chip con il quale gli Stati Uniti si rapportano tuttora con Caracas rimane inalterato, corrisponde coerentemente al metodo standard di pressioni, sanzioni e pubblicità negativa applicato a Cuba da 50 anni, alla Corea da 60 anni; una vecchia regia già messa alla prova in Vietnam, Russia, Cile e Colombia sin dai primi anni '60.

Sono stati gli americani a dare forma all’industria del narcotraffico colombiano per ottenere controllo in questa nazione e guadagni esorbitanti, simulando abilmente una stravagante lotta alla droga, diffusa attraverso telegiornali, film di Hollywood, editoria ed interpretazioni romanzate dei media, senza occuparsi di risolvere la causa di una guerra permanente che dura da oltre 50 anni; un vero conflitto di importazione che ha lasciato migliaia di morti, miseria estrema e distruzione. Fu il governo Chavez a creare le condizioni propizie per dare inizio nel 2013 ai trattati di pace che oggi compie il governo colombiano all’Avana, Cuba.

Ironia della sorte, il super poliziotto Yanqui (come vengono detti gli statunitensi in America Latina, ndr) che professa l'ordine mondiale non riesce nemmeno a salvare dal vizio e dalla dipendenza la propria unione americana la quale vanta un’angosciante primato come nazione che più fa uso di stupefacenti al mondo. Il capitalismo dello zio Sam necessita a tutti costi di avere il controllo strategico su tutta l'area ispano parlante, lo stesso territorio che il nemico Chavez fece risvegliare dopo 500 anni di patimenti coloniali. L'amministrazione Obama, unitamente ai paesi dell’Alleanza Atlantica, desidera piazzare i propri investimenti nell’ambito del territorio petrolifero venezuelano.

Si fa importante ricordare che solo i giacimenti sul fiume Orinoco fanno del Venezuela la più importante riserva di petrolio al mondo, senza contare quelle di gas naturale, giacimenti minerari, acqua, foreste incontaminate ecc, in un paese con una popolazione giovane, che vanta il quinto posto al mondo come matricole universitarie e che possiede grandi ricchezze ancora da sfruttare.

Nonostante le attuali problematiche questa nazione compare fra i primi 20 paesi con la gente più felice al mondo unitamente alla Norvegia ed altri paesi nordici e latinoamericani secondo il World Happiness Report. Ovviamente se la felicità la si vede al di fuori dell’accumulo materialista, status o semplice inclinazione e dipendenza ai piaceri mondani. La fusione creola, meticcia ed indigena che caratterizza il venezuelano gli conferisce culturalmente una buona dose di spontaneità, coraggio, apertura alla diversità, istinto di sopravvivenza e notevole perspicacia davanti alle sfide senza dimenticare uno humor che lo spinge a sorridere e scherzare anche in situazioni avverse. Per diritto storico si considera questo popolo eroico il punto nevralgico della lotta rivoluzionaria compiuta da Simon Bolivar, precursore e liberatore dalla schiavitù coloniale imposta dalla corona spagnola nei paesi del Sudamerica.

Sostenitori della politica socialista come Bolivia, Ecuador, Uruguay, Cuba, Brasile, Nicaragua ed
altre repubbliche dei Caraibi, continuano a generare un populismo sociale che infonde un timore ossessivo alla mercantile industria USA, ma che favorisce le classi meno agiate dell’Alleanza Bolivariana. Questa politica di cambiamento è stata causa di ingenti perdite, di regolazioni e tasse imposte agli interessi economici Usa che non vedono l'ora di aggredire l'autonomia e sovranità venezuelana rappresentata dal nuovo presidente. Usa, Panama, Spagna, Regno Unito, avidi di risorse energetiche motivano pretesti di comics history degni di un episodio di Batman, l'Uomo Ragno o Superman. L’impero Gringo sfodera in ogni occasione la bandiera di doppia morale riguardo i diritti umani, difesa contro regimi, accuse di genocidio verso paesi considerati canaglia (quelli che cercano l’autogestione o indipendenza economica). La Nato si è tramutata in una specie di internazionale “democratica” che, pur mantenendo gli abitanti del loro mondo industrializzato al guinzaglio di tasse, paura e pressioni fiscali, non disdegna partire all’attacco delle dittature fantasma nei luoghi più deboli del globo creando caos, distruzione e morte. In nome dei diritti dell’ uomo dovunque arrivino i soldati U.S. e loro alleati si compiono gravi ingiustizie.

Le violente proteste programmate accuratamente dall’opposizione borghese a Caracas, Merida e Tachira seguendo indicazioni delle lobby di Miami, da oltre un mese hanno generato un clima di tensione soltanto in tre zone del Venezuela: Merida e San Cristobal (al confine della frontiera sotto il controllo del para militarismo colombiano) seguite da un quartiere benestante in "Altamira", zona ubicata nell’est della capitale che fa da faro a questi cortei di giovani fascisti, nella maggioranza persone esterofile che premono per tornare ai governi di impostazione “Coca Cola”. In queste città l’opposizione ha ottenuto la maggioranza dei voti nelle recenti elezioni regionali e di conseguenza i sindaci non fanno niente per mantenere l'ordine pubblico; al contrario, si sono uniti alle proteste per incitare al dissenso e alla violenza.
Il fatto che queste manifestazioni si siano prolungate per quasi un mese non solo dimostrano libertà di espressione ma anche la insistente superbia di un gruppo pro-capitalista pagato da tempo per organizzare i raduni e le marce che cercano inutilmente di rovesciare un modello di governo che ha vinto democraticamente per oltre 14 volte fra elezioni, consultazioni, referendum etc. e che ancora è sostenuto dal 65% degli abitanti.

Panama, Messico, Canada, Perù, Cile sono nazioni che hanno ceduto alle lusinghe degli Stati Uniti per costruire la piattaforma mediatica adatta a giustificare un loro intervento contro i violenti atti e crimini che hanno causato in meno di un mese 30 vittime fra studenti e rappresentanti dell’ordine pubblico, saccheggio e distruzioni dei centri educativi come la UNEFA, magazzini di alimenti, boicottaggio dei trasporti merce, avvelenamento dell'acqua negli impianti idrici. Strategie irresponsabili di stampo criminale eseguite da terroristi pagati dall’estero e diretti dai leader oppositori come Maria Corina Machado, Leopoldo Lopez, Enrique Capriles e sindaci trasgressori che cercano di mettere in ginocchio la stabilità venezuelana, incitando all’odio separatista con affermazioni che infondono astio per allontanare la pace fra i cittadini.

Secondo il politologo Orlando Labrador, i terroristi della CIA attualmente operativi in Venezuela e Ucraina hanno molto in comune: sono estremisti che ricevono e pagano dollari per infiltrarsi nelle proteste. In entrambi i casi i proventi economici arrivano dalla stessa fonte, l’unica differenza fra i due paesi è che in Venezuela una minoranza parla a nome della maggioranza e questo si traduce in un conflitto di difficile comprensione. Chi sono i veri responsabili di questi disordini? Sono l'Unione Europea, gli Stati Uniti, i loro alleati e complici infiltrati che ancora obbediscono alle vecchie tattiche di agire stravolgendo la verità, con dichiarazioni sulle presunte violazioni o attacchi contro gli oppositori.

Questi individui non fanno nemmeno parola sulle bombe molotov lanciate contro poliziotti, la presenza di paramilitari colombiani nei cortei di protesta, di cecchini appostati per uccidere il popolo e trasferire la responsabilità ai sostenitori di Maduro oltre che la distruzione della proprietà privata. I media che manipolano la notizia non commentano mai i benefici della rivoluzione bolivariana in sostegno dei poveri, forse sono il popolo rurale e la gente modesta (maggioranza) gli unici portavoce con una sincera opinione a favore del sistema ideologico che gli ha dato rispetto e visibilità. Essi credono tuttora in questa rivoluzione socialista che desta speranza in un continente che possiede quasi il 60% delle risorse naturali, energetiche, idriche e minerali dell’ intero pianeta. Il popolo nutre la volontà di seguire il processo di miglioramento di un sistema di governo che non è perfetto, ancora deve lottare per sradicare problemi evidenti a tutti come la corruzione, la delinquenza, la riattivazione economica e la rappacificazione nella lotta di classi. Gli Stati Uniti e l'Unione Europea non perdonano Chavez né, logicamente, Nicolas Maduro dal momentoche il Venezuela si è affacciato sullo scenario mondiale come un interlocutore credibile, con cui confrontarsi ed agire sinergicamente, sui temi della sovranità nazionale, dell’autodeterminazione politica, dell’iniziativa commerciale, del multipolarismo geopolitico, con tutte quelle potenze “non allineate” al sistema Occidentale dell’Asia, dell’Eurasia, del Medio oriente, dell'Africa, comprendendo anche il cono sud del continente americano, in cui ancora si fanno sentire pesantemente l’ingerenza e i malumori statunitensi.

La gente che preferisce il chavismo è ancora molta a discapito di quello che vogliono far credere le élite capitaliste; abitano nei centri urbani, villaggi rurali e zone disagiate delle città, uomini e donne che non vengono mai interpellati dai network televisivi come FOX o CNN, forse perché non condividono affatto le maschere inattendibili ed arroganti, poco congeniali con la tolleranza, indossate dai leader e promotori dei disordini, individui che puntualmente puntano le loro armi verso la nazione di Bolivar.

Oggi si può constatare che i precursori del sistema socialista non ambiscono a sostituire la propria cultura con l’assimilazione al life style consumistico di Gringoland basato sui giocattoli, la moda, la superficialità e la deculturizzazione che lesiona l’identità dei popoli. Solo pochi paesi in Latino America hanno progredito nello sradicare la povertà: Ecuador, Bolivia, Uruguay e Venezuela. L’opposizione cerca di prendere posto nelle platee internazionali per dirigere l’interpretazione del problema, unitamente al corpo diplomatico americano (ancora una volta scacciato da Caracas con misure di urgenza dallo stesso presidente Maduro che ha motivato l’espulsione come ingerenza straniera negli affari nazionali). La borghesia postcoloniale dovrà attendere molto tempo, prima di poter afferrare il potere nella nazione di Bolivar, territorio di una bellezza mozzafiato, molto ricco e con tante contraddizioni. Al di là del suo debito estero, la svalutazione, ed altre circostanze del tutto superabili, il Venezuela continuerà ad essere il mitico El Dorado degli avventurieri foranei verso il nuovo mondo.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.219) 1 aprile 2014 19:16

    ma chi ha scritto articolo a provato a vivere in venezuela forse dovrebbe provare forse potrebbe capire la vera faccia del chavismo

  • Di (---.---.---.67) 1 aprile 2014 23:14

    Molto interessante. Se la stampa è come quella italiana allora non c’è da stupirsi. Se la paura verso gli americani colpisce tutta l’Europa non c’è da stupirsi della grande disinformazione sull’argomento del blocco euro-americano.

  • Di (---.---.---.31) 2 aprile 2014 01:55

    Peccato non sono un giornalista, in questi momenti si scrive la storia in Venezuela e forse nei nuovi equilibri mondiali, ma se ancora credete che chi si proclama di sinistra voglia il benessere del popolo vi sbagliate, è solo la peggior ipocrisia, non dico solo per i falsogni nostrani di sinistra in parlamento e nei sindacati con vitalizi ed entrate a sei cifre mentre l’Italia sprofonda, che falsi, ma per le migliaia di denunce in Venezuela sui grandissimi patrimoni accumulati dai vari familiari e prestanomi dei chavisti, a cominciare dallo sfarzo sfacciato delle figlie di Chavez anche quando lui era in vita, molte volte fotografate a fare shopping e altro in terra del supposto “nemico” imperialista (a NY, Miami, ecc.), mentre in casa il padre predicava al povero popolo venezuelano che lui lo stava salvando, in un decennio di ingressi derivati dal petroleo ai massimi storici, per finire com’è oggi nel disastro; che popoli pazienti e creduloni quelli italiano e venezuelano, chi perché manca di una base di informazione, chi perché non ha il coraggio o non vuole riflettere. Chavez inoltre avrebbe spostato prima di morire, più del 90% delle riserve auree e di fondi del “popolo venezuelano” fisicamente all’Avana, forse temendo come intuiva che il Bravo Pueblo venezolano avrebbe impedito col suo sangue, l’espansione al resto dell’america latina l’oscurantismo corrotto castro-comunista, e quindi rinforzare cuba con la ricchezza di chi come me è nato in quella terra di “libertadores”; quindi già lo sapete, andate a finanziarvi il vostro inchiostro insanguinato con la nostra ricchezza venezolana rubata in cuba, ce ne sarà per un bel po’ ...In memoria del nostro concittadino italovenezuelano Roberto Annese, assassinato dalla corrotta repressione castro-madurista alcuni giorni fa a Maracaibo. Scrivete di lui, corrotti, falsi.

  • Di (---.---.---.1) 2 aprile 2014 02:03

    Se nella parte dell articolo che parla dell eccessiva invadenza e pressione degli Stati Uniti si può essere d accordo...nella parte che si osanna il chavismo e il socialismo del XXI secolo quasi definendolo il toccasana per il latino America ci sarebbe molto da ridire..in Venezuela ci ho vissuto un bel po’ e so di cosa parlo e inviterei anche molti giornalisti a farlo..


  • Di (---.---.---.83) 2 aprile 2014 03:53

    Io vivo in Venezuela e vorrei tanto che questi articoli si scrivessero da qui e non attraverso supposizioni o punti di vista personali che non hanno nulla a che vedere con la realtà che viviamo ogni giorno in questo paese. Questi articoli sono sterili, non danno apporto ad 

    una corretta informazione...quindi sono inutili.
  • Di (---.---.---.114) 2 aprile 2014 09:14

    Questa é disinformazione allo stato puro... inutile commentare.

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